InTheMusic: Junerule, interview

Junerule nella vita di tutti giorni aiuta i suoi genitori in azienda, si sveglia ogni mattina con una voglia incredibile di far musica e, quando finisce di lavorare, si dedica completamente alla sua passione. Gli piace riempire le giornate ascoltando tracce nuove, producendo, mixando in console. “I Don’t Wanna Love You” e “Fahrenheit”, le mie due ultime produzioni, si differenziano dalle altre per la scelta del sound design.

Nome: Salvatore
Cognome: Nuzzi
In arte: Junerule
Età: 22
Città: Sant’Agata De’ Goti (BN)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Memories, Forever Mine, I Just Wanna Say, Alright
Periodo di attività: dal 2016
Genere musicale: Deep, Tropical, Pop House
Piattaforme: Apple Music, Spotify, Amazon Music, Deezer, Tidal, Beatport, ecc.

Chi è Junerule nella vita di tutti i giorni?

Junerule nella vita di tutti giorni aiuta i suoi genitori in azienda, si sveglia ogni mattina con una voglia incredibile di far musica e, quando finisce di lavorare, si dedica completamente alla sua passione. Gli piace riempire le giornate ascoltando tracce nuove, producendo, mixando in console.

Come sei passato da Salvatore a Junerule?

Prima di Junerule avevo un altro progetto: producevo Electro/Progressive House. Ero innamorato di quel genere, ma non lo sentivo propriamente “mio”; in quel periodo sentivo l’esigenza di comporre musica più calma, più introspettiva. La deep house era quello che meglio mi rappresentava e che volevo esprimere. Così nasce Junerule.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica e quando hai capito di volerne intraprendere una carriera?

Il mio primo ricordo legato alla musica? Mia madre che stira in compagnia di uno stereo. Nello stanzino di casa, custodiva un baule pieno di cassette anni ‘80, ‘90 e 2000. Ricordo che spesso mi ci intrufolavo e trascorrevo ore a provarle tutte. Si può dire che sia nato così il mio primo “mix”: mettevo in play una cassetta sullo stereo di mamma e un’altra sullo stereo che mi regalò nonna. Mi piaceva tanto farlo, avevo sempre più voglia di sperimentare. Così ho scoperto il mondo della produzione musicale. Sin da piccolissimo mi sentivo destinato a ciò.

Ho capito di voler “fare sul serio” alle superiori: in quel periodo sono iniziati ad arrivare i primi contratti discografici interessanti, support da dj internazionali e da stazioni radio. Allo stesso tempo, quasi tutte le settimane suonavo nella mia città. I miei amici, miei supporter dal giorno zero, e le persone per le quali suonavo che a fine serata mi ringraziavano per il bel momento trascorso erano laconferma che stessi facendo la cosa giusta, che questa fosse la mia strada.

Quali sono le tue principali ispirazioni e quali, invece, le tue maggiori influenze?

Al momento sto ascoltando tanta musica: Dennis Lloyd, Rufus Du Sol, Solomun, Spada, Zhu – parliamo, quindi, di una deep house miscelata a sonorità progressive/techno/pop.

Gli Swedish House Mafia, Avicii e Tiesto sono state le mie maggiori influenze, quelli che mi hanno spinto e motivato a continuare. Sono una spugna che accumula sensazioni da ciò che ascolta, ma, soprattutto, da quello che vive, sente e da ciò che lo circonda.

Sei producer e dj di musica della Electronic Dance Music, più nota come EDM. Come mai la scelta proprio di questo genere?

Ho prodotto e suonato tanti generi, per divertimento e curiosità. In questo momento ho capito che il genere che sento maggiormente vicino a me, è il deep/pop house. Ma questo non costituisce comunque un limite: sono felice di suonare/produrre quello che sento nel momento stesso in cui lo faccio. Questo per me è fondamentale: descrivere/concretizzare le sensazioni, le emozioni, l’atmosfera in suoni.

Come definiresti il tuo modo di fare musica e, soprattutto, in cosa pensi di essere unico?

La mia musica è libertà di espressione: provo a raccontare attraverso i suoni quello che non riesco con le parole. In accademia, una volta, un mio professore definì il mio genere come una deep house romantica/sdolcinata. Col senno di poi, forse aveva ragione.
Una caratteristica è sicuramente la semplicità degli accordi, non amo armonie molto complesse.

Ci parli delle tue produzioni più recenti e di come queste si relazionano con quelle passate?

“I Don’t Wanna Love You” e “Fahrenheit”, le mie due ultime produzioni, si differenziano dalle altre per la scelta del sound design. Nelle vecchie produzioni, ho usato più strumenti organici come piano, violini, chitarre; nelle nuove, invece, ho usato suoni più elettronici, creati con sintetizzatori virtuali. Il concept di base è sempre lo stesso, ma stavolta con un abitodiverso: più “moderno”, forse.

Tutto è cominciato quando avevi 12 anni e, da allora, una tua traccia è stata suonata anche da dj internazionali. Più in generale, quali sono stati i momenti più importanti del tuo percorso nella musica fino ad oggi?

Sicuramente i support sono stati parte importante di questo percorso. È bello pensare che dj internazionali e famosissimi, come David Guetta, hanno ascoltato e perfino suonato il mio disco. Definirla una bella sensazione è riduttivo.

Il primo milione di ascolti, raggiunto con “I Just Wanna Say”, è stato un altro traguardo che mi ha portato enormi soddisfazioni. Di recente, ho avuto la possibilità di esibirmi a Londra, per un dj set in un club/bar: è stata la prima volta in cui ho suonato all’estero. Non potrò mai dimenticarlo.

Quali sono i tuoi progetti a lungo termine?  

Mi piacerebbe portare Junerule in giro per il mondo, voglio suonare e creare un collegamento con le persone che mi ascoltano. Ho tanta musica nuova in cantiere, con artisti sparsi un po’ per tutto il globo, e non vedo l’ora di farvela ascoltare!

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Non accontentatevi delle scelte facili, delle certezze. Se c’è qualcosa che davvero vi piace nella vostra vita, combattete, rischiate e realizzate il vostro sogno. Grazie per la lettura e grazie a Siloud per avermi dato la possibilità di esprimermi.

Junerule for Siloud

Instagram: @junerulevibes
Facebook: @junerulemusic
YouTube: Junerule
Soundcloud: Junerule

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