InTheMusic: Babbutzi Orkestar, interview

Babbutzi Orkestar è un quintetto formato da beceri e beveroni. L’idea iniziale era quella di mettere insieme una piccola orchestra per degli amici che si sarebbero sposati. Ci tengono particolarmente a far suonare i loro dischi come fossero dei live e pilotare chi ascolta in una festa. “Pornopunk” è un disco dove hanno voluto sentirsi liberi di non rispettare una etichetta musicale precisa.

Band: Babbutzi Orkestar
Componenti: Gabriele Roccato, Ivan Lo Giusto, Luca Butturini, Andrea Migliarini, Marco Motta
Età: Di Primo Pelo
Città: Cinisello Bronx
Nazionalità: Vulvatzijana
Brani pubblicati: Tony Makkeroni, Sciu Sciu Le Praline, Mercedes, Pornoamore, Il Ballo di Cha Cha
Album pubblicati: Babbutzi Orkestar, Baro Shero, Vodka Polka & Vina, Tzuper, 5, Pornopunk
Periodo di attività: Dal 2007
Genere musicale: Balkan Sexy Music
Piattaforme:YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi sono i Babbutzi Orkestarc?

La Babbutzi Orkestar è formata da cinque beceri individui. Beceri e beveroni, ma senza dubbio molto belli e poco simpatici. Di base la banda è un quintetto formato da banalissimi strumenti musicali.

Com’è nata l’idea di creare questo gruppo?

La banda è nata un po’ per caso da un’idea di Gabriele Roccato (voce della banda) e del Prof. Bianchi (prima fisarmonicista della banda, poi fotografo, poi manager, oggi psichiatra della banda). L’idea era quella di mettere insieme una piccola orchestra per degli amici che si sarebbero sposati. Il matrimonio è avvenuto e l’orchestra ha presieduto i festeggiamenti. Da quella prima volta è partito tutto. E chi lo avrebbe mai immaginato.

Qual è il significato del vostro nome d’arte?

l nome “Babbutzi” è stato preso dal film “The Snatch”; “Orkestar” è come comunemente vengono chiamate le orchestre nei Balcani. Un vero e proprio significato è ancora da scoprire. Ci sono un paio di interpretazioni che abbiamo scovato nel corso degli anni: la prima dice voler dire “Ragazzini”; la seconda invece “Nonnini”. Come si dice, la verità sta sempre nel mezzo.

Se dovesse scegliere una band a cui vi ispirate, chi sarebbe?

È una domanda a cui non c’è una risposta. O meglio ce ne sarebbero molte, in quanto ascoltiamo tanti generi e bande molto distanti tra loro, musicalmente parlando. Per cui possiamo dire che quello che ascoltiamo ci ispira. Ma non ci ispiriamo a un artista o banda particolare. In Pornopunk questo si sente.

Nati nel lontano 2007: quali momenti vi hanno portato fin qui?

Dal 2007 a oggi la storia è molto lunga e di momenti ce ne sono stati veramente tanti. I più importanti ma anche i più difficili sono sicuramente i cambi di formazione. Quando qualcuno/a si allontanava dalla banda per prendere nuove strade era sicuramente molto triste per chi invece rimaneva. Però ne siamo sempre emersi più energici di prima e soprattutto con nuove energie e idee che arrivavano dai nuovi membri che andavano a coprire i posti vacanti nell’ensemble.

E invece, come descrivereste la vostra musica?

La nostra musica è molto legata alla dimensione live. Ovvero, noi cerchiamo di mettere nel lavoro in studio la stessa energia che trasmettiamo dal palco. Quindi ci teniamo particolarmente a far suonare i nostri dischi come fossero dei live e pilotare chi ascolta in una festa. In Pornopunk abbiamo cercato di farla emergere ancora di più questa peculiarità, proponendo un viaggio attraverso un mix di vari generi musicali che si incontrano in uno stile musicale unico e nuovo. La musica è poi accompagnata da testi che parlano di amore, festa, bellezza, tormenti, nostalgia e ancora festa!

“Pornopunk” è il vostro nuovo album. Qual è la storia di questo progetto?

Pornopunk è un disco per noi estremo. Ovvero è un disco dove abbiamo osato portare molti stili diversi per crearne uno unico. Un disco dove abbiamo voluto sentirci liberi di non rispettare una etichetta musicale precisa, ma spaziare, girare, sperimentare, provare per poi trovare. Trovare quello che ci faceva stare bene. Da questo il titolo: Punk come libertà e “no regole”; Porno come estremizzazione del concetto di “punk” e quindi di libertà.

Cosa vuole raccontare l’album?

L’album vuole raccontare semplicemente che è importante essere sé stessi e seguire quello che ci sentiamo di fare. Senza etichette. Le etichette creano le categorie. Le categorie creano a loro volta barriere.

Avete programmi per il futuro?

In questo momento la priorità è tornare a cavalcare palchi. Per il dopo si vedrà. Intanto iniziamo a riportare la Balkan Sexy Music nel suo habitat naturale.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Si! State Punk, state Babbutzi!

Babbutzi Orkestar for Siloud

Instagram: @babbutziorkestar
Facebook:@BabbutziOrkestar
YouTube: Babbutzi Orkestar

Credits: Conza Press

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