InTheShot: Michele Bavassano, interview

Michele Bavassano è un fotografo professionista specializzato nella fotografia cosiddetta “Wildlife”, ossia la realizzazione di immagini unicamente in ambienti naturali con animali selvatici. Il suo lavoro è strettamente collegato ai viaggi: nonostante i tanti anni in questo settore, ogni viaggio per lui è sempre guidato dalla passione ed i risultati sono sempre favolosi.

Nome: Michele
Cognome: Bavassano
Età: 26
Città: Orvieto
Nazionalità: Italiano
Professione: Fotografo

Chi è Michele Bravassano?

Sono un fotografo professionista specializzato nella fotografia cosiddetta “Wildlife”, ossia la realizzazione di immagini unicamente in ambienti naturali con animali selvatici.

Arriviamo dritti al cuore della tua passione: quando ti sei avvicinato alla fotografia?

Sono sempre stato attratto dalla fotografia. Nato nell’era dello sviluppo tecnologico, con i primi cellulari che facevano buone foto ho poi ricevuto in regalo la prima reflex durante il liceo. Da qui è nata la più grande passione della mia vita. Ormai da quasi dieci anni trascorro ogni momento con la mia attrezzatura, sempre pronto a immortalare la natura che mi circonda.

Oggi sei un fotografo naturalista, ma come ti sei appassionato a questo mondo?

Sono sempre stato appassionato di natura, fin da bambino quando visitavo le oasi e i boschi umbri con mio padre che sicuramente mi ha trasmesso una sana passione per la natura e per gli animali. Infatti, quando ho ricevuto la prima reflex non ho avuto alcun dubbio su quale fosse il soggetto che avrebbe ispirato ogni mia fotografia.

Il tuo lavoro è strettamente collegato ai viaggi. Come scegli le tue mete?

Nonostante i tanti anni in questo settore, ogni viaggio per me è sempre guidato dalla passione. Quando cerco delle nuove destinazioni, parto sempre da uno studio naturalistico delle location e degli animali che vorrei osservare e dopo il lato logistico. Dal punto di vista lavorativo, spesso prima di poter organizzare workshop e corsi di fotografia in alcuni luoghi possono passare anche svariati anni e decine di sopralluoghi.

Quali sono le strumentazioni che non possono mai mancare durante i tuoi viaggi?

Sicuramente macchina fotografica, teleobiettivo e cavalletto. Il classico set-up di ogni fotografo. Ma oltre a questo in base ai viaggi e al tipo di soggetti che dovrò andare a cercare e fotografare, può essere necessaria molta più attrezzatura. Come flash o luci continue, una vasta gamma di obiettivi o anche particolari equipaggiamenti tecnici a livello di vestiario.

Se dovessi scegliere tra tutti, qual è il viaggio che più ti ha stupito?

Per come amo la natura e per l’approccio con cui sono solito viverla, è difficile scegliere un’unica destinazione. Amo molto i mammiferi, quindi, ad oggi, forse il luogo che mi ha stupito di più è l’Africa. Ma sono sicuro che appena avrò occasione di visitarlo, il grande Nord, mi riserverà grandissime emozioni.

E quali sono le condizioni “peggiori” e più pericolose in cui hai lavorato?

Sicuramente mi sono ritrovato a scattare in condizioni molto proibitive, principalmente a livello climatico. Più di una volta in Africa, in attesa delle scene più belle ho aspettato per ore a temperature molto alte fino a 45 gradi. Lo stesso vale per le lunghe attese al freddo, in alcune occasioni anche -20 gradi. Situazioni in cui, senza un equipaggiamento tecnico e un po’ di esperienza, sarebbe potuto essere rischioso. A livello di incontri con animali selvatici non credo che sia corretto definirli ‘rischiosi’.

Facendo questo lavoro capita (e mi è capitato) spesso di trovarmi a distanze ravvicinate nel bosco con orsi (anche con i cuccioli), lupi o altri animali considerati pericolosi. In realtà, conoscendoli e comportandosi nel modo adeguato, non risulteranno mai essere un pericolo per l’uomo. Quindi andrei a sfatare un po’ questo mito. Probabilmente qualche rischio in più c’è stato in Africa, con qualche elefante che si è divertito a provare a caricare la nostra auto, ma è sempre andato tutto liscio.  

Quanto tempi impeghi per realizzare lo scatto perfetto?

Non c’è una quantità di tempo stabilito. Alcuni buoni scatti sono frutto di anni di tentativi, per altri invece, un po’ più fortuiti, si tratta di momenti colti senza studio o pianificazione, vivi un momento inaspettato e cerchi di interpretarlo nel migliore dei modi. Con la natura nulla è prevedibile. È un genere fotografico dove puoi studiare un soggetto, una location, le luci… ma sarà sempre e solo la natura a decidere quando e come ti offrirà il momento perfetto.

Il tuo scatto preferito?

Ho tante foto che mi piacciono molto. In alcune amo il lato estetico, colori, luci, simmetrie. In altre amo invece il ricordo che portano con sé. Su tutte sicuramente la mia prima foto ad un lupo appenninico, frutto di mesi sul campo, un ricordo indelebile. Mentre a livello artistico è sicuramente il ritratto del Kudu, scattata in Africa. Un’antilope bellissima con delle corna molto particolari. Colta in una giornata nuvolosa con una luce morbidissima che illuminava la simmetria e gli splendidi dettagli di questo animale.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Vivete la natura. Ci troviamo in un’era storica dove finalmente si è arrivati a parlare della natura ma principalmente a causa dei problemi del nostro pianeta. L’ambiente a bisogno di tutto il nostro supporto e amore. Vivere in armonia con la natura è l’esperienza più bella che si possa provare. Con le mie foto ho sempre avuto l’obiettivo di far vivere certe esperienze a chiunque volesse percepirle, la sensibilizzazione è importante ma ognuno di noi può fare qualcosa. Provate!

Michele Bavassano for Siloud

Instagram: @michele_bavassano
Facebook: @michelebavassanophotographer
Tik Tok: @michele_bavassano

Credits: Morning Bell

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