Pio Bagordo, in arte Rewind, ha 23 anni e viene da un paesino in provincia di Taranto; Federico Martelli, in arte Addict., ha 23 anni ed è nato e cresciuto a Milano. Entrambi sono due giovani artisti che stanno collezionando già grandi numeri. Hanno da poco rilasciato l’EP “Wish I could call you mine”, un progetto nato perché volevano mettere insieme alcune canzoni che sentivano collegate.
Artisti: Federico Martelli, Angelo Pio Bagordo
In arte: Addict., Rewind
Età: 23
Città: Milano (MI), Montemesola (TA)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: I met you at the station, Done fighting, Don’t hurt me, Love, Hate
Album pubblicati: Wish I could call you mine (che comprende: Summertime (With You) ft. LosingLucid, I Dream Too Much, Have you ever been in love?, Tokyo
Periodo di attività: dal 2019
Genere musicale: Lo-Fi Pop, Indie-Pop, Lo-Fi Indie, Alternative
Piattaforme: Spotify, Apple Music, Youtube, Soundcloud, Amazon Music, Deezer, ecc.

Ciao ragazzi, prima di tutto diteci qualcosa in più su di voi!
Rewind: Ciao ragazzi! Mi chiamo Angelo Pio Bagordo, in arte Rewind. Ho 23 anni e vengo da Montemesola, un paesino di 3.000 anime in provincia di Taranto. Attualmente lavoro in un piccolo ufficio di un’azienda, ma sfrutto tutto il tempo libero a disposizione per poter far musica. È una cosa che mi libera e mi fa star bene.
Addict.: Ciao! Mi chiamo Federico Martelli, in arte Addict. Ho 23 anni e sono nato e cresciuto a Milano. Mi sono appena laureato in Sound Design allo IED e insegno come maestro di sci a Courmayeur da ormai tre anni. Ho sempre fatto musica fin da quando ero in prima liceo. Da quattro anni lavoro per il Dj e produttore Matteo Ceccarini, per cui realizzo produzioni per sfilate di moda. Ad oggi ho prodotto più di 40 tracce per Armani e altri marchi come Biagiotti, Genny e Byblos.
Quando vi siete avvicinati alla musica e cosa vi ha spinti ad intraprendere un progetto artistico tutto vostro?
Rewind: Per me far musica è sempre stato un modo per distinguermi: ad esempio, quando iniziai a suonare il pianoforte alle scuole medie, ero l’unico ragazzo; non so perché tutti pensavano fosse uno strumento da donne, ma non mi importava. Mi piacevano le vibes date dal suono, dai tasti, dalle corde. Mi divertiva suonarlo. Mi divertiva soprattutto essere diverso, il “ragazzo che suona il pianoforte”. In un paesino di poche persone al sud (purtroppo), i pregiudizi esistono ancora. Dopo qualche anno, ho iniziato l’approccio da autodidatta (lo sono ancora) con i vari programmini di produzione musicale producendo per amici e colleghi come “Idem”, “La Zeta” ed altri rapper/artisti nella mia zona, ma dopo un po’ ho sentito il bisogno di non voler essere più “il produttore di…” ma una figura artistica a sé stante. Volevo essere il direttore artistico di me stesso, volevo poter far musica senza dover preoccuparmi di cosa stessi facendo. Così un anno fa ho intrapreso il progetto artistico “Rewind”.
Addict: Ho sempre amato la musica, fin da quando ero ragazzino, mi bastava mettermi le cuffiette e il mondo si fermava. Mi sono avvicinato a questo mondo prima come dj, mi divertivo a mixare i brani che ascoltavo. Infatti, ho passato tutto il liceo a suonare insieme a un mio amico in molti locali a Milano come i Magazzini Generali, l’Hollywood, il Limelight e a varie feste private. Nel frattempo, ho sempre prodotto da autodidatta fino ad arrivare all’università, quando invece ho approfondito gli studi musicali e durante quel percorso, nel 2019, ho deciso di aprire il mio progetto artistico personale “Addict.” per dare un senso alle mie produzioni e iniziare a pubblicare canzoni per essere ascoltato da un pubblico.
