iako è un cantautore e produttore veneziano, trasferito a Milano da pochi mesi dopo quasi sei anni a Londra. Nella vita oltre alla musica fa l’insegnante di inglese, che gli permette di staccare un po’ dal turbinio della musica quando ne ha bisogno. Nella musica e in particolare nei live riesce a lasciar andare una parte di sé che nel resto della sua vita è abbastanza bloccata. “Tsunami” è il titolo del suo nuovo brano.
Nome: Jacopo Cognome: Rossetto In arte: iako Età: 26 Città: Milano Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: q u a l c u n o Periodo di attività: dal 2017 Genere musicale: Elettronica, Cantautorato Piattaforme: Spotify, YouTube, apple Music, Amazon Music, Deezer

Chi è iako nella vita di tutti i giorni?
Sono un cantautore e produttore veneziano, trasferito a Milano da pochi mesi dopo quasi sei anni a Londra. Nella vita oltre alla musica faccio l’insegnante di inglese, che mi permette di staccare un po’ dal turbinio della musica quando ne ho bisogno.
Come hai scelto il tuo nome d’arte e cosa lo rende perfetto per il tuo progetto artistico?
Ho iniziato a storpiare il mio vero nome perché in Inghilterra la J viene pronunciata come g, e quindi venivo chiamato giaco. Ho deciso di cambiarla in i pensando di risolvere il problema, ma gli inglesi hanno iniziato a chiamarmi ‘aiako’; a quel punto mi ero ormai affezionato allo spelling di ‘iako ‘anche a livello visivo e quindi ho deciso di tenerlo. Per fortuna in Italia non ho più nessuno di questi problemi!
Quando hai scoperto la musica e cosa ti ha aiutato ad avvicinarti a questo mondo?
Sono cresciuto in una casa molto musicale: mio padre suona da sempre la chitarra ed è un grande appassionato di blues, funk, disco. Mia madre invece cantava in un coro gospel, quindi ho avuto la fortuna di ascoltare moltissima musica da bambino. Ho sempre amato ascoltare, ma non ho mai pensato di poter comporre qualcosa di mio fino ai 14 anni, quando ho iniziato a imparare la chitarra con i tutorial di YouTube. Da lì in poi ho iniziato a prendere lo studio della musica sempre più seriamente, provando diversi strumenti, canto, produzione, il tutto sempre improntato a migliorare il mio approccio compositivo.
Quali sono le tue principali ispirazioni?
Ho sempre ascoltato molto i grandi cantautori italiani del passato: Battiato, Dalla, De Andrè, Battisti & co. mi hanno segnato molto durante l’adolescenza e tuttora mi emozionano. Quando poi mi sono trasferito a Londra mi sono appassionato alla scena del clubbing e dell’ elettronica deconstructed, grazie ad artisti come Jon Hopkins, Floating Points, Burial, e molti altri. Sto ancora sperimentando con queste mie due anime musicali e cercando di unirle in maniera coerente.
Il tuo è stato un lungo percorso alla ricerca della tua identità musicale: cosa la caratterizza, oggi?
Se in passato il mio fare musica era più uno sfogo irrazionale derivato da stati d’animo estremi, ora che sono cresciuto è più legata ad un tentativo di espressione di sè. Nella vita di tutti i giorni sono una persona riservata, tendo a non impormi e a non mostrare molte emozioni; nella musica e in particolare nei live riesco a lasciar andare una parte di me che nel resto della mia vita è abbastanza bloccata.
“Qualcuno” è il titolo del tuo singolo d’esordio. Come nasce?
Qualcuno è nato durante il primo lockdown a Londra in un periodo di solitudine forzata, ed è iniziato con un giro di chitarra acustica che ho poi tagliato dalla versione finale. La pandemia ha accentuato alcune dinamiche lavorative che in quel momento sentivo già in maniera molto forte, ci siamo gettati a capofitto sui social con conseguenze pesanti, e quindi il ritornello è venuto fuori molto di getto. Originariamente la strofa era completamente diversa, più astratta e ricca di riferimenti a potenziali catastrofi ambientali. In un secondo momento ho deciso di riportarla a terra e farla narrare allo stesso personaggio del ritornello. È un pezzo che ho sviluppato in un arco di tempo di più di un anno, iniziato a Londra e finito a Venezia.
Il brano si pone come inno catartico per riflettere sulla cultura della produttività incessante. Cosa hai voluto comunicare, nello specifico?
Il mio desiderio era quello di riflettere sulla cultura del cosiddetto ‘grindset’ non tanto per insegnare qualcosa, ma piuttosto per condividere una sensazione in cui sono immerso anche io stesso. Spesso mi capita di giudicare le cose che faccio in base al loro valore produttivo più che in base al piacere che dovrei provare portandole a termine; questo è un sentimento pericoloso che sopprime la creatività e genera prospettive distorte e poco realistiche. La mia generazione ma soprattutto quelle più giovani vivono con un’ansia costante di dover dimostrare quello che valgono attraverso la carriera, e per questo anche spendere qualche ora a studiare uno strumento o con il proprio hobby diventa difficile perchè non ha un risultato immediato concreto nella realtà che ci circonda.
Con le sue melodie malinconiche, “Qualcuno” in realtà apre la strada al tuo EP di prossima uscita. In che modo lo anticipa?
“Qualcuno” è un pezzo che tenta di definire il mood della musica che uscirà prossimamente: mi piace giocare sul contrasto tra beat elettronici distorti e una voce più dolce e melodica, per creare un mondo sonoro onirico, un po’ angosciante. Questo mini ep si compone di tre pezzi, tre diverse sfaccettature di temi a molto cari: amore, potere, fama, tra nuove tecnologie e avventure digitali.
Cosa puoi dirci, invece, a riguardo del tuo nuovo singolo?
“Tsunami” è il secondo pezzo che ho scritto in italiano ed è nato mentre ero ancora in lockdown a Londra. È un pezzo in cui mi arrendo alla mia stessa vulnerabilità e spero che questa sensazione si possa trasmettere anche all’esterno. Ci sono alcune persone che ci piombano addosso nella vita con prepotenza, senza darci il tempo di capirle o di difenderci: tsunami è una di loro.
Quali programmi hai per il futuro?
Per il momento mi godo le uscite dei miei pezzi e ho un paio di concerti che userò per testare le nuove canzoni e implementare il mio set elettronico. A un certo punto mi ritirerò in montagna da solo, per riflettere e concentrarmi sulle prossime avventure, musicali e non.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Ascoltate “Tsunami”!
iako for Siloud
Instagram: @iako000 Facebook: @iakomusic YouTube:iako Credits foto: Edoardo Conforti (ph), Cecilia Baistrocchi (styling), Arianna Puccio & Studio Cemento (art direction) Credits: Conza press