Dietro gli Animate ci sono Luigi e Filippo, due amici di Borgagne in provincia di Lecce. Luigi suona la chitarra e si occupa della registrazione, dei testi e della voce; Filippo suona il basso. Il loro genere è principalmente l’alt rock, ma non mancano influenze classic rock, funk e progressive. “Filling Your Void” è il titolo dell’ultimo singolo, che parla dell’influenza dei social media sulla realtà di tutti i giorni.
Band: ANIMATE Componenti: Luigi Surdo, Filippo Corciulo Età: 34, 27 Città: Borgagne (Lecce) Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Tomorrowland, Filling Your Void Periodo di attività: dal 2021 Genere musicale: Alternative, Rock Piattaforme: YouTube, Spotify, Deezer, SoundCloud, YouTubeMusic, Tidal, Tik Tok Music, Pandora

Chi c’è dietro gli Animate?
Siamo Luigi (34 anni) e Filippo (27 anni) due amici di Borgagne in provincia di Lecce. Viviamo in questo paesino a pochi passi dal mare e abbiamo un piccolo studio dove ci troviamo da un paio di anni per scambiarci idee e suonare insieme registrando ciò che ci viene in mente nella maniera più naturale possibile. Io, Luigi, suono la chitarra e mi occupo della registrazione, dei testi e della voce e Filippo suona il basso.
A cosa si riferisce il vostro nome d’arte e in che modo vi rappresenta?
All’inizio il nome d’arte era INMATE che è l’inglese per detenuto, prigioniero, idea frutto dell’essere reclusi in casa durante il periodo di lockdown a causa della pandemia. Partendo da INMATE è diventato ANYMATE perché volevamo sottolineare il fatto che tutti i nostri amici musicisti avrebbero potuto partecipare al progetto. E da lì siamo passati ad ANIMATE che sta ad indicare la volontà di dar vita al progetto, “animarlo”, e dare un senso a ciò che stavamo facendo. Foneticamente ANYMATE e ANIMATE si pronunciano quasi uguali quindi in realtà il nome d’arte mantiene il doppio significato.
Il progetto Animate nasce nel 2021, in un piccolo paese in provincia di Lecce. Cosa vi ha spinti ad unirvi in una band e, prima ancora, come vi siete conosciuti?
Naturalmente entrambi abbiamo suonato in diversi gruppi cover. In un paesino così piccolo è facilissimo che due musicisti prima o poi si ritrovino a suonare insieme quindi siamo diventati amici, condividiamo la stessa passione per la musica ed è stato naturale scambiarci idee musicali e soprattutto confrontare le opinioni su questo o quel riff di basso o di chitarra e seguirne l’evoluzione. Ad un certo punto siamo arrivati ad avere un po’ di materiale, idee musicali nelle quali iniziava a prendere forma uno stile abbastanza vario, con molte influenze. Da lì la decisione di animare appunto, dare un senso a tutto.
Il vostro genere è principalmente l’alt rock, ma non mancano influenze classic rock, funk e progressive. Quali sono i vostri riferimenti principali e cosa, invece, vi ispira maggiormente?
Siamo ascoltatori di generi abbastanza diversi e spesso agli antipodi. Dal pop rock d’annata degli U2 al progressive rock dei Rush e al progressive metal dei Dream Theater e tutto ciò che c’è nel mezzo. Direi che a parte qualche influenza new wave, la nostra musica è orientata verso il progressive, da quello più soft a quello un pò più hard a tratti heavy. Il carattere funky nei nostri pezzi è la diretta influenza di un altro dei nostri gruppi preferiti, i Red Hot Chili Peppers. Difficile comunque non sentire l’influenza della musica degli U2.
Parlateci ora della vostra musica. Come definireste il vostro stile e su quali aspetti avete lavorato nel tempo per renderlo sempre più personale?
È difficile conciliare e concentrare il carattere variegato della musica progressive in 3 minuti e mezzo di canzone. Più o meno consapevolmente è questo che, in un certo senso ci sforziamo di fare. Aggiungere l’elemento pop al genere lasciando comunque una minima parte di complessità e varietà nelle composizioni. Indipendentemente dall’esserci riusciti o meno Filling Your Void ne è il risultato. A noi piacciono le frasi semplici ma anche la tecnica, la chitarra distorta ma anche quella intrisa di effetti. Non sappiamo etichettarci ancora, vogliamo lasciarci trasportare dal suono.
“Filling Your Void” è il titolo del vostro ultimo singolo, che parla dell’influenza dei social media sulla realtà di tutti i giorni. Come nasce?
L’idea era quella di scrivere un pezzo attuale e che non trattasse temi già affrontati pesantemente come per esempio la pandemia. I social, spesso, sono la rappresentazione virtuale della vita che non riusciamo e di certo vorremmo vivere nella realtà tangibile. I nostri vuoti esistenziali sono riempiti da false realtà e tutto quello che ne consegue è che le due realtà sono diventate intercambiabili. Non riusciamo a distinguerle. Nella canzone si dice che i sentimenti e le emozioni, sono indossate come un vestito, si possono cambiare, scegliere e sciupare. Tutto così maledettamente finto nella vita dei social. Abbiamo bisogno di contatto umano secondo noi, abbiamo bisogno di persone che si stringono per mano e tornino ad essere i padroni del loro futuro. È questo il finale del video musicale di YouTube.
Perché vi siete concentrati proprio su una tematica così sensibile ai giorni nostri?
Perché ci siamo resi conto che anche noi ne siamo vittime. L’idea alla base non è elargire insegnamenti di alcun tipo. Non è porsi al di sopra di chi ci ascolta. Non è bacchettare questo o quel comportamento specifico. Siamo osservatori e il nostro compito da artisti è anche quello di gettare luce ed evidenziare queste problematiche, a volte anche offrendo delle soluzioni. Ma non c’è nessuna pretesa. Siamo tutti nella stessa barca e nessuno ne è immune.
Come avete lavorato al sound del brano e in che modo “Filling Your Void” si relaziona con le vostre passate esperienze musicali?
Il brano nasce da un riff di chitarra abbastanza hard/rock che alla fine abbiamo escluso e abbiamo sostituito con quello che naturalmente oggi si sente nella canzone. Ci piaceva il fatto che il ritornello così distorto e diverso spiazzasse l’ascoltatore, più che nelle parti suonate l’elemento progressive sta nella composizione del pezzo. Naturalmente tutti i pezzi rock che si rispettino hanno l’assolo di chitarra. Poi abbiamo deciso di inserire la parte slap di basso come introduzione ed avvio alla parte intrisa di effetti. Quei fraseggi “effettati” hanno sostituito un secondo assolo che faceva da introduzione all’ultimo ritornello. Ci è voluto tempo ma per noi ha funzionato, ci siamo divertiti a comporre Filling Your Void. Ed è la somma di tutto quello che abbiamo sempre suonato.
Quali progetti avete per il futuro?
Un album di sicuro e anche un tour. Produciamo da noi tutto quello che si sente e si vede quindi è un processo che richiede tempo e pazienza ma adesso abbiamo il nostro faro guida che è Filling Your Void. Sappiamo la direzione che vogliamo intraprendere. Quella canzone ha tante sfumature dalle quali possiamo attingere e trarre ispirazione.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Ringraziarli tutti. Stiamo ricevendo tantissime vibrazioni positive da parte di molte persone che non ci conoscono. Sono carburante per il nostro motore e ci aiutano a continuare. Grazie anche a Siloud per l’opportunità.
Animate for Siloud
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