Ciò che ha permesso a Marco Male di tirare fuori il meglio dal suo progetto Poket P*rno è stata la costante sensazione di non doversi preoccupare di ciò che sbagliava, dato che l’essere sbagliato era la definizione stessa del progetto. Da poco è uscito il suo ultimo album, “Tutti vogliono”, nato come conseguenza diretta di due fattori: il grande numero di strumentali composte in relativamente poco tempo e il nesso musicale che legava quelle che ha scelto per questo album.
Nome: Marco
Cognome: Male
In arte: Poket P*rno
Età: 23
Città: Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Università
Album pubblicati: Tutti Vogliono
Periodo di attività: dal 2021
Genere musicale: Alternative rock, Pop, Elettronica, Punk
Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, ecc.

Ciao Poket P*rno, è un piacere scambiare due chiacchiere insieme. La prima domanda che ci sorge automatica è: chi sei nella vita quotidiana?
Ciao ragazzi! Vivo in un paesino che si chiama San Giorgio su Legnano e si trova nella provincia di Milano. Ho compiuto 23 anni lo scorso 2 dicembre. Sono cresciuto e ho studiato qua in zona.
Attualmente lavoro in pizzeria la sera e la notte invece in uno dei magazzini dell’azienda di e-commerce più famosa al mondo, non faccio nomi. Nel tempo libero studio teoria della musica, produzione ed ingegneria del suono, scrivo canzoni per due progetti artistici paralleli, che mi appartengono e di cui gestisco anche la progettualità a 360 gradi. Infine, ascolto molti dischi, guardo serie tv e film e se mi resta del tempo leggo libri. Faccio anche altre cose ogni tanto, ma queste sono le cose più ricorrenti.
Il tuo è un nome d’arte alquanto bizzarro. Da cosa deriva?
Poket P*rno è la caricatura di una notissima marca di cioccolatini contenenti caffè, di cui neanche stavolta farò il nome. Il gioco è semplice ed allude all’odierna “tascabilità” della pornografia, in un mondo in cui persino a sei anni ormai è possibile avere uno smartphone. Da subito sono stato convinto da questo pseudonimo, in primo luogo perché trae spunto dalla mia esperienza diretta con la pornografia, sempre troppo facilmente accessibile nei momenti di noia (talmente tanto che persino la pornografia stessa è diventata noiosa), e in secondo luogo perché si sposa benissimo con la visione di un mondo in cui qualsiasi cosa è pensata per essere pornografica ed usata come se fosse pornografia, anche lontano dagli occhi degli altri se necessario.
L’idea mi è venuta riflettendo sulla scelta che avevo fatto ai tempi di adottare la caricatura del logo di Pornhub come logo del mio progetto rap parallelo Marco Male. Mi piace molto essere provocatorio.
In che modo ti sei avvicinato alla musica?
Ripensandoci, le prime esperienze che ho fatto della musica sono state logicamente tutte molto frivole (anche se genuinamente) essendo avvenute in età infantile.
Per elencare i primi 3 (verosimilmente parlando) di quelli che davvero posso dire essere ricordi, in quanto nitidi e quasi per niente confusi, sicuramente ci sono la volta che mio padre mi fece vedere la chitarra acustica a 12 corde che suonava all’età che ho io adesso, le mattine in cui mio fratello maggiore guardava Mtv e mi fece scoprire i Finley e i Dari e il corso di piano a cui mi iscrisse mio padre quando avevo 8 anni per farmi avvicinare alla musica (senza contare i racconti sugli artisti che hanno fatto la storia della sua adolescenza).
Questo, appunto, per parlare dei ricordi più nitidi, ma la realtà dei fatti è che la musica ha sempre condizionato la mia vita, sin da piccolo, impregnando il mio sb-conscio di suoni che solo ora tornano a galla uno alla volta permettendomi di razionalizzarli facendoli miei.
Riguardo alla mia decisione di avviare un percorso artistico invece è iniziato tutto più o meno quando avevo 12 anni e, anche se in miei tentativi iniziarono già un po’ prima, la vera bomba è scoppiata quando mio fratello mi ha fatto ascoltare i Blink182, che per un po’ di tempo per me sono stati un riferimento davvero molto costante.
Dalla tua musica ci ritornano alla mente sfumature di band come Sum41 e Blink 182. Quali sono gli artisti che hanno accompagnato la tua crescita e quali ti ispirano maggiormente?
