InTheMusic: Gabriella Martinelli, interview

Il percorso di Gabriella Martinelli è iniziato in Puglia, dove poi ha anche intrapreso i suoi studi musicali al Conservatorio. Ha fatto molta strada fino ad oggi: ha pubblicato due dischi da indipendente, ha partecipato a Sanremo nella categoria giovani; durante il lockdown ha trascorso lunghe giornate in studio a cercare il mondo. Ha scritto il suo nuovo disco sperimentando il più possibile con il sound e la scrittura, senza porsi limiti. Il suo nuovo album si chiama “Tutto daccapo” e racconta le sue moltitudini.

Nome: Gabriella
Cognome: Martinelli
In arte: Gabriella Martinelli
Città: Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Dove vivi tu, Il gigante d’acciaio, Esseri sottili
Album pubblicati: Ricordati di essere felici, La pancia è un cervello col buco, Tutto daccapo
Periodo di attività: dal 2012
Genere musicale: Pop, Rock
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.
Foto di Enrico Luoni

Chi è Gabriella Martinelli nella vita di tutti i giorni?

Ciao! Mi chiamo Gabriella, sono nata a Roma e sono cresciuta in Puglia, terra meravigliosa dove è iniziato il mio percorso fatto di sogni e sacrifici. Ho intrapreso i miei studi musicali al Conservatorio Paisiello di Taranto.Ho vissuto un periodo da busker in giro per il mondo. Ho dormito dappertutto, ho imparato a difendermi, ho conosciuto persone assurde e occhi che sono poi diventati protagonisti delle mie storie. Ho pubblicato due dischi da indipendente, ho partecipato a Sanremo nella categoria giovani con un brano che si chiama “Il gigante d’acciaio”. Durante il lockdown ho trascorso lunghe giornate in studio a cercare il mondo. Ho scritto il mio nuovo disco sperimentando il più possibile con il sound e la scrittura, senza pormi limiti. Il mio nuovo album si chiama “Tutto daccapo” e racconta le mie moltitudini.

Come mai hai deciso di far coincidere il tuo vero nome e quello artistico?

Non ho mai trovato un nome artistico che mi rappresentasse più del nome anagrafico. La Gabriella di tutti i giorni assomiglia moltissimo alla Gabriella che sale sul palco, definirmi in modo diverso sarebbe una forzatura.

Quando hai scoperto la tua passione per la musica?

Da ragazzina mia mamma mi portò ad un concerto di Pierangelo Bertoli, un cantautore dei suoi tempi. Quel concerto fu qualcosa di straordinario: mi arrivò dritto al cuore lo sguardo di un uomo semplice, la voce potente di un artista diretto, sincero. Le sue canzoni erano poesie raccontate con l’onestà di chi ha tanto da dire. Alla fine del concerto, io che parlavo sempre molto poco ed ero una ragazza ribelle, mi girai verso la mia mamma e le dissi “vorrei imparare anch’io a parlare così alla gente”. 

Dopo non molto lei mi regalò una chitarra, e quel pomeriggio nel negozio di musica del centro non lo dimenticherò mai. Non avevamo soldi, ma mi comprò la chitarra migliore che ci fosse e mi disse “non permettere a nessuno di dirti che non ce la puoi fare”. Le canzoni sono diventate la mia macchina del tempo, ho capito che possono regalarmi un’opportunità come quella di rinascere continuamente in una seconda, una terza, una quarta vita. C’ho preso gusto e oggi non posso più farne a meno.

Sono molteplici le influenze musicali che si incontrano nel tuo progetto artistico. Quali sono le principali?

Sono onnivora. I miei ascolti spaziano dal pop al rock, dalla soul music all’indie. Ho sempre amato gli artisti in continua evoluzione, tra i miei preferiti David Bowie, Lucio Dalla, St. Vincent.

Questo credo si rifletta nelle cose che scrivo e nella scelta del sound. Sono perennemente alla ricerca di visioni inusuali nella scrittura, così come nell’approccio alle cose, ragion per cui i miei progetti spesso suonano crossover senza una chiara definizione di genere. Non amo le classificazioni ma sicuramente l’attitudine che mi assomiglia di più ha a che fare con il rock.