Qual è il significato del vostro nome d’arte?
Rewind: Il mio nome d’arte è nato qualche anno fa. Dato che sono un grande ascoltatore di musica di tutti i generi, del cinema, fotografia e moda, ho sempre cercato di dare un senso artistico ai miei prodotti che racchiudesse un po’ tutto quello che può essere l’arte. Più creavo, più mi accorgevo che i suoni, i colori, le tecniche che usavo sembrava venissero direttamente dall’epoca che ora chiamiamo “vintage”. Poi mi sono accorto che questa è una cosa che è SEMPRE accaduta nella storia, come se qualcuno ogni tanto premesse il tasto “REWIND” e portasse in auge colori, mode, e suoni che magari erano tendenza (o nicchia) 20-30 anni fa. In più amo il vintage. Quindi ho scelto Rewind per questo.
Addict.: Il mio nome deriva dal fatto che sono sempre stato innamorato e dipendente dall’arte. Quando dovevo decidere quale fosse il nome d’arte più adatto a me, ho iniziato a pensare a tutto quello che poteva definirmi come artista senza scollegarsi troppo da quello che sono. Così ho pensato: cosa mi piace? Qual è la cosa che mi fa stare bene? Qual è il mio pensiero? Allora le ho pensato: l’arte è ciò che muove il mio mondo. L’arte è la cosa per la quale voglio vivere, la quale muove ciò che ho dentro! Ho scelto Addict. proprio per questo motivo.
Quali sono le vostre principali influenze musicali?
Rewind: Le nostre influenze musicali variano dalla Lo-Fi all’ Hip-Hop, dall’RnB al rock. Siamo entrambi grandi ascoltatori ed estimatori di musica. Personalmente ho iniziato a produrre musica rap ma ultimamente sono in fissa con la roba Chill, Low-key. Ho iniziato a suonare la chitarra e me ne sono innamorato; quindi, ultimamente la prediligo sulle mie produzioni.
Addict.: Io invece ho sempre amato la musica del passato e ho sempre preso spunto dagli artisti che amo. Ho iniziato con produzioni più house, poi mi sono spostato verso la Lo-Fi fino ad arrivare a produzioni più pop.
Siete due giovani artisti che state collezionando già grandi numeri. Quali sono stati i momenti più importanti del vostro percorso nella musica fino ad oggi e in cosa si caratterizza, rispettivamente, il vostro stile?
Rewind: Abbiamo fatto il primo grande passo pubblicando il nostro primo singolo insieme: “I met you at the station”. La canzone è stata pubblicata subito su vari YT channel che trattano musica Lo-Fi/Pop come Thebootlegboy (il più grande al mondo, con 4.5Mln di iscritti). Di lì è stata un’escalation di piccole soddisfazioni, che ci ha permesso di raggiungere quota 1.000.000 di streaming su Spotify su quella traccia dopo appena tre mesi. È stato un sogno che si è avverato, anche piuttosto in fretta. Di lì abbiamo continuato, in un modo o nell’altro a produrre insieme, aiutarci e supportarci. Il mio stile in realtà non è ben definito, mi piace prendere suoni, trasformarli, posizionarli in modo che ogni singolo particolare venga risaltato. Personalmente il mio stile è più Hip-Hop o Jazzy, mi piace dare Groove non scontati e amo far esplodere i drop dei ritornelli: è sempre stata una mia caratteristica sin da quando producevo rap.
Addict.: Dopo aver iniziato a cantare nelle mie produzioni ho cambiato il modo di fare musica, perché da quel momento ho capito come la linea melodica della voce possa cambiare radicalmente una traccia. In ogni mio brano, infatti, cerco di dare sempre quel tocco personale e quella “vibe” che infatti caratterizza ogni mia traccia. È importante, secondo me, dato che la nostra musica non è collocabile in un genere ben definito, abbia quella personalità che ci differenzi dagli altri.
