InTheMusic: Elton Novara, interview

Elton Novara è un chitarrista, prima di tutto e sopra a tutto. Scavando un poco si trova un insegnante di musica di 32 anni fanatico di pizza e vecchi videogiochi di Sonic, indagando ancora per farsi del male c’è un ragazzino di 15 anni che prova a scrivere le prime canzoni con una chitarra elettrica prestata, senza amplificatore. Dal suo amore per i Queen ed Elio e le Storie Tese, Elton ha trovato il coraggio di dedicarsi alla musica e oggi è tornato con il nuovo singolo “Termina qui”.

Nome: Elton
In arte: Elton Novara
Età: 32
Città: Milano
Nazionalità: Italiana, Cilena, Tedesca
Brani pubblicati: Occhi Blu, Pizzapatatini, Stringamani, Termina Qui
Album pubblicati:  Lei Ha Perso il Contatto con la Realtà
Periodo di attività: dal 2014
Genere musicale: Electropop
Piattaforme: Spotify, Youtube, Tidal, Amazon Music, iTunes, Deezer, Apple Music

Chi c’è dietro Elton Novara?

Un chitarrista, prima di tutto e sopra a tutto. Scavando un poco si trova un insegnante di musica di 32 anni fanatico di pizza e vecchi videogiochi di Sonic, indagando ancora per farsi del male c’è un ragazzino di 15 anni che prova a scrivere le prime canzoni con una chitarra elettrica prestata, senza amplificatore. Sono nato a Milano, che abito ed amo profondamente.

Elton Novara è il tuo vero nome o un nome d’arte?

Da bambino ho abitato in un poco raccomandabile paesino di periferia, in Via Novara al numero 27. Quando a 21 anni ho deciso di fare un concerto tra amici in cui proporre alcune delle centinaia di canzoni che avevo scritto, per cui prevedevo un futuro da repertorio in una qualche band di cui sarei stato il chitarrista, talmente mi vergognavo di stare davanti al microfono che mi inventai l’alter-ego da balera “Elton Novara”, in omaggio al domicilio d’infanzia, nelle intenzioni solo per quella sera. Dieci anni dopo, eccoci qua.

Come è nata la tua passione per la musica e quando, poi, hai cominciato a studiarla?

Il rock classico, a partire dai Deep Purple e i Led Zeppelin, erano la grande passione di mia madre; sono cresciuto con il suono di chitarra di Ritchie Blackmore come se fosse un colore, un odore familiare. Suonando la chitarra altro non volevo fare, suppongo, che impressionarla per convincerla a non andare via. Ho poi cominciato a suonare la chitarra classica a 8 anni, seguendo il vecchio e putrescente adagio secondo il quale “si comincia con la classica, l’elettrica mah insomma poi si vede”. Dopo anni a suonare benino una riduzione del Carnevale di Venezia di Paganini, senza entusiasmo alcuno, a 15 anni mi sono fatto prestare una chitarra elettrica dall’allora ragazzino di mia sorella. La mia vita si è ribaltata come la proverbiale cotoletta in padella.

Quali sono le tue principali influenze musicali?

Da bambino ero fanatico dei Queen, in modo quasi patologico, così come lo sono poi stato per il resto della mia vita dei The Who; Pete Townshend è il mio artista preferito in assoluto, lo ritengo, artisticamente, un vero e proprio padre. Il mio modo di stare sul palco è lui al 90%, e non penso avrei mai anche solo pensato di scrivere una canzone se non fosse stato per lui. Nel mio chitarrismo da piede sulla spia, quando ancora mi concedo qualche assolo, ci sono soprattutto Cesareo e Ritchie Blackmore. Scherzo sempre sul fatto di fare musica con forti influenze elettroniche e chitarre sofisticate quando le uniche band che ascolto sono i Kiss e i Van Halen, tuttavia oltre ai The Who le mie band preferite sono i Primal Scream e The Stone Roses, da cui ho sempre “rubato” tantissimo; inoltre Prince è un mio eroe personale e vado matto per i Blur.
Elio e le Storie Tese sono poi il mio vero e proprio spirito guida, anche se la loro influenza, nonostante una vulgata comune, in tutto sta tranne che nei miei testi. Da loro ho preso il coraggio di buttare sempre il cuore oltre all’ostacolo, la franchezza della scrittura, la cultura del lavoro e la voglia di fare sempre tutto al massimo delle proprie possibilità, e soprattutto la necessità di cercare sempre di dire qualcosa che faccia girare le teste nella propria direzione.

Sei un allievo di Cesareo di Elio e le Storie Tese e il tuo percorso, nel tempo, si è evoluto molto. Quali sono stati i tuoi momenti più importanti fino ad oggi nella musica?

