David Boriani, in arte BORIANI, è toscano di nascita ma romano d’adozione. Non sa se ha uno stile ben definito, ma la sua caratteristica sta nel cercare incastri non convenzionali tra musica e parole. Da poco è uscito il suo nuovo album, intitolato proprio “BORIANI”, che nasce dall’esigenza di raccontarsi.
Nome: David Cognome: Boriani In arte: BORIANI Età: 37 Città: Roma Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Oki, La Pellegrini, Cuore Nero, Serotonina Album pubblicati: BORIANI Periodo di attività: dal 2008 Genere musicale: Pop, Indie, Cantautorato Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, Tidal,

Chi è Boriani nella vita di tutti i giorni?
Mi chiamo David, toscano di nascita ma romano d’adozione. Sono cresciuto tra queste vecchie mura. Classe ’83, vivo a Roma da sempre a parte una piccola parentesi di tre anni tra Perugia e Assisi. Faccio il musicista, ho uno studio di registrazione e spesso e volentieri lavoro come educatore sociale.
Perché il tuo cognome è diventato anche il tuo nome d’arte?
Credo sia per un motivo di suono. David Boriani è più ostico da ascoltare rispetto a Boriani! Meno consonanti, più fluido come nome. Ma anche per un fatto di riconoscibilità, cioè mi hanno sempre chiamato così fin dai tempi di scuola, così come ai tempi del campetto e della cricca del muretto. Chi si addentra nei meandri della giusta pronuncia di “David” il più delle volte non ne esce anche se ho sempre sottolineato la facilità di dirlo così come si scrive.
In che modo ti sei avvicinato al mondo musicale e quando hai capito di voler investire fortemente in questo percorso?
Sono il più piccolo di un parentado numeroso. Tutti i miei cugini, o la maggior parte, hanno avuto a che fare con la musica. Io stavo lì a guardarli suonare e quando facevano pausa sigaretta, rimanevo in sala passando da un strumento all’altro. Erano dieci minuti di fuoco, dove cercavo di mettere in pratica quello che poco prima avevo rubato con gli occhi. Poi sono arrivate le sale prove in cantine madide, le band, le prime esperienze di palco fino ad arrivare al 2010 quando firmo il mio primo contratto discografico.
Ci sono artisti che hanno accompagnato la tua crescita e formazione artistica?
Agli esordi non facevo altro che ascoltare cantautori tipo Tenco, Bindi, Ciampi, Jannacci. Era una fissa totale! Venendo dal punk-rock stavo iniziando a conoscere di più e meglio la musica italiana. Questi artisti hanno influenzato parecchio la mia formazione per quanto riguarda i contenuti.
Come concepisci i tuoi brani e in cosa si caratterizza il tuo stile?
A volte mi succede di scrivere con lo strumento, altre di partire da una frase appuntata sulle note del mio tel. Credo sia una fissazione la mia, quella di appuntarmi concetti in momenti assurdi. E cioè tipo alle quattro del mattino dopo essermi svegliato da un sogno, mentre parlo con qualche amico nel bel mezzo di una serata! Insomma, le situazioni in cui mi arrivano tanti input sono fonte di idee. Non so se ho uno stile ben definito, ma la mia caratteristica sta nel cercare incastri non convenzionali tra musica e parole.
Da poco è uscito il tuo nuovo album, intitolato proprio “BORIANI”. Come nasce, cosa lega le varie tracce e qual è il singolo a cui sei più legato?
Il mio album nasce dall’esigenza di raccontarmi. Sono molto più bravo ad ascoltare che a dire qualcosa su di me e quindi utilizzo la musica per farmi conoscere il più possibile come persona, o meglio, come hoomano!
I brani li ho scritti in momenti differenti, alcuni addirittura nel 2017. Credo rappresentino un arco temporale di cinque anni. Sarebbe dovuto uscire molto tempo prima ma il covid, l’invasione delle rane, la pioggia di fuoco e ghiaccio hanno rimandato l’appuntamento.
Il pezzo che ascolto spesso, che più sento addosso è Serotonina. Forse l’unico brano che parla di me. È partito tutto da questa canzone, visto che è stata la prima di questo album che ho scritto.
Quali sono le personalità che hanno lavorato al tuo fianco in questo progetto e in che modo vi siete interfacciati?
Il disco l’ho registrato insieme Enrico Roberto “Carota” de Lo Stato Sociale. Lui si è occupato della produzione e abbiamo anche scritto alcune cose insieme. È un fuoriclasse, per doti musicali e per il tipo di persona che è. Come è che si dice, ha l’amplificatore all’anima, e quando l’ho conosciuto ci ho messo tre secondi a sceglierlo. È stato bello e naturale lavorarci.
Prima di salutarci, abbiamo un’ultima curiosità. Quali sono stati i momenti più importanti della tua carriera artistica fino ad oggi e quale esperienza ti ha particolarmente segnato?
L’uscita del mio album segna forse “il momento”. È il risultato di un lavoro, di un vissuto al quale hanno partecipato molte persone. È il rinforzo finale, una delle ragioni che mi ricorda perché faccio musica. A questo aggiungo l’apertura che ho fatto a LSS all’Auditorium Parco della Musica di Roma la scorsa estate. Venivamo da due anni senza live. È stato mezzo catartico.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Al momento l’idea è quella di suonare il più possibile e, perché no, tirare fuori anche qualcosa di nuovo. La testa gira di più con l’arrivare della bella stagione e quindi la voglia di fare è tanta.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Ciao lettori, mi rivolgo soprattutto a chi non mi conosce, se con gli occhi siete arrivat* fino a qui forse vi va di buttare un orecchio sulla mia musica. Comunque vada, spero di beccarvi in giro a qualche mio live.
Boriani for Siloud
Instagram: @boriani_
Facebook: @boriani
Intervista di Mario Castaldo
Credits: Garricha Dischi