InTheMusic: ANNABIT, interview

Dietro ANNABIT c’è Anna, cantautrice electro-pop. Il nome ANNABIT nasce dall’unione tra “AnnA”, un nome palindromo che si specchia su sé stesso, e il “Bit” informatico, a richiamare la sintesi del suono elettronico. L’insieme di questi due elementi, l’uno umano e l’altro virtuale, racchiude la continua ricerca di significato, attraverso la musica e la scrittura, nell’ibrido reale-virtuale in cui viviamo. ANNABIT è una danza di bit sui suoi (heart) beats. “DIGMAW” è il suo ultimo brano, singolo molto particolare, che ha impiegato circa 4 anni per vedere la luce.

Nome: Anna
Cognome: Dalla Bona
In arte:  ANNABIT
Età: 34
Città: Padova
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: DIGMAW
Album pubblicati: Né con Speranza, Né con Timore
Periodo di attività: dal 2018
Genere musicale: Electro-pop
Piattaforme: Spotify, Apple Music, YouTube, Deezer, Amazon Music.
Ph: Andrea Agostini

Chi c’è dietro Annabit?

Dietro ANNABIT c’è Anna, cantautrice electro-pop che vive in provincia di Padova. Ha quasi 34 anni, fa diversi lavori (tutti rigorosamente precari) e nel frattempo studia Sociologia all’Università di Padova. 

Cosa vuol dire il tuo nome d’arte e come lo hai scelto?

Il nome ANNABIT nasce dall’unione tra “AnnA”, un nome palindromo che si specchia su sé stesso e il “Bit” informatico, a richiamare la sintesi del suono elettronico. L’insieme di questi due elementi, l’uno umano e l’altro virtuale, racchiude la mia continua ricerca di significato, attraverso la musica e la scrittura, nell’ibrido reale-virtuale in cui viviamo. ANNABIT è una danza di bit sui miei (heart) beats.

Qual è il primo ricordo che associ alla tua passione per la musica?

Credo che l’inizio della folgorazione sia avvenuto quando ho visto il video di “Nobody’s Wife” di Anouk per la prima volta, avevo 9 anni e non avevo mai sentito una donna cantare con quella timbrica e quell’energia. Ricordo che in TV, al tempo (ma non è cambiata molto la questione), la donna era spesso incastrata in ruoli aberranti e quand’anche si trattava di una cantante, spesso si esibiva in brani privi di contenuti interessanti. L’immagine di Anouk e il significato di “Nobody’s Wife”, per quanto entro un contesto commerciale, mi diedero un input diverso e quel primo “incontro” mi portò ad esplorare ulteriore musica cantata, scritta e/o prodotta da donne, trovando un mondo che sentivo più vicino e che mi parlava. Intorno a 14 anni arrivò in casa una chitarra e così iniziai a suonarla da autodidatta e a scrivere canzoni. Ne scrissi a decine, riempii quaderni interi…ma nessuna canzone uscì mai dalla mia camera. Poi, nel 2017, vidi l’annuncio di un workshop per cantautrici e cantautori, raccolsi tutto il coraggio possibile e portai per la prima volta una mia canzone davanti ad un pubblico. Tremavo come una foglia, ma lì mi successe qualcosa dentro, e 1 anno dopo, ovvero per il mio trentesimo compleanno, avevo il mio disco tra le mani.

C’è un genere musicale che ti ispira particolarmente?

Mi piace pensare alla mia collezione di CD e alle mie playlist musicali come a dei quadri di Pollock, dove un’infinità di colori si mescolano senza necessità di logica. Trovo molto limitante ascoltare un solo genere musicale e magari ristretto a una sola epoca. Mi piace ascoltare tutto, dal pop al doom metal, dalla world music al rap, dal grunge all’opera lirica. Mi incuriosisce tutto. Se proprio dovessi scegliere, direi che Björk e Lorde, sono state tra le artiste che hanno avuto un’influenza maggiore su di me e di conseguenza sull’impronta musicale di ANNABIT. 

Il tuo sound, invece, come lo definisci?

Direi electro-pop.

“DIGMAW” è il tuo nuovo singolo, un brano dal testo volutamente cupo e difficile. Perché questa scelta? 

DIGMAW è un brano molto particolare, ci ha messo circa 4 anni a vedere la luce. È una traccia che è stata decostruita e ricostruita più volte come si fa nell’arte del Kintsugi con i pezzi di ceramica rotti e la colla d’oro. Ci sono 5 parti diverse nella canzone che raccontano frame di un giorno buio, uno di quei giorni in cui la vita si spezza a metà, e da quell’istante tutto sarà rapportato a un prima e dopo quella data. Non essendoci un vero e proprio ritornello, abbiamo provato ad unire i frammenti che avevamo tra le mani per creare una struttura inusuale entro il genere electro-pop, con sfumature techno a fare da collante. Così è nata DIGMAW e, vista la sua storia, l’abbiamo poi scelta come singolo.

Il singolo è un’esplosione elettronica di sonorità sintetiche, testi riflessi su vetri spezzati e una voce camaleontica. Chi ti ha aiutato nella produzione?

DIGMAW è stata prodotta da Laura Babetto in arte Doomguy, una producer talentuosa originaria di Padova che ora vive a Barcellona. Abbiamo lavorato online ai brani con lunghissime videochiamate e un costante scambio di file e di idee a qualunque ora del giorno e della notte.

Ha un legame con le tue produzioni precedenti?

Sì, Laura (Doomguy) aveva già lavorato con me a diversi brani del mio precedente disco “Né con Speranza, Né con Timore” del 2018. Abbiamo un’alchimia speciale quando si tratta di creare musica, oltre a gusti musicali simili e dunque l’ho voluta anche per lavorare assieme a diverse tracce del secondo disco in uscita ad autunno 2022. 

Cosa immagini per il tuo futuro?

In questo momento cerco di godermi i traguardi più vicini, ovvero i concerti e l’uscita del secondo disco a settembre. Curo tutta la parte visuale del progetto e dunque ogni secondo libero lo dedico alla creazione di contenuti. Per il futuro chi lo sa, mi piacerebbe poter suonare in giro il più possibile, magari fare un bel tour, quello sarebbe sicuramente il mio sogno più grande.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Grazie di cuore per essere arrivati fino a qui! E grazie alla redazione di Siloud per questo prezioso spazio!

Annabit for Siloud

Instagram: @annabitmusic 
Facebook: @annabitmusic
YouTube: Annabit

Credits: Dischi Soviet

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