InTheMusic: ULTIMA HAINE, interview

Gli ULTIMA HAINE sono un gruppo della periferia di Napoli, che prova a dire delle cose attraverso la propria musica. Per loro, il messaggio è fondamentale: pensano che la musica sia uno strumento incredibile per arrivare alle persone e per questo cercano di usarlo per rappresentare la voce di tutti gli emarginati e gli oppressi, di chi una voce non ce l’ha. Sono tornati con “Santamaria”, un nuovo brano.

Band: ULTIMA HAINE
Componenti: Alessandro Cesi, Antonio Originale, Mattia Orlando, Adriano Bombasaro
Età: 28, 25, 29, 40
Città: Napoli
Nazionalità: Italiana  
Brani pubblicati: SANTAMARIA
Periodo di attività: dal 2017
Genere musicale: Rock, Rap
Piattaforme: Spotify, Apple Music, iTunes, Deezer, Amazon Music, YouTube, SoundCloud, Tidal

Chi sono gli Ultima Haine?

Gli ULTIMA HAINE sono un gruppo della periferia di Napoli, che prova a dire delle cose attraverso la propria musica. Abbiamo età diverse ma tutti sotto i 30 anni, tranne il chitarrista che, non a caso, chiamiamo il nostro “comandante”. Tra di noi c’è chi studia al conservatorio, chi all’università e chi lavora.

Cosa vuol dire il vostro nome d’arte?

Il nome è un omaggio al film “La Haine” di Mathieu Kassovitz. Quel film ci rappresenta molto, parla della difficoltà di vivere ai margini della città. Inizialmente l’idea era chiamarsi proprio La Haine, come il film. Poi abbiamo deciso di aggiungere “Ultima”. Venendo alcuni di noi da storie di militanza politica, il senso è quello di un ultimo tentativo di poter cacciare fuori l’odio che abbiamo dentro attraverso la musica.

Nessuno vi ha mai visti esibirvi con i volti scoperti. Perché questa scelta?

In realtà rispetto a prima ci mostriamo a volte anche a volto scoperto. Il senso era quello di coprirci il volto per dare più importanza alla musica, alle parole. C’è una bellissima frase del Subcomandante Marcos, portavoce dell’EZLN, che ci ha ispirato. “Abbiamo scelto di coprirci il volto per essere visti”. Poi per non cadere troppo nello stereotipo abbiamo scelto di personalizzare le nostre maschere, e di mostrarci anche a volto scoperto. In questo modo sono uno strumento, altrimenti rischiamo di incappare nella logica dei personaggi. 

Quando e come avete deciso di cominciare a far musica insieme?

Il gruppo è nato da un’idea di Adriano e Mattia, inizialmente anche solo per fare cover. Poi si sono aggiunti Alessandro ed Antonio ed alla prima prova sono nati subito tre brani inediti. C’è stata subito una certa alchimia tra di noi, nonostante proveniamo ognuno da mondi musicali differenti. O forse proprio per questo.

C’è un sound in particolare in cui collochereste la vostra musica?

Non ci piace l’idea di doverci definire per forza. Diciamo che la nostra musica è un mix delle influenze di ognuno di noi, quindi rap, rock, crossover, trap, hip hop, metal, grunge e così via. Inoltre, per noi il messaggio è fondamentale. Pensiamo che la musica sia uno strumento incredibile per arrivare alle persone, e noi cerchiamo di usarlo per rappresentare la voce di tutti gli emarginati e gli oppressi, di chi una voce non ce l’ha.

Siete tornati con “Santamaria”, un nuovo brano: com’è nato?

“Santamaria” nasce dal lavoro fatto insieme ad Ale Bavo, che ha prodotto il brano. Ci siamo conosciuti durante il Reset Festival di Torino nel 2019 e poco dopo ci siamo messi a lavorare a cose nuove insieme. Il sound rispecchia le nostre influenze principali, trasportate però nel 2022.

Qual è il messaggio che vuole lanciare il singolo?

Il brano parla appunto di come ci si sente a vivere ai margini della città. Le difficoltà, l’alienazione, l’abbandono, il degrado ma anche la voglia di riscatto e l’attaccamento al proprio territorio. Inoltre, nel brano prendiamo le distanze dalla classica narrazione di Napoli, schiacciata ormai tra i due stereotipi. Quello della Napoli del sole e del mare e quello di Gomorra, ormai diventata set per i videoclip di YouTube di artisti che della nostra città non sanno niente.

Anche questo singolo ha dei richiama a Quarto, il paese della provincia di Napoli da cui provenite. Che rapporto avete con le vostre origini?

Nascere in periferia ti segna ed in qualche modo diventa un marchio che ti porti addosso per sempre. Anche se è difficile crescere da queste parti, le nostre radici sono importanti. Ci hanno formato e fatto vedere il mondo da una prospettiva diversa, più vicina agli ultimi. Inoltre, quando attorno non hai niente, spesso l’arte ed anche la musica diventano una necessità per trovare valvole di sfogo. Dobbiamo ringraziare Quarto se oggi siamo quello che siamo, sia come persone che come musicisti.

Avete in cantiere altri progetti per il futuro?

Insieme ad Ale Bavo stiamo lavorando al nostro primo disco, che non sappiamo ancora quando uscirà. Dentro ci stiamo mettendo tutto noi stessi e quando uscirà vogliamo che sia uno schiaffone in faccia in questi tempi così difficili e cupi. E vanterà anche delle collaborazioni d’eccezione. Prima del disco sicuramente usciranno altri singoli. 

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Innanzitutto grazie della vostra attenzione. Seguiteci, perché nella nostra musica c’è un’urgenza di comunicare che di questi tempi noi pensiamo sia indispensabile. E tenetevi pronti! Un abbraccio ed un saluto da Napoli, UH.

Ultima Haine for Siloud

Instagram@ultimahaine
Facebook@ultimahaine
YouTubeUltima Haine

Credits: Astarte Agency

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