Devo essere sincero, pur avendo conservato una certa simpatia per queste band, ho preso un po’ le distanze dal pop punk in quanto tale, non che non mi piaccia, è solo che l’ho conosciuto fin troppo quando lo ascoltavo da ragazzino e adesso non riesco più ad esserne attratto come un tempo. Sicuramente quando ho iniziato a fare musica con la mia prima band (facevamo punk rock/pop punk) i Green Day, i Blink 182, i Sum41 li ho ascoltati tutti parecchio, un po’ anche perché non avevo canali attraverso i quali scoprire musica nuova facilmente, anche se non nascondo che mi piacessero molto.
Quando avevo 16 anni poi il mio gruppo si è sciolto ed io iniziavo ad annoiarmi della musica che ascoltavo e ad incuriosirmi nei confronti del rap, che fino ad allora disdegnavo, un po’ per contrappormi alle persone che si disinteressavano da ciò di cui mi interessavo io. Inizialmente ho fatto fatica a farmi una cultura musicale da zero ma piano piano ho iniziato a scoprire e apprezzare i rapper Italiani più conosciuti tipo Mezzosangue, Salmo, Gemitaiz, Egreen e un po’ di altri. Quando ho scoperto Spotify le cose hanno preso una piega molto più drastica e ho iniziato a stufarmi in fretta delle cose perché ho anche iniziato a conoscerne molte di più e molto più velocemente. Il punto di non ritorno è stato quando ho iniziato ad ascoltare il rap americano e ho scoperto Vince Staples, Kendrick, A$AP Rocky, School Boy Q (giusto per fare alcuni nomi).
In questo nuovo periodo ho un po’ rinnegato i vecchi gusti musicali perché li trovavo un po’ banali. Ho poi iniziato a rimescolare le carte riascoltandomi i Nirvana e innamorandomene. Ho ricominciato a fare zapping scoprendo centinaia di dischi del genere, continuando ad ascoltare anche il rap, e aggiungendo anche una sezione elettronica, una pop e una jazz nella mia libreria musicale. Ora ascolto una quantità non misurabile di artisti e fare una lista sarebbe sicuramente riduttivo ma, fatta questa premessa, elenco comunque di seguito alcuni dei pilastri su cui si basa la mia ispirazione musicale:Nirvana, FIDLAR, The White Stripes, Kendrick Lamar, Vince Staples, Kanye West, Rihanna, Lady Gaga, Oliver Tree, Dominic Fike, Glass Animals, Justice, The Prodigy, Gesaffelstein, John Coltrane.
Vorremmo conoscere di più sul processo creativo con cui realizzi un tuo brano. Le strumentali vengono ideate e realizzate da te oppure hai un team in cui c’è un confronto continuo?
Strumentali interamente composte e registrate da me, in camera da letto. Ho fatto mixare e masterizzare il disco dallo stesso ingegnere del suono che si è occupato di Marco Male. Per il resto nessun altro ha partecipato alla sua realizzazione. Ho iniziato a scrivere ogni brano partendo dal rif portante di chitarra. Ho iniziato letteralmente registrando ogni rif che avevo abbozzato nelle note del telefono per poi costruire un arrangiamento partendo da ognuno di loro. I testi li ho scritti in separata sede dopo aver razionalizzato il concept che già era stata la musica stessa a suggerirmi.
Ho pensato prima alla musica perché all’inizio era tutto ciò che volevo fare. Non immaginavo neanche che avrei scritto dei testi su di essa, il progetto non esisteva. Ad ogni modo in futuro potrei seguire un ordine diverso, non lo escludo. Ancora più verosimilmente immagino che farò tutto un po’ più di pari passo, ora che ho una visione più d’insieme che mi permette di espandere in avanti la mia visione artistica.
Un aspetto complicato è riuscirti a collocare in uno scenario musicale, essendoci una contaminazione continua nelle tue produzioni. Come si potrebbe definire il tuo stile?
Vi dirò, questa cosa è la prima volta che trovo l’occasione per dirla: scrivendo questo progetto sono stato particolarmente attento ad una cosa, ovvero a farlo suonare meno italiano possibile, in modo che non venisse né etichettato come cantautorato né come un surrogato sintetico delle band dei ’90 né tanto meno come musica indie. Ma che fosse semplicemente percepita come musica degna (a livello contenutistico) di mimetizzarsi nel panorama estero senza essere l’imitazione di nulla.
