Dietro KGR c’è Gabriele, un ragazzo di 25 anni che sta provando con tutto sé stesso a vivere della propria musica. Verso i 14 anni si è appassionato a quello che poi si è rivelato il suo genere musicale: il rap. Rimase stregato da quella musica che parlava di ragazzi incazzati che vivevano le prime crisi adolescenziali, famiglie che cadevano a pezzi per via della crisi economica e di valori. Il suo nuovo singolo si intitola “Yuri Boyka /Trasparente”
Nome: Gabriele Cognome: Campione In arte: KGR Età: 25 Città: Palermo Nazionalità: Italiano Brani pubblicati: Yuri Boyka/Trasparente (Prod.Indigo e Jvalerix), Palermo Cyberpunk (Prod. Indigo), Peaky Blinders (Prod. Motogucci), Halleluja (Edito) Periodo di attività: dal 2012 Genere musicale: Rap, R&B Piattaforme: Spotify, Apple Music, Amazon Music, Genius

Chi è KGR nella vita di tutti i giorni?
KGR è un ragazzo di 25 anni che sta provando con tutto sé stesso a vivere della propria musica. Mi chiamo Gabriele, sono nato e cresciuto a Palermo con una parentesi di 4 anni a Bologna, per studi universitari interrotti bruscamente. Attualmente vivo a Palermo, e tra diverse difficoltà riesco comunque a sostentarmi e ad inseguire la mia ambizione.
Qual è il significato del tuo nome d’arte?
Karma Golden Rage, messo in acronimo. Kgr. Il mio primo nome era Karma MC, per poi diventare Golden Rage (Golden R-age, come la Golden age dell’hip hop alla quale mi sono sempre ispirato), infine, ho deciso di unire il passato e il presente per creare questo nome d’arte molto “aggressivo”.
Ti sei appassionato alla musica hip hop da piccolo. Come hai coltivato, nel tempo, questa tua passione?
Verso i 14 anni, uscivo con dei miei compagni di scuola, che già ascoltavano rap da tempo, scrivevo anche i primi testi. Rimasi stregato da quella musica che parlava con noi, ragazzi incazzati che vivevano le prime crisi adolescenziali, oltre che quelle più gravi dovute a delle famiglie che cadevano a pezzi per via della crisi economica e di valori. Da lì, ho iniziato ad ascoltare sempre di più album di artisti americani, giorno o notte che fosse, per comprendere meglio come rappavano, come alternavano i flow, le metriche.
Poi ho iniziato a prendere brani rap famosi e ascoltarli in versione instrumental, per sentire i giri di cassa e lì compresi che un 90 bpm poteva diventare migliaia di cose differenti, e che comunque è la ritmica che comanda. Poi ho studiato un po’ di canto, per poter avere delle basi più solide per uscire dalla zona di comfort e aggiungere il cantato al rap.
Quali sono gli artisti che più ti influenzano e in che modo li riporti nelle tue produzioni?
Marracash in primis, poi ci sono Guè, Emis Killa, Jake La Furia, Rocco Hunt, Ensi, Johnny Marsiglia e chi più ne ha più ne metta. Amo il rap Italiano e anche la trap, un po’ meno però quella stereotipata, non nutro troppa simpatia per le copie delle copie. Per le sonorità più pop o rnb o rock, mi ispiro a The Weeknd, Tory Lanez, Chris Brown, Post Malone. Per il rap americano ci sono tantissimi nomi, non ascolto molta drill Uk o rap francese, my bad, ma mi limiterò a citare Drake e Meek Mill, che se nascesse un rapper che unisce questi due nomi, potrei piangere di gioia.
Il tuo stile musicale è caratterizzato da una continua contaminazione di generi. Come definiresti ciò che fai?
Diciamo che, in fin dei conti, ascoltando i miei brani comprendi al volo che il rap è protagonista. La cosa che mi piace pensare è che però non è semplice rap: un brano può essere Palermo Cyberpunk con accenni di industrial, e il brano successivo può essere Yuri Boyka con le stesse vibes di Pound Cakes di Drake (stesse vibes, non oso paragonarmi ad un mostro sacro al quale mi ispiro).
Il tuo nuovo singolo si intitola “Yuri Boyka \ Trasparente”, due facce della stessa medaglia. Come nasce?
Il brano nasce come un manifesto: Palermo è pronta per affacciarsi al mercato nazionale, e, assieme al supporto di Picciotto e de “Lo Stato dell’Arte”, ho pensato ad un brano che fosse un biglietto da visita da dare a Real Talk, per poi farlo esporre proprio da loro su scala nazionale. Lo stile si basa prettamente sullo switch: brano super urban e grintoso nei primi 2 minuti, per poi diventare intimo e riflessivo nell’ultima parte.
Come hai lavorato alla sua produzione in termini di testo e di sound?
Il primo mese ho pensato al testo, il secondo mese a farlo suonare, e il terzo a rendere il tutto definitivo con Christian “Picciotto”. Indigo e Jvalerix hanno lavorato a pari passo con me nella produzione, vedendoci tutti insieme e lavorandoci scambiandoci opinioni, al premix del provino si è aggiunto anche Motogucci.
Prima di salutarci, abbiamo un’ultima curiosità. Cosa ti lega alla tua terra e in che modo questa influenza la tua musica?
Amo Palermo, ma odio profondamente il modo in cui l’arte viene messa da parte. “Non si vive di musica, trovati un lavoro” e le solite cose che dicevano anche ad artisti che hanno fatto della musica il loro pane. Ovviamente il fattore determinante non può essere solo il talento, ma non voglio andare via dalla mia città per spaccare ed affermarmi.
Quali programmi hai per il futuro?
Vivere di musica, lavorare con artisti come Marracash, con tanti esponenti della musica italiana che adoro. Poter dire a me stesso “ce l’ho fatta”.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Spero che anche voi abbiate quel “quid” che non vi faccia scendere a compromessi per avere una vita forse più comoda, ma molto meno soddisfacente. Non ne abbiamo biglietti di rimborso, e abbiamo una sola cartuccia. Discorso motivazionale? No, è una verità scomodissima che mi ricordo ogni giorno e che mi dà molto fastidio. Ma è necessaria. Ricordatevi di Palermo e di Kgr quando lo vedrete in un brano con Marra.
KGR for Siloud
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