Avete da poco rilasciato un EP insieme: “Wish I could call you mine”. Come nasce questo progetto?
Addict.: Il progetto è nato perché volevamo racchiudere in un unico EP alcune canzoni che sentivamo collegate, sia per quanto riguarda la produzione, sia per quanto riguarda i testi. L’EP presenta un componente che si ripete in tutte e quattro le tracce: l’ukulele.
Rewind: Lo stesso ha dato delle sfumature sognanti, estive e malinconiche al progetto, che “racconta” di un amore estivo mai scoccato, della sensazione di non essere abbastanza per qualcuno, della tristezza e la voglia di sfuggire ad essa andando via, lasciandosi tutto alle spalle come raccontiamo in Tokyo.
Come avete lavorato alla sua produzione?
Addict.: La produzione, la scelta degli strumenti e dei testi è stato quasi un flusso di coscienza. Più producevamo e scrivevamo più ci rendevamo conto che stavamo creando delle tracce con un’anima, un filo artistico che le collegava. Così abbiamo deciso di inserire alcune chicche nelle produzioni come strumenti, suoni e particolari sound design che potessero raccontare qualcosa. Ad esempio, in Tokyo abbiamo aggiunto la pioggia con un particolare effetto per dare un mood delineato alla traccia, per far sì che l’ascoltatore potesse immergersi all’interno.
Rewind: Materialmente produciamo a distanza in quanto viviamo in due parti d’Italia differenti, ma questo non ci ha mai fermato, anzi. Alcune tracce le abbiamo chiuse o prodotte a Milano, altre in call. La prima traccia l’abbiamo realizzata con un rapper di Tucson, AZ che ha dato una sfumatura hip-hop alla traccia.
Abbiamo una curiosità. Facendo un passo indietro, quando avete deciso di unire i vostri progetti artistici e in che modo credete che questi si uniscano in un qualcosa di unico?
Addict.: Abbiamo deciso di unire i nostri progetti quando ci siamo resi conto che i nostri stili, in un certo modo, riuscivano a completarsi. Siamo due persone profondamente diverse, così nella vita coì come nella musica. Iniziavamo a notare i primi supporti, i primi fans che volevano più tracce insieme.
Rewind: Davamo alla gente qualcosa di unico e ci piaceva farlo. Due nostre canzoni, I met you at the station e Done Fighting hanno rispettivamente più di 2.700.000 e 1.000.000 di streamings, le altre volano dai 200.000 ai 700.000 e ci sarà un motivo. Cosi ci siam detti “Potremmo provare a lavorare insieme” ma mantenendo le nostre entità artistiche e i nostri stili separati. Così è nato il progetto Addict. e Rewind.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Addict.: Personalmente non ci diamo progetti a breve termine. Per ora stiamo cercando di fare più musica possibile: abbiamo voglia di dimostrare, abbiamo voglia di far sentire alla gente di cosa siamo capaci. Siamo sicuri che con le nostre prossime tracce Vi sorprenderanno.
Rewind: La cosa che vorrei affrontare tra qualche tempo è lasciare casa mia per andare a Milano. Abbiamo sempre pensato che far musica h24 insieme, dal vivo, sarebbe la vera svolta. Stiamo lavorando in quel senso, cercando di accumulare engagement, idee, musica, e svilupparla per creare un progetto solido sulla quale si può pensare di costruire una bella carriera. Abbiamo in ballo tracce dal grosso spessore artistico e non vediamo l’ora di pubblicarle.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
Inseguite i vostri sogni e le vostre passioni, SEMPRE. Noi l’abbiamo fatto e abbiamo trovato in noi stessi degli artisti con i quali poter esprimersi e dei grandi amici.
Preparatevi. Questo è stato solo un assaggio! Ci si divertirà parecchio, promesso. See you soon!
Addict. & Rewind for Siloud
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Credits: RC Waves