Il mio indubbiamente è un progetto underground principalmente ispirato da Grunge, Garage Punk e Hard Rock/Blues e caratterizzato da una velata estetica elettronica che ritengo essere inconsciamente avvertita per via del determinato modo in cui sono stati composti e registrati i brani, caratteristica che sicuramente svilupperò nel futuro prossimo.
Da poco è uscito il tuo ultimo album, “Tutti vogliono”. Come nasce e a quale traccia sei più legato?
L’idea di fare un disco è stata la conseguenza diretta di due fattori: il grande numero di strumentali composte in relativamente poco tempo e il nesso musicale che legava quelle che ho scelto per questo album. Per due mesi e mezzo non ho fatto altro che dormire, mangiare e produrre. Non ho visto nessuno se non due o tre volte nel mezzo. È stato un periodo indescrivibilmente intenso. Stavo vedendo uno dei sogni di una vita avverarsi. La vita stessa in quel momento mi stava sorprendendo come quasi mai prima d’ora.
Il concept è venuto fuori riflettendo sui miei trascorsi sociali, lavorativi e legati all’industria musicale. Ho scelto di dare la precedenza al racconto dell’odio che spesso ho provato per le persone che non si fanno scrupoli a calpestare gli altri e anche verso quelle che credono che questa sia la strategia migliore per emergere. Tutto questo cercando di mostrare anche quanto io cerco di starne fuori più possibile.
La traccia a cui sono più legato è “W”, che sta per “vengo in pace” ma è anche l’iniziale della parola “war”. Parla del continuo bisogno di combattere per difendersi dagli attacchi diretti e indiretti degli altri, anche quando non se ne ha la minima voglia. È il primo pezzo del disco che ho scritto e trovo che rappresenti terribilmente bene una grande porzione del mio spettro emotivo.
In questo progetto, analizzandone la produzione, c’è qualcosa che giorno dopo giorno ha permesso di tirare fuori il meglio di Poket P*orno?
La magia di questo progetto è sempre stata la mancanza di aspettative. Quando ho iniziato a produrlo non avevo in programma di far nascere un progetto artistico nuovo né di pubblicare ciò che stavo facendo. È stato un fulmine a ciel sereno l’aver notato che ciò che stavo facendo risultasse più che dignitoso. L’obiettivo iniziale era solo di fare pratica e imparare a produrre musica direttamente, un po’ come achievement personale più che nell’ottica di potermi produrre da solo, perché allora ne sapevo davvero troppo poco per potermi già porre quell’obiettivo senza essere sopraffatto dalla paura di impazzire dietro ad uno scopo troppo ambizioso. Anzi, è stata dura inizialmente decidere di dare vita ad un progetto parallelo oltre a quello rap (Marco Male) ma mi ha intrigato molto sin da subito e ha originato un sacco di straordinarie conseguenze che mi hanno letteralmente stravolto la vita.
Riassumendo, ciò che mi ha fatto tirare fuori il meglio più facilmente è stata la costante sensazione di non dovermi preoccupare di ciò che sbagliavo, dato che l’essere sbagliato era la definizione stessa del progetto.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Senza dubbio continuare a fare musica e upgrade tecnici, continuando anche a studiare la musica, la produzione e l’ingegneria del suono. Nel futuro più prossimo sono molto determinato a farmi conoscere nei locali più underground di Milano, per inerirmi nella scena cominciando da qui la mia ascesa verso il grande pubblico. Per il resto mi piacerebbe molto andare a suonare un po’ in Inghilterra, più per vivere il vibe indipendente che si respira lì che per cercare successo.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Innanzitutto dico un grande grazie a voi per le belle domande che mi avete rivolto, cosa per niente scontata, oltre che per l’interesse dimostrato e vi faccio i complimenti per il format che ho apprezzato molto.
Ai vostri lettori invece consiglio, per quanto scontato, di seguirmi su Instagram, unicamente perché è l’unico modo di avere accesso a tutti i miei contenuti e alle info su live e release senza rischiare di perdersi niente.
Mi raccomando, andate a recuperare “Tutti Vogliono, la serie” su YouTube se ve la siete persa. Odiare è normale, ferire è sbagliato. Un abbraccio.
Poket P*rno for Siloud
Instagram: @poketp_rno
Facebook: @PoketPorno
YouTube: Poket P*rno
Intervista di Mario Castaldo
Credits: Astarte Agency