Se non fosse per Cesareo, non so cosa sarebbe artisticamente di me oggi; è stato sempre per me un esempio erculeo di enorme etica professionale, mi ha sempre spronato a lavorare come un mulo, credo più che altro involontariamente. L’incontro col Civas, quindi, è una pietra di volta del mio percorso. Passare 4 anni della mia vita in tour con i The Van Houtens, poi, è stata la mia sliding door umana e professionale; se Alan Rossi non avesse creduto in me ora sarei un essere umano profondamente diverso, sicuramente molto più contrito, certamente represso. Suonare coi TVH su dei palchi giganteschi in tutta Italia mi ha permesso di essere e scoprire me stesso al 120%, nel bene e nel male, e di diventare un musicista a tempo pieno; l’esperienza e la visibilità data da questi tour mi ha infatti proiettato nel mondo del turnismo live, la mia attività preferita in assoluto.

Quali sono i caratteri principali delle tue produzioni?

Sono estremamente attento al testo, ho una forte esigenza di essere chiaro ed esplicito in un modo brutalmente sarcastico, in un modo che spesso viene frainteso per umorismo. Da pischello volevo a tutti i costi mettere la chitarra elettrica ovunque, avevo iniziato con quello che era in toto un suono “vintage” perché ai tempi tutti in provincia suonavano con la doppia cassa e il drop D e a me dava il vomito, era un po’ il “sound Gallarate” che ancora adesso sopravvive in qualche anfratto; mi dava paradossalmente sicurezza avere un sound molto fuori moda. Presto è cominciata la mia passione per il campionamento, il “maltrattamento” della voce, i beat elettronici e le tastiere dal suono liquido. Quel genio di Marco Ulcigrai (Il Triangolo, I Ministri, Vasco Brondi) ha capito perfettamente che cosa volessi fare ed ha prodotto per me un album che da respiro a tutti questi miei impulsi. La mia musica è una sorta di pop elettronico groovosa con dei testi neri come il carbone. AH!

“Termina qui” è il titolo del tuo nuovo singolo. Come è nato e in che senso rappresenta la fine della carriera di Elton Novara?

Ho scritto TQ qualche anno fa quando, esausto e frustrato dall’incapacità di trovare una direzione al mio progetto e vedendo il mio primo, minuscolo pubblico diventare sempre più minuscolo, non trovavo stimoli per uscire di casa ed eseguire lo show acustico che avevo in calendario per la sera. Per spronarmi decisi di scrivere ed eseguire dal vivo qualche ora dopo una canzone del tutto nuova, da zero, così da obbligarmi a trovare delle energie. Dentro avevo solo pece ed amarezza, così è nata Termina Qui. In quel momento di crisi non avevo santi a cui votarmi, così avevo scritto a Rodrigo D’Erasmo (Afterhours), che mi aveva “scoperto” mentre suonavo al Circolone di Legnano qualche settimana prima. Egli mi rispose con una mail confortante ed estremamente umana, rincuorante e vicina, e mi fece sentire meno solo. A lui devo molto per quanto concerne la mia decisione di non ritirarmi, non a caso è il dedicando della canzone. Ulteriore stimolo mi venne dato dall’annuncio dello scioglimento di Elio e le Storie Tese, un evento che mi colpì e coinvolse molto a livello emotivo. Proprio Elio, alla fine di una leggendaria versione di “Pipppero” di 20 minuti, in un famoso concerto del 1992, diceva “e termina qui, pensate. Un finale inquietante per un concerto inquietante”. Da tempo ripetevo ossessivamente questa frase come una sorta di auto-tormentone, mi sembrò solo naturale usarla come leit-motif.

Come, questo brano, si relaziona con le tue produzioni passate?

Come una violenta frattura. TQ è la fine dell’Elton Novara ultrapop di “Occhi Blu” che cerca la battuta ed ammicca dal palcoscenico mentre suona un riff di chitarra, e l’esordio di un trentenne solo e psicotico ossessionato dal Gin, che galleggia in ondate di voci filtrate e batterie distorte, trascinandosi da un locale notturno all’altro.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?  

Sarò in tour con la mia band per ORGASMATOUR (prodotto da Tube Music Italy), la mia seconda esperienza nazionale dopo il tour in solitaria con Auroro Borealo, prima che diventasse famoso; presenteremo il mio primo vero album, ELTON NOVARA, in uscita per Manita Dischi ed Hukapan, con degli show lunghi ed elaborati ma, soprattutto, spregiudicatissimi. NON FAREMO PRIGIONIERI. Al momento non riesco a vedere nulla nel mio futuro che non stia stare sul palco con una Stratocaster.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Venite a vedere ORGASMATOUR, vi offro una pizza!!

Elton Novara for Siloud

Instagram: @elton_novara
Facebook: @elton.novara
YouTube: Elton Novara

Credits: Homerun Promotion

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