Simone Paladini è un normale ragazzo paranoico che viene da una periferia romana poco conosciuta, ha 27 anni e fa il tatuatore da 6 anni. Il suo ultimo singolo si intitola “Luce di Plastica” e a distanza di anni dall’ultimo progetto si sento completamente cambiato, prova nuove sensazioni che lo hanno portato a ripartire quasi come se fosse da zero ma con un po’ di esperienza in più.
Nome: Simone Cognome: Paladini In arte: Simone Paladini Età: 27 Città: Roma Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Greta, Luce Di Plastica Periodo di attività: dal 2010 Genere musicale: Pop, Cantautorato Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music

Chi è Simone Paladini?
Sono un normale ragazzo paranoico che viene da una periferia romana poco conosciuta, ho 27 anni e faccio il tatuatore da 6 anni. Mi sono avvicinato al mondo dei tatuaggi nel momento in cui si è sciolto il duo “Influenze Negative” di cui ero componente. Mi ha sempre appassionato il disegno, allora ho detto proviamo; mi è andata bene a quanto pare.
Come mai hai deciso di mantenere il tuo vero nome per il tuo progetto artistico?
Venendo dal mondo del rap anche io avevo uno “street name”, era Neemia. Con questo nuovo progetto, però, ho deciso di dare una svolta e di ricominciare cercando di essere me stesso fino in fondo, per questo ho deciso di partire proprio dal nome.
Come è nata la tua passione per la musica e come l’hai coltivata nel tempo?
Alle scuole medie ho iniziato a scrivere i primi testi imbarazzanti. Sembra scontato, ma da buon ex rapper con la tuta extra large e SnapBack rigirato ero innamorato di Eminem, era un idolo da emulare. Ricordo che a 14 anni andavo a casa di un amico e registravamo con il microfono delle cuffiette le “canzoni” scritte sui banchi di scuola.
Quali sono le tue principali influenze artistiche?
In quanto ad ascolti in generale non saprei, spazio da Lucio Dalla a Skrillex, dipende da come mi sveglio. Cesare Cremonini mi ha aperto un mondo, a lui devo veramente molto, è stato un mentore.
Qual è il tuo percorso nella musica fino ad oggi e in che modo, nel tempo, si è fatto influenzare dai tuoi ascolti musicali?
Partito dal rap underground, per poi “addolcirmi” con la musica di Influenze negative. Dopo la fine del gruppo, sei anni fa, ho provato a tornare alle origini per poi accorgermi che quel mondo ormai non mi apparteneva più.
Come definiresti il tuo stile?
Non saprei come definirmi, con il tempo mi sono reso conto che quello che scrivo sono pezzi della mia vita. Spesso involontariamente mi ritrovo a parlare di qualcuno/a che poi gira e rigira sono sempre io. É un po’ come nei sogni: le persone che sogniamo sono parti del nostro subconscio.
Ad un certo punto ti sei ritrovato bloccato ad affrontare te stesso ed è così che è nato “Luce di plastica”, il tuo nuovo singolo. Ci dici di più?
“Luce Di Plastica” è nata nel primo lockdown: l’ansia mi accompagnava in quelle giornate ridondanti, cercavo rifugio sulla tastiera che avevo comprato circa un anno prima. Fortunatamente avevo deciso di iniziare a studiare pianoforte, quindi nella chiusura mi sono ritrovato con qualche accordo a memoria, passavo ore seduto lì davanti guardando fuori dalla finestra, suonando e stonando un po’ di musica con tasti bianchi e neri. Poi ho trovato un giro di note…che mi ha illuminato (l’intro del brano). La prima cosa che mi è venuta in mente suonando quella melodia era un momento silenzioso, magico, lontano dai pensieri negativi che mi assillavano, la voglia di uscire e respirare aria pulita, libero dalla mia angoscia quotidiana: mi ha portato in una spiaggia d’ estate, di notte, dove la luna si riflette nell’ acqua ed insieme alle stelle illumina il cielo. A quel punto mi sono lasciato ispirare dalle immagini che proiettava la mia mente. Vivevo la mia vita sempre di corsa, come se non avessi mai del tempo da dedicare a me stesso o agli altri, non mi ero mai soffermato veramente ad osservare. Quel momento preciso, tuttavia, è stato così naturale e realistico che, pur non essendo fisicamente davvero in quella spiaggia, riuscivo a sentire la sabbia che mi scivolava tra le dita. “Luce Di Plastica” è la voglia di evadere, di vivere veramente… e non di pensare a come farlo.
Questo brano segna anche l’inizio di un tuo nuovo percorso: perché?
Nella vita si cambia in continuazione, anche in pochissimo tempo: a distanza di anni dall’ultimo progetto mi sento completamente cambiato, ho nuovi bisogni, provo nuove sensazioni che mi hanno portato a ripartire quasi come se fosse da zero ma con un po’ di esperienza in più. Sento di essere cresciuto ed evoluto, sia a livello musicale che artistico.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Ho tantissime canzoni pronte ma non ho un piano ben preciso, scrivo il percorso giorno per giorno.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Le persone come me sono sommerse di cose da fare, anche quando sono sdraiate a letto. Il mondo non ha tempo per soffermarsi sui particolari, la superficialità regna sovrana. Se non abbiamo tempo, o il coraggio di fermarci ad ascoltare noi stessi è normale… evidentemente lo evitiamo perché ci fa paura. Tornare ad ascoltare musica, davvero, potrebbe essere un buon primo passo per tirare giù dal trono quella superficialità incoronata.
Simone Paladini for Siloud
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