Secondo Muriel essere una cantante emergente nel 2021 non è facile, è un periodo storico estremamente particolare per chiunque. La musica per lei è una medicina, la sua psicologa le ha permesso di capirsi, accettarsi, perdonarsi. Il suo nuovo singolo si intitola “Gios3”.
Nome: Muriel Cognome: Bassi In arte: Muriel Età: 24 Città: Milano, Roma Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Korova, Gios3 Periodo di attività: dal 2021 Genere musicale: pop urban Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Amazon Music

Chi è Muriel nella vita di tutti i giorni?
Ventiquattrenne da poco più di due settimane, attualmente vivo tra Roma e Milano (più a Roma che a Milano). Torno in Italia dopo diversi anni all’estero, precisamente a Londra, dove ho studiato moda ed iniziato la mia carriera lavorativa, e ad Ibiza, isola del cuore in cui ho sviluppato l’amore per il clubbing e la figura della disc-jockey. Nella vita, ora, finalmente, faccio musica, mantenendomi con lavori capaci di adattarsi alla mia ambizione e dunque di non limitarla. Vi ho messo diverso tempo a capire chi fossi e quale fosse quella cosa capace di rendermi felice. Ho imboccato diverse strade sbagliate prima di trovare quella giusta e ci sta, anche se il tempo è denaro.
Come è avvenuta la scelta del tuo nome d’arte?
Mi chiamo Muriel, nella vita e nella musica. È un nome di origine celtiche utilizzato spesso dai repubblicani e vuol dire “luce del mare/mare luminoso”. I miei genitori lo scelsero anche per questo, oltre che per il suo significato. Avevano molto a cuore la questione della guerra di indipendenza del nord Irlanda (sono stata perfino pensata e concepita in quei luoghi). Sento dunque da sempre la necessità di brillare, di portare luminosità dove il buio governa e cerco di farlo con il mio temperamento e con le mie canzoni. Non vi era nome più adatto se non il mio.
Quando hai scoperto la musica e quando lei ha scoperto te?
Sono figlia di un chitarrista controtendenza. Cresco tra palchi, dischi storici e strumenti musicali. La mia prima “canzone” la scrissi a soli tre anni, per gioco, improvvisando; mio padre ebbe la prontezza di registrarmi, ancora oggi posso ascoltarla. Poi una rock band durante la scuola media ed infine la tanto temuta adolescenza. Dimentico chi sono, mi circondo di persone e situazioni sbagliate; rompo i legami con la mia famiglia e scappo per l’estero. Dopo diversi anni la musica viene a cercarmi, mi porta a casa, mi salva. È la mia medicina, la mia psicologa, mi ha permesso di capirmi, accettarmi, perdonarmi. Sono migliore grazie a lei. A volte penso a come sarebbe stato se non mi fossi persa, forse sarei già avanti con la mia carriera musicale perché diciamolo, iniziare a scrivere a ventidue anni non è facile, ma mi rendo conto che non sarei la persona che sono oggi. Sono fiera di me, di aver commesso errori e di aver rimediato a tutti quanti.
Quali sono le tue principali influenze musicali ?
Sono stata contaminata da una moltitudine di stili musicali differenti tra loro. Cresco con il trip hop dei Portishead, il rock dei Beatles e dei Pogues, l’alternative rock dei dEUS e dei Radiohead. Imparo a suonare la chitarra con gli AC/DC, i Ramones, i Clash. E poi Fossati, Battiato e la scuola di cantautorato italiano. Durante l’adolescenza mi appassiono alla musica elettronica, al clubbing e nel contempo al rap ( italiano e non ) degli inizi duemila sino ad arrivare a quello di oggi, ad i suoi sottogeneri come la trap e la drill. Le prime bravate sulle note di Noyz ed il TruceKlan, come dimenticarle ?
Come si è evoluto il tuo percorso nella musica negli anni e quali sono stati gli step più importanti che ti hanno portata ad essere quella che sei oggi?
