InTheMusic: Bad Aim, interview

Bad Aim è un punto d’incontro tra una voce malinconica e una produzione ritmata ed imprevedibile, un duo che nasce con l’intento di sperimentare e osare: il loro motore è l’irrefrenabile voglia di portare qualcosa di fresco. “God Complex” è il loro nuovo brano, nato da esperienze personali poco felici.

Band: Bad Aim
Componenti: Benedetta Raina, Xgosh!
Età: 20, 25
Città: Milano, Roma
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: God Complex, Roy Sullivan
Periodo di attività: dal 2021
Genere musicale: Electro-pop
Piattaforme: Spotify, Apple Music, Soundcloud, YouTube, Tidal, Deezer, Amazon music, iTunes Store
PH Marta mattone, EDIT Filippo Assin

Chi si nasconde dietro Bad Aim?

Bad Aim è un punto d’incontro tra una voce malinconica e una produzione ritmata ed imprevedibile, un duo che nasce con l’intento di sperimentare e osare: il nostro motore è l’irrefrenabile voglia di portare qualcosa di fresco.

Quando avete deciso di diventare un duo?

A gennaio di quest’anno ci siamo trovati su Instagram e abbiamo capito di essere un match perfetto: voce e produzioni sembravano fatte per stare insieme ed esplodevano in qualcosa che suonava inedito ad entrambi. Quello che era nato come un side-project, uno sfogo per sperimentare, è poi cresciuto dentro di noi con ambizioni più grandi: così sono ufficialmente nati i “Bad Aim”.

E cosa vuol dire il vostro pseudonimo “Bad Aim”?

Bad Aim” tradotto in italiano letterale significa “brutta mira”, è un nome che ci rispecchia molto perché con la nostra musica miriamo a sonorità che strizzano l’occhio ad un gusto ben più internazionale rispetto a quello che è al momento la tendenza “indie-cantautorale” italiana. Puntiamo a qualcosa che non va prettamente di moda, un sound ibrido e non facilmente collocabile in una nicchia. La tentazione di buttarsi nei trend è sempre allettante, ma noi ci siamo formati promettendoci di rimanere sempre fedeli alla sperimentazione e ai nostri gusti.

Cosa vi differenzia dagli altri duo con cui condividete la scena musica attuale?

Unendo i gusti di ognuno, nella nostra musica, prendiamo elementi di sonorità lontane e dimenticate come la shoegaze, il dream-pop e il trip-hop e le contrapponiamo ad altre quasi futuristiche: glitch-core, hyperpop e PC Music. Il tutto alternando in maniera repentina italiano ed inglese all’interno dei nostri testi, qualcosa che qua in Italia è pressoché inedito.

C’è qualcuno a cui vi ispirate per la vostra musica?

Due nomi che non possiamo fare a meno di nominare sono i Crystal Castles e i 100 Gecs, che come noi collaborano sotto forma di duo ed esplorano sonorità veramente simili. Il weirdcore e il glitchcore sono “estetiche” molto ricorrenti nella nostra musica, soprattutto nei brani che stanno per arrivare.

E invece, con quali parole descrivereste il vostro sound?

Strano, imprevedibile ma fedele a sé stesso. Ci piace pensare che chi ci ascolta sappia esattamente cosa aspettarsi ma rimanga comunque stupito alla fine di ogni ascolto. Quando vediamo degli ascoltatori spiazzati sappiamo di essere sulla strada giusta.

“God Complex” è il vostro nuovo brano: di cosa parla e com’è nato?

“God Complex” nasce da esperienze personali poco felici e cresce con l’intento di poter donare riscatto e forza di rialzarsi a chi la ascolta. Vogliamo interrompere e al contempo narrare le tipiche dinamiche narcisiste che portano chiunque sia stato vittima di una persona egoista a diventare carnefice di qualcun altro. Andando più nel particolare abbiamo preso ispirazione dall’impotenza che spesso si prova nell’industria musicale, dove non si è sempre padroni delle proprie scelte e si deve spesso andare in contro a quelle di altri.

Quanto vi è “costato” mettere insieme sonorità così diverse tra loro?

Tante ore su Discord a progettare, pensare, studiare la strada migliore da percorrere, che poi finisce sempre per rivelarsi quella più spontanea e personale. Abbiamo la fortuna di essere molto in sintonia sia per quanto riguarda le influenze musicali che quelle estetiche, ed è anche il motivo per cui ci siamo impegnati tanto per concretizzare Bad Aim nonostante tutte le difficoltà ad incontrarsi a causa della distanza.

Cosa progettate per il futuro?

C’è un EP praticamente chiuso, siamo solo alla ricerca di una realtà interessata al nostro progetto. La strada indipendente è bella per cominciare ma poi il supporto di una label diventa fondamentale, è proprio quello che stiamo cercando per le nostre future uscite.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Vogliamo ringraziarli per essersi interessati a Bad Aim e ricordargli di condividere “God Complex” per spargere una brezza internazionale e farla italiana. Un grazie speciale anche alla redazione Siloud!

Bad Aim for Siloud

Instagram: @badaimusic
Facebook: @bad4im
YouTube: Bad Aim Topic

Credits: Benedetta Raina, Giuseppe Ferraro, Matteo Amarù (Mix & Master), Filippo Assini (Artwork e Art Direction), Marta Mattone (Fotografia)

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