InTheMusic: Bye Bye Cachi, interview

Dietro Bye Bye Cachi ci sono Filippo ed Ettore, due provincia boy. Il loro nome d’arte nasce randomicamente come associazione di idee, ma è sempre un richiamo alla provincia in quanto hanno scelto il frutto che meglio si associasse alle loro origini. Il loro stile ha un caposaldo principale: eliminare ogni limite dettato da generi e contenuti. “Provincia boy” è il titolo del loro EP d’esordio, che racconta un’adolescenza passata in provincia.

Band: Bye Bye Cachi
Componenti: Filippo Mangili, Ettore Carlessi
Età: 25
Città: Osio Sotto (BG), Boltiere (BG)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Mal di Testa, Pavimento, Credimi
Album pubblicati: Provincia Boy EP
Periodo di attività: dal 2018
Genere musicale: Indie, Alternative pop
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Amazon Music

Chi sono i Bye Bye Cachi nella vita di tutti i giorni?

Due provincia boy. Nati e cresciuti in provincia, ma con il naso in città. Io lavoro a Milano come ricercatore di mercato. Ettore lavora in un’azienda brianzola come tecnico del suono. Altri mondi, altre regole.

Qual è il significato del vostro nome d’arte?

Bye Bye Cachi nasce randomicamente come associazione di idee, ma è sempre un richiamo alla provincia in quanto abbiamo scelto il frutto che meglio si associasse alle nostre origini. Il bye bye va riconnesso al fatto che iniziare questo percorso per noi ha avuto anche il significato di chiudere un capitolo e buttarci nell’ignoto.

Cosa vi ha avvicinato la musica e cosa, invece, vi ha spinto ad avviare il progetto Bye Bye Cachi?

Mangiamo pane e dischi da sempre, ma come un po’ tutti d’altronde. Ci siamo incrociati per caso, per via di un amico in comune, e abbiamo capito che avevamo la stessa visione della musica e la stessa voglia di raccontare qualcosa al mondo. Dopo anni finalmente il disco è fuori e chiunque può capire il nostro intento.  

Avete dei riferimenti artistici per ciò che fate?

Citare dei nomi che ci hanno influenzato nell’arco di più di tre anni è difficile se non impossibile (ma lo farò lo stesso). Diciamo che Radiohead e Frank Ocean sono artisti che ben rappresentano i nostri ascolti comuni, ma ti direi anche gli Strokes, Burial e molti altri… Ecco, a sto giro stiamo aspettando Kendrick.

Il vostro stile ha un caposaldo principale: eliminare ogni limite dettato da generi e contenuti. Come descrivereste, quindi, ciò che fate?

In continuo cambiamento. Non che sia sempre un bene, visto che questa cosa rende il processo di creazione instabile e più lungo del previsto, ma diciamo che ciò ci ha permesso di fare cose completamente diverse tra loro e di questo ne andiamo fieri.

“Provincia boy” è il titolo del vostro EP d’esordio, che racconta un’adolescenza passata in provincia. Come nasce?

“Provincia Boy” non nasce. L’EP è stato semplicemente trascrivere, suonare e registrare chi siamo e chi siamo stati. Seppur non sia un pezzo di per sé, l’Intro è ciò che meglio racchiude questo viaggio. Il succo è: saremo sempre alla ricerca di un posto nel cinema stracolmo che è la nostra vita e ad oggi questa ricerca è avvenuta in provincia.

Cosa lega le sette tracce del progetto, a livello tematico e stilistico?

Ovviamente il tema ricorrente è la provincia, ma in provincia succedono cose: amori, amicizie e problemi personali sono le tre colonne portanti della raccolta. Stilisticamente mi definirei criptico, in quanto la mia scrittura è spesso caratterizzata da metafore che per me hanno un grosso significato, ma che ognuno poi intende a seconda.

Perché avete voluto trattare un tema così personale e, per certi versi, comune?

Quando sentii per la prima volta “Disco inverno” di Mecna mi si aprì qualcosa dentro, perché non avevo mai sentito qualcosa che mi parlasse così nel profondo. Senza boria di sorta, l’obiettivo mio e di Ettore era questo: parlare a chi sta vivendo una vita parallela alla nostra in senso temporale. Tipo Plutarco, ma con meno cesari e più bergamaschi.

Quali progetti avete per il futuro?

Top secret. Dico solo che stavamo lavorando a roba nuova già da prima dell’uscita del disco.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Ok, questo è il mio messaggio: non importa dove nasci o da chi nasci, importa dove scegli di crescere e con chi. Prendi le tue debolezze e facci una caricatura, rendile motivo di orgoglio e vedrai che non avrai bisogno di snaturarti per arrivare dove vuoi. E se non ci arrivi poco conta, quello che conta è che l’hai fatto a modo tuo.

Bye Bye Cachi for Siloud

Instagram: @byebyecachi
Facebook: @byebyecachi
YouTube: Bye Bye Cachi

Credits foto: Renata Comotti e Gregorio Barzasi
Credits: RC Waves

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