Andrea Caracciolo, in arte Kabo, ha 31 anni e vive in provincia di Milano. Nella vita, attualmente, scrive canzoni e realizza contenuti audiovisivi per lavoro. È molto apprezzato per l’originalità, per la sincerità e per la ricercatezza dei suoi testi. “Coleotteri” è il suo nuovo singolo, fatto di un romanticismo estremo e tossico in bilico tra speranza e sconfitta.
Nome: Andrea
Cognome: Caracciolo
In arte: Andrea Kabo
Età: 31
Città: Legnano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: La Zingara, La Ragazza di Vetro, Diorami, Coleotteri
Album pubblicati: Post-it, Maschere Nude, Soli Notturni, Diorami, Troquet
Periodo di attività: dal 2008
Genere musicale: Rap, Cantautorato
Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, Deezer

Chi è Kabo?
Mi chiamo Andrea Caracciolo, ho 31 anni e vivo a Legnano, in provincia di Milano. Nella vita, attualmente, scrivo canzoni e realizzo contenuti audiovisivi per lavoro, sono un filmmaker nonostante in passato abbia fatto mille lavori differenti. Lavoro per esigenza, scrivo per necessità.
Che legame ha il tuo nome d’arte con il tuo vero nome?
Il mio nome nasce da un verso che scrissi diversi anni fa. Cito: “Mi chiamo Kabo, perché sto chiuso in un vo(cabo)lario”. La lettera K donava carattere! Chiaramente il mio nome fa riferimento alla mia attitudine nei confronti della scrittura. Penso non sia malaccio, ho sentito nomi peggiori!
Quando hai scoperto la musica e quando hai deciso di farne più di una passione?
La passione per la musica nasce da ragazzino, ascoltando i dischi di mio padre. Il rap, quando ho iniziato io, era difficile farselo insegnare da qualcuno, quindi posso affermare di essere un autore autodidatta anche se successivamente mi sono interessato, in maniera molto basilare, alla teoria musicale e allo studio della chitarra acustica.
Tra le tue influenze maggiori ci sono il rap e il cantautorato, due generi molto differenti ma allo stesso tempo con molto in comune. Quali sono gli artisti a cui ti ispiri?
Ascolto molta black music (soprattutto hip hop) e molta musica d’autore passata e contemporanea. Ogni tanto mi dedico alla classica, anche se la conosco davvero poco. Woodkid, Black Keys, Paolo Nutini, Baustelle, Dylan, Cohen, De Andrè, Guccini, Mannarino, Caparezza, Kendirck Lamar, Nas, Yelawolf, Eminem, ecc.. sono solo alcuni degli artisti che più ammiro e che più influenzano la mia produzione.
Sei molto apprezzato per l’originalità, per la sincerità e per la ricercatezza dei tuoi testi. Come descriveresti la tua musica e su quali aspetti hai lavorato per renderla unica?
Scrivo per reale necessità e spinta interiore, quindi solitamente non mi soffermo molto sulla genesi e sulla collocazione di quello che creo. Sicuramente posso dire che mi piacerebbe molto che la mia musica sia realmente utile a chi ascolta, questo mi renderebbe realizzato. Un aspetto che non trascuro mai è la sincerità. Mi interessa scrivere di realtà, sporcarmi le mani tra i bassifondi dell’animo umano, dare voce a chi non ne ha.
“Coleotteri” è il tuo nuovo singolo, fatto di un romanticismo estremo e tossico in bilico tra speranza e sconfitta. Come nasce?
Nasce dall’esigenza di raccontare varie parti di storie vere, legate a persone a me care. Un amore così incondizionato ed estremo è un esempio per tutti. Il contesto in cui è inserito, al contrario, è una maledizione. È lo ying e lo yang, l’amore e la violenza. Ho imparato molto da questa storia e ho pensato che potesse interessare altri oltre a me. Inoltre, adoro le storie terribilmente comuni e snobbate dal mondo, mi piace riportarle in vita e diffonderle. Come puoi non scrivere nulla su un amore così tragico, reale e romantico? Aldilà di tutti i motivi, non puoi non farlo.
Come hai lavorato al sound di questo brano e in che modo è legato alle tue precedenti uscite?
La strumentale è prodotta da Dj Fastcut, pilastro del rap old school a livello nazionale. Solitamente non scrivo spesso su sound così ‘attempati’, ma quando capita mi sento subito a casa. Da ragazzino ho iniziato a scrivere calcando questi suoni e quando ci ritorno, soprattutto in casi come questo dove il beat è pura poesia, mi diverto tantissimo.
Prima di salutarci, vorremmo conoscere ancora qualcosa sul tuo percorso nella musica. Quali sono stati i momenti più importanti della tua carriera artistica?
Il momento che reputo più importante è la fondazione del mio primo gruppo, nel 2011. Eravamo tutti affiatati ed affamati, si respirava hip hop e la musica era tutto. Proseguendo, sicuramente la collaborazione con Dj Myke nel 2015, con Big Fish nel 2017 e l’arrivo alle finali del premio De Andrè nel 2018.
Quali programmi hai per il futuro?
Qualche singolo prodotto insieme a Davide (alone.nowhere) da qui all’arrivo dell’estate e successivamente la pubblicazione di un nuovo progetto discografico.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Siete molto coraggiosi ad ascoltare i miei sproloqui senza fare uso di alcool e droghe. Vi amo!
Kabo for Siloud
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