InTheMusic: Little Pony, interview

Little Pony sono una band dal sound contaminato da differenti influenze mai riconducibili ad unico genere. Nati tra le strade di Napoli, tra club, jam session e busking, Marco e Ryan sono i membri fondatori, poi seguendo una personale ricerca sonora, la band si è arricchita di nuovi e indispensabili elementi. “Voodo We Do” è il titolo del loro nuovo album che contiene canzoni scritte in viaggio.

Band: Little Pony
Componenti: Ryan Spring Dooley, Marco Guerriero, Valerio De Martino, Pierluigi D'Amore
Età: 41-45
Città: Napoli, Roma
Nazionalità: Italiana, Americana
Brani pubblicati:  Never Know, Low Fi, Fall down
Album pubblicati: We all fall down, Milky white way, Voodoo we do
Periodo di attività: dal 2014
Genere musicale: Funk, Rock, Spoken words
Piattaforme: Soundcloud, Spotify, YouTube, Bandcamp

Chi sono i Little Pony?

I Little Pony sono una band dal sound contaminato da differenti influenze mai riconducibili ad unico genere. Nati tra le strade di Napoli, tra club, jam session e busking, Marco e Ryan sono i membri fondatori, poi seguendo una personale ricerca sonora, la band si è arricchita di nuovi e indispensabili elementi.

Qual è il significato del vostro nome d’arte?

Una delle prime canzoni che abbiamo scritto parla di un cavallino che un bel giorno, stanco della vita comoda ma addomesticata, nel recinto assieme agli altri cavalli, decide di saltare la staccionata ed andare per la sua strada, verso la libertà. Da questa metafora sull’importanza di seguire le proprie attitudini, saltando ognuno la propria personale staccionata, nasce il nome della band, Little Pony.

Quando vi siete avvicinati alla musica e quando, invece, è nato il vostro progetto artistico?

La musica ha sempre fatto parte delle nostre vite. Ognuno ha avuto e ha anche altri progetti all’attivo. I Little Pony nascono invece nel 2014 principalmente come buskers, dall’incontro a Napoli tra Marco e Ryan che dopo tanti vagabondaggi, da Minneapolis si è stabilito in Italia. Dalla strada si è passati ai club e alla necessità di fare album.

Le vostre influenze sono molto vaste: funk, R&B, psichedelia, rap, spoken word, worldmusic e pop. In che modo si mescolano nelle vostre produzioni?

Nelle nostre produzioni si mescola non solo la musica che ascoltiamo ma anche tutto quello che ci accade intorno quando siamo in fase di scrittura. Ascoltiamo tanta roba diversa e sarebbe difficile