Sicuramente, il primo grande step verso la mia attuale dimensione musicale è stato il passaggio dalla lingua inglese a quella italiana. Tutt’altro che facile, inizialmente questa maggiore libertà di espressione, dettata dal cambiamento linguistico, mi ha travolta come un fiume in piena. Vomitavo parole senza pause, avevo l’incessante bisogno di sfogarmi e riempivo i miei testi sino a farli esplodere. Urlavo. Poi, col tempo, ho imparato a studiare le melodie, a giocare con la mia voce, ad apprezzare il silenzio. E scrivo sempre per necessità, ma con un’impulsività paradossalmente più controllata, capace di dare respiro a ciò che dico e soprattutto a selezionarlo. Anche gli argomenti sono cambiati. Prima ero arrabbiata, solo ed unicamente, ora sto iniziando anche a divertirmi cantando, non solo a curarmici e questo lo devo alla rottura con il mio passato, che per troppo tempo è riuscito a sporcarmi le giornate di nero. Scrivendo mi sono capita, perdonata, ho messo un punto, ed ho iniziato a vivere meglio. Ora per me la musica non è solo una confidente con cui gridare, è anche un’amica con cui scherzare ed un amante a cui dedicare parole d’amore. Ahimè al momento non avete granché da paragonare, sono usciti solo due delle decine di singoli che ho in cantiere. Spero possiate conoscere presto tutti gli altri.
Come definiresti il tuo stile?
Parlo di una musica che in parte avete sentito ma che comunque per la maggiore dovete ancora scoprire. Come ogni artista, emergente e non, sono in una fase di crescita continua, perché dai, non si è mai arrivati. Eppure ho le idee chiare, estremamente chiare. Voglio vivere, suonare, scrivere senza pormi limiti, in quanto atto creativo glielo devo, ma questo non significa che non sappia chi sono, tutt’altro. Conosco me, la mia voglia di sperimentare, e dunque mi definisco per ciò che sono attualmente e non per ciò che sarò. E chiaramente mi sembra scontato dire che per quanto libera, mi senta più legata ad alcuni generi, più ispirata da terminati artisti piuttosto che altri. E sarà sempre così, perché qui si tratta di identità a livello musicale ed una volta trovata, raramente cambia, ma la mia contiene mille sfaccettature e voglio dare la possibilità di esprimersi ad ognuna di loro. In un futuro prossimo sentirete una Muriel un po’ più grande, un po’ più sicura, un po’ più solida. Sonorità sempre elettroniche, ma di certo più aggressive rispetto a ciò a cui vi ho abituati. E poi ? Poi ho in serbo qualcosa di speciale.
Il tuo nuovo singolo si intitola “Gios3”. Cosa puoi dirci di più?
GIOS3, ovvero giostre, quelle da cui i bambini non vogliono mai scendere. Fabrizio più di due anni fa se ne uscì con una cosa del tipo “tu ed io non siamo quelli da una giostra e via, noi il lunapark lo facciamo tutto ancora, ancora e ancora”. Aveva visto in me una persona che ancora non sapevo di essere. E dunque ho sentito il bisogno di regalargli una canzone, ma una canzone diversa dalle altre, una canzone speciale. Non è facile per me scrivere un pezzo d’amore, d’amore sano, positivo, dico. Noi artisti, come in generale le persone, siamo tendenti al dramma. Relazioni tormentate, tossiche, sono il motivo per cui scriviamo e ciò in cui la gente spesso inciampa, mettendo in secondo piano cose e persone in grado di migliorar loro la vita, di rendergliela stabile. Vado controcorrente e propongo un amore semplice ma non banale, felice nelle sue mille difficoltà, compresa quella della distanza dovuta alle ambizioni di ognuno dei due.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sto lavorando a dei progetti da presentare poi a realtà capaci di render loro giustizia. Al momento sono estremamente felice della mia crescita a livello musicale e personale, la ritrovo dentro le mie nuove produzioni. Tuttavia non potrò mai ritenermi soddisfatta, perché nella vita non si arriva mai, si può sempre e solo migliorare. Essere una cantante emergente nel 2021 non penso sia facile, è un periodo storico estremamente particolare per chiunque. Tutto comunque sembra proseguire secondo i piani, ma sono pronta ad improvvisare dato che alla vita ed alla musica i piani non piacciono proprio.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Beh, prima di tutto grazie per avermi dedicato il vostro tempo, per avermi letta. In secondo luogo, abbiate fiducia nel mondo, nelle persone, nell’amore, perché ciò che ci circonda non è poi così male. Come nelle relazioni, spesso è più facile legarsi al drammatico, lasciando finire in secondo piano tutto ciò che è positivo. Ma la vita é un’occasione, quindi sfruttatela nel migliore dei modi. Siate curiosi, curiosi di conoscere, di conoscervi. Siate la migliore espressione di voi stessi, perché non esiste una seconda possibilità. Siamo ciò che siamo una volta sola, quella dopo chi lo sa.
Muriel for Siloud
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