Il tuo è un vero e proprio percorso nel settore musicale: dagli studi al conservatorio ai tanti anni di gavetta tra club, festival e teatri. Quali sono stati i momenti più importanti fino ad oggi?

Sicuramente fra le esperienze più importanti c’è Sanremo: palco incredibile, scale tremende, una giostra divertente, un’opportunità pazzesca. Sono orgogliosa di essere arrivata su quel palco con le mie sole forze (vincendo Area Sanremo) e con un brano in cui credevo e ancora oggi credo moltissimo, “Il gigante d’acciaio”, un inno di speranza, un invito a non rimanere in silenzio e a non dimenticare le proprie origini.

Un altro progetto bellissimo a cui ho preso parte e che mi ha dato molto si chiama “Come to my home”, improntato sull’improvvisazione e la condivisione con artisti provenienti da tutto il mondo, nato in Africa e che mi ha portato in giro per il mondo. E poi ci sono i concerti, la parte del mio lavoro che amo di più.

In cosa si caratterizza il tuo modo di fare musica?

Le mie canzoni difficilmente si assomigliano tra di loro e questo mi diverte molto. Scrivo spesso cercando di andare oltre quello che è già stato. Non sempre ci riesco, a volte torno indietro, cancello, riscrivo. Sono fatta di moltitudini, siamo tutti fatti di tanti colori che si incontrano su una stessa tela e trovo sia bellissimo.

Le parole e le immagini sono il mio punto forte. Scrivo spesso con la chitarra, a volte al piano, mi è successo anche di partire da pulsazioni ritmiche. I finestrini dei treni sono le mie scrivanie preferite.

Il tuo ultimo progetto si intitola “Tutto daccapo” e racconta di baci e promesse, di viaggi e rinascita, di quadri e bug mediatici. Come nasce?

“Tutto daccapo” nasce in pandemia. Durante il lockdown mi sono rimboccata le maniche cercando di dare vita a qualcosa di nuovo. Ho iniziato a dipingere e la pittura ha ispirato moltissimo anche la mia scrittura. Come dite voi, “Tutto daccapo” racconta di baci sotto la pioggia di Parigi, di promesse, di bug mediatici, di una generazione precaria di cui io stessa sono figlia. Un mondo fatto di idee e di immagini a colori, dal sapore estivo e il sound coinvolgente. Il disco è stato prodotto da Simone Privitera e Danusk (Daniele Autore). Le tracce “Pesci” e “Tutto daccapo” sono state arrangiate insieme a Paolo Mazziotti, “Dove vivi tu” è stata prodotta da Marco Barusso. Il progetto vede collaborazioni per me preziose come quella con Erica Mou nella traccia “Un’altra carezza” e l’incontro con Erriquez della Bandabardò con cui ho scritto “Si può essere felici”.

Qual è il filo conduttore tra le varie tracce e, più in generale, in che relazione questo album si pone con le tue produzioni passate?

Le tracce hanno in comune un tono positivo, suonano come un viaggio da intraprendere senza farsi troppe domande. Questo disco, rispetto ai miei precedenti, è sicuramente il risultato di un lavoro di ricerca e di consapevolezza maggiore. Sono le canzoni della mia rinascita, da ascoltare a volume alto in qualsiasi momento del giorno e della notte.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Spero di suonare il disco in giro il più possibile, per ora questo ha la priorità su tutto. Lo presento con due appuntamenti speciali a dicembre, partirò poi con il tour in primavera.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Grazie per avermi dedicato un po’ del vostro tempo. Ascoltate “Tutto daccapo” a volume altissimo e se vi piace condividete a palla!

Gabriella Martinelli for Siloud

Instagram: @gabriellamartinelliofficial
Facebook: @GabriellaMartinelliOfficial
YouTube: GabriellaMartinelliOfficial
Twitter@LaMartinelli_

Credits: Big Time press

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