Dietro Oh!Pilot c’è Roberto Cicogna. Nato a Milano ma di base a Parigi, è un musicista a tempo pieno. Gli piace scrivere belle canzoni, vuole che le sue canzoni siano tutte belle. Ha da poco rilasciato il suo nuovo progetto, “Brace Brace”, un EP con tante sfaccettature.
Nome: Roberto
Cognome: Cicogna
In arte: Oh!Pilot
Età: 37 anni
Città: Parigi, Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Brace Brace - Lol Parade (Moon in Pisces)
Album pubblicati: Okness EP, Brace Brace EP
Periodo di attività: dal 2016
Genere musicale: Folk, Indie, Pop
Piattaforme: Spotify, Deezer, YouTube, Apple music

Chi è Oh!Pilot nella vita di tutti i giorni?
Mi chiamo Roberto, ho 37 anni. Sono nato a Milano, ma vivo a Parigi da dieci anni. Faccio il musicista a tempo pieno e ho fatto per anni il videomaker (che faccio tuttora, seppur mi sia concentrato ormai soprattutto sulla musica).
Perché questo nome d’arte?
All’inizio il mio era un duo. Insieme almo amico Colin Buffet (song writer e produttore) abbiamo cominciato ad esibirci nei bar come Co-pilots, poi é diventato un progetto solista ma ho voluto mantenere qualcosa nel nome che mi ricordasse come avevo cominciato questa esperienza: Oh! Pilot.
Come hai scoperto la tua passione per la musica e quando si è evoluta in una necessità artistica?
Ho sempre ascoltato musica fin da bambino. In macchina con i miei e mio fratello, mentre viaggiavamo, ascoltavamo colonna sonore di film come i Blues Brothers, o Forrest Gump. A me é sempre piaciuto cantare a squarcia gola, fin dalle elementari. Poi, innamorato dei Nirvana mi sono messo ad accompagnarmi con la chitarra e a cantare. Il piacere della scrittura l’ho sviluppato nei miei primi anni a Parigi, paradossalmente quando avevo deciso di concentrarmi più sui video. Poi in maniera del tutto inaspettata mi sono rimesso a suonare e a scrivere cose più personali.
Cosa ascolti di solito?
Ovviamente di tutto: i Nirvana mi hanno influenzato molto fin dal liceo, insieme alla scena Grunge degli anni ‘90. Poi ho riscoperto i Beatles. Mi ispiro molto ad entrambi. Un gruppo scoperto più tardi ma che seguo molto sono le Stealing Sheep, band di Liverpool. La musica italiana ho cominciato ad ascoltarla seriamente negli ultimi 5 o 6 anni. Adoro Paolo Conte, Lucio Battisti, Rino Gaetano e continuo a scoprirne di nuova.
Siamo curiosi di conoscere di più sul tuo percorso nella musica. Quali sono stati gli step fondamentali che ti hanno portato ad essere quello che sei oggi?
Ricordo distintamente di avere preso coscienza del piacere di cantare in pullman alle medie. Intonavamo Wonderwall degli Oasis, poi i miei compagni hanno smesso di cantare ed anno cominciato ad ascoltare solo me e la cosa mi fece piacere. Poi più tardi al liceo feci di tutto per avere una band, e poter suonare al concerto di fine anno. All’università é diventato tutto più serio. Avevo un gruppo rock. Cominciammo a provare regolarmente e a suonare parecchio ma non diventò ancora il mio mestiere. Fu a Parigi che ricominciai a suonare. Insieme al mio amico Colin Buffet incidemmo delle demo. Fu la prima volta che apprezzavo veramente qualcosa che avevo scritto, era folk perché a quel tempo avevo con me solo la chitarra acustica. Da li un susseguirsi di eventi sparsi. Nel 2018 suonai al Mi Ami, presentando il mio primo EP, « Okness », ed in seguito cominciai la mia collaborazione con Aaki Records, la label indipendente parigina con la quale ho fatto uscire questo ultimo EP, « Brace Brace ».
Con quali aggettivi descriveresti la tua musica e perché?
Ho molta difficoltà a spiegare la mia musica. Nel senso che mentre ci penso sento proprio la resistenza di tutto il mio essere concentrarsi nel cervello per evitare di farmi trovare le parole giuste. Diciamo che mi piace scrivere belle canzoni. Le mie canzoni devono essere tutte belle.
Hai da poco rilasciato il tuo nuovo EP “Brace Brace”. Come ci hai lavorato su?
Alcuni pezzi sono pezzi scritti o cominciati qualche anno fa, altri recentissimi. Ho registrato prima e dopo il primo loco down (non durante perché ero occupato a scrivere pezzi per un disco in italiano). Prima della pandemia ho registrato a Milano insieme a Lorenzo Cela che ha prodotto parte dei pezzi e poi ho collaborato con Raphael Léger per produrre gli altri pezzi a Parigi. Il tutto é stato mixato sapientemente da Colin Buffet, con il quale lavoro da sempre e che ha saputo rendere assolutamente naturale la commistione dei pezzi più recenti insieme a quelli più vecchi.
Cosa lega le varie produzioni di questo progetto e in che modo si relazionano con le tue release passate?
Sicuramente ci sono punti in comune con “Okness”, il mio primo EP, ma con “Brace Brace” ho lavorato in maniera completamente diversa. Ho coinvolto molti più musicisti nelle registrazioni, ho voluto creare un suono più da band che da solista. Ho preso molto tempo per capire che sound volevo. Per la prima volta ho cestinato delle canzoni interamente prodotte perché ritenevo non potessero rientrare nell’universo di “Brace Brace” e ne ho introdotte di nuove all’ultimo momento.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Il 18 novembre é uscito “Brace Brace”. Ho la promozione tra Italia e Francia (per ora) e sono venute fuori diverse date. Direi che la cosa più importante ora é dedicarsi alla musica dal vivo, preparare bene i concerti in vista di possibili tour. Ho scritto praticamente un album intero in italiano che mi piacerebbe finire entro il 2022 e al contempo devo pensare a scrivere nuovi pezzi in inglese e cimentarmi nel francese, che é la mia seconda lingua dopo l’italiano.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Correte ad ascoltare “Brace Brace”, è un EP con tante sfaccettature, divertente e triste, con pezzi lenti e pezzi ballerini. Non vedo l’ora di vedervi dal vivo.
Oh!Pilot for Siloud
Instagram: @ohpilot Facebook: @OhPilotFolk Soundcloud: @ohpilotfolk YouTube: Oh!Pilot Credits: Elliefant press