InTheMusic: Veetti, interview

Non esiste Veetti senza musica: lo accompagna in ogni momento e, anche nei momenti in cui non fa musica, la sua mente in qualche modo è sempre lì, a pensare, a progettare ed ascoltare. Con le sue produzioni vuole dare una voce alle emozioni, farle mescolare tra loro e distaccarle allo stesso tempo. “Nel caso non dovessimo rivederci” è il suo nuovo EP, che chiude il cerchio di un immaginario nato nel 2019.

Nome: Simone
Cognome: Vitti
In arte: Veetti
Età: 24
Città: Lecce
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Pantaloni Bucati, Lievito, Vetri Di Lacrime, Rigel
Album pubblicati: Nel caso non dovessimo rivederci
Periodo di attività: dal 2019
Genere musicale: Indie, Alternative pop
Piattaforme: Youtube, Spotify, Apple Music, Amazon Music, YouTube Music, Deezer, ecc.

Chi è Veetti quando non fa musica?

Non esiste Veetti senza musica. Mi chiamo Simone Vitti, ho 24 anni, sono nato a Napoli ma vivo a Lecce da tutta la vita. Sono uno studente universitario, ma la musica mi accompagna in ogni momento. Anche nei momenti in cui non faccio musica, la mia mente in qualche modo è sempre lì, a pensare, a progettare ed ascoltare.

Qual è la storia dietro il tuo nome d’arte e perché rappresenta al meglio il tuo progetto artistico?

Veetti si pronuncia come il mio cognome, per l’appunto Vitti. La doppia “e” è dovuta al fatto che la prima “i” tende ad essere pronunciata in maniera prolungata specie in contesti camerateschi. Nasce infatti insieme ad i miei amici e colleghi musicali con cui ho creato il progetto. Rappresenta al meglio me, proprio perché spesso vengo chiamato per cognome, è come un marchio.

Sembra proprio che il tuo avvicinamento alla musica non sia avvenuto per caso, ma che sia il frutto di un vero e proprio processo. Cosa ti lega, da sempre, a questo mondo?

Il processo è stato lungo e diverso dal comune approccio. Non ho una formazione scolastica. Ho iniziato scrivendo solamente, ma dentro ho avuto sempre la passione per il canto. Il momento di svolta è arrivato quando sentivo di non volere più tenere le emozioni e ciò che volevo esprimere solo per me, ma fonderlo anche con la mia più grande passione, la musica.

Le tue produzioni sono un misto di sonorità diverse: R&B, indie, alt-pop, elettro e ballad si uniscono in una maniera tutta nuova. Hai dei riferimenti che ti influenzano particolarmente?

Le influenze musicali sono veramente tante e dipendono da tantissimi fattori. Ogni periodo della mia vita è stato accompagnato da generi diversi dal rap, all’indie, al R&B e così via. Non credo di avere dei punti di riferimento precisi, ma si può dire che il mio artista preferito è The Weeknd e a seguire ascolto molto Joji, Frank Ocean e altri artisti che sicuramente sono d’ispirazione.

Con la tua musica vuoi dare una voce alle emozioni, farle mescolare tra loro e distaccarle allo stesso tempo. Come definiresti il tuo stile attuale e in che modo ti aiuta a comunicare con le persone?

Ad essere sincero non mi sento appartenente ad un genere definito. La gente ovviamente tende a categorizzarmi nell’indie e se proprio dovessi associarmi ad un genere sicuramente sarebbe quello più vicino. In realtà ogni brano a cui lavoro ha influenze musicali diverse, per questo non mi sento appartenente ad un genere preciso. Il mio genere è ‘intimo’.

“Nel caso non dovessimo rivederci” è il tuo nuovo EP, che chiude il cerchio di un immaginario nato nel 2019. Come nasce?

Il progetto nasce del 2019 insieme a due amici nonché anche ideatori e colleghi del progetto, che curavano l’aspetto video e produzione musicale. Successivamente negli anni si è creato un team vero e proprio che cura tutti gli aspetti, da quello grafico ai video e alla produzione musicale. Siamo un team unito, creativo, che si pone l’obiettivo di dare un immaginario unico ed originale.

Questo progetto è un mix tra atmosfere fredde del Nord Europa e vibes dal sapore vintage italiano. Come ne hai lavorato al sound e in che modo, questo, si sviluppa tra le quattro tracce che lo compongono?

Il sound ha subito variazioni col tempo, dal momento che è un EP in cui ogni singolo brano ha visto un’evoluzione di me non solo in base al mio vissuto ma anche come crescita artistica. Ho avuto modo di migliorarmi insieme al mio team e di sperimentare molto. C’è sicuramente una differenza da “Pantaloni Bucati” a “Rigel”, nonostante il primo mi abbia segnato. Ogni brano però ha una sua caratterista che lo rende unico.

La traccia inedita dell’EP si intitola “Rigel” ed è la sintesi perfetta della musica di Veetti. Cosa hai voluto comunicare con questo brano e in che modo fa da ponte per le produzioni che verranno?

“Rigel” è un brano a cui tengo molto. Ha degli elementi chiavi che rimandano al filone che lega tutto l’EP, ma al tempo stesso introduce qualcosa di nuovo. È il perfetto connubio tra passato e futuro, è il mio presente. “Rigel” è la parte intima di me, è la mia cicatrice più grande, è un inno al coraggio d’amare. Fa da ponte per le produzioni future che avranno un lato intimo ed umano sempre più rilevante.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Da settembre in poi ci saranno tante novità. È come se fosse l’inizio di una nuova era e spero che porti i suoi frutti, che possa arrivare a quante più persone possibili.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Li invito volentieri ad immergersi nel mio mondo, nella speranza che possa trasmettere delle emozioni vere e pure, all’interno del quale si possano rispecchiare.

Veetti for Siloud

Instagram: @veetti_
Facebook: @veettiofficial
YouTube: veetti official

Credits foto: Giorgio Gabe
Credits: Lacryma Dischi

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