Il progetto BIAS nasce nel 2021 attraverso un canale YouTube su cui inizialmente caricava dei remix di brani che gli piacciono, in una versione totalmente distorta rispetto all’originale. Ha sempre trovato affascinante il concetto di remix di una canzone. Il suo brano “Duemilaventi” è una fotografia ruvida e spontanea di un preciso momento storico, che ancora fatichiamo a comprendere.
Nome: Gian Luca
Cognome: Biasini
In Arte: Bias
Età: 39
Città: Imola (Bo)
Nazionalità: Italiana
Brani Pubblicati: Duemilaventi
Periodo Di Attività: Dal 2021
Genere Musicale: Indie, Alternative Pop, Alternative Rap, Elettronica
Piattaforme: Apple Music, Spotify, Amazon Music, Deezer, Tidal, Youtube

Chi è BIAS nella vita di tutti i giorni?
Mi chiamo Gian Luca, ho 39 anni e vivo a Imola con la mia compagna e un gatto di nome Chuck (all’anagrafe), ma noi lo chiamiamo diversamente a seconda della serie tv che guardiamo. Da un mesetto a questa parte collaboro con un’etichetta discografica indipendente, per la quale mi occupo prevalentemente di ufficio stampa e comunicazione. In una vita precedente (cioè fino a un mese fa, ma sembra già passato un secolo), sono stato un rappresentante di abbigliamento, ma come vi dicevo non ricordo granché.
Il tuo nome d’arte richiama anche la tua vera identità. Come mai hai scelto proprio “BIAS”?
Il progetto BIAS nasce nel 2021 attraverso un canale YouTube su cui inizialmente caricavo dei remix di brani che mi piacciono, in una versione totalmente distorta rispetto all’originale. Ho sempre trovato affascinante il concetto di remix di una canzone: a differenza della cover, il remix è una vera e propria reinterpretazione di un brano, uno stravolgimento che presuppone anche un certo coraggio, perché per essere convincente deve abbattere dei pregiudizi, soprattutto nel pubblico più purista. In psicologia il Bias cognitivo è la distorsione che la nostra mente crea nel valutare fatti e avvenimenti, partendo da una serie di esperienze e conoscenze personali. Se si parla di musica, come in questo caso, il Bias cognitivo potrebbe essere la distorsione che si crea nel valutare una nuova versione di un brano.
Ti sei avvicinato alla musica da molto piccolo e da quel giorno non hai più smesso. Cosa ti lega a questo mondo e quando hai voluto farne più di una passione?
L’amore per la musica me l’ha trasmesso mio padre inizialmente, suonando la chitarra e mandandomi a lezione di pianoforte. Sottolineo il termine “amore” perché dopo più di 30 anni che studio e scrivo musica, non si può più parlare di semplice passione.
Hai ascoltato e suonato ogni genere, ma hai sempre avuto un forte orientamento per il punk e per il rap. Quali sono i tuoi maggiori riferimenti?
Per quanto riguarda il Punk l’ho ascoltato in tutte le sue sfumature e derive, con una preferenza per il Post e per l’Hardcore. In 3 band ti direi: Joy Division, Propagandhi, Poison The Well. Per quanto riguarda il Rap sto su quello italiano: Fabri Fibra, Neffa, Pufuleti.
Il tuo stile è una continua contaminazione: prende spunti da ogni genere, li riadatta e li mette insieme in un unico prodotto musicale. Come definiresti ciò che fai?
Non saprei definirlo, né definirmi. Perciò lascio volentieri il compito ai giornalisti.
Il tuo ultimo singolo si intitola “Duemilaventi”. È un brano molto particolare, a metà tra il racconto e la denuncia. Perché hai deciso di trattare tematiche così sensibili e, allo stesso tempo, sentite?
Ho scritto il testo di Duemilaventi in pieno lockdown. So che può sembrare di denuncia, ma non è nato con quella finalità. È una fotografia ruvida e spontanea di un preciso momento storico, che ancora fatichiamo a comprendere e forse non comprenderemo mai, ma che ci ha profondamente cambiati e ha per sempre cambiato le nostre vite.
Come nasce questo brano in termini di sound e come hai lavorato alla sua produzione?
La base musicale si regge su un loop di percussioni a cui ho aggiunto pochi elementi: cassa, rullante, basso e synth. Il sound è volutamente ripetitivo e credo (spero) di essere riuscito a rendere in musica quell’atmosfera di ansia e claustrofobia che ognuno di noi ha vissuto durante il lockdown. Allo stesso tempo il loop tribale di percussioni sottolinea la forza di Madre Natura nei confronti della nostra società, così fragile nonostante tutte le sue certezze scientifiche, e ci ricorda che l’evoluzione e il progresso possono arrestarsi in qualunque momento, annientati da un semplice e microscopico virus. P.S. Uno speciale ringraziamento a Matvei per aver mixato e masterizzato il mio brano. Senza il suo aiuto, probabilmente, non lo avrei nemmeno pubblicato
In realtà, “Duemilaventi” è il primo singolo ufficiale del progetto BIAS. Stai già lavorando a nuove tracce?
Sto ultimando diverse tracce nuove, che farò uscire un singolo alla volta, magari intervallate da qualche remix.
Quali programmi hai per il futuro?
Diciamo che ho il progetto e ho le canzoni, ma non ho un programma discografico strutturato. O almeno non ancora. Valuterò strada facendo.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Ascoltate il mio brano DUEMILAVENTI, ma non dagli smartphone e soprattutto senza risparmiare sul volume.
BIAS for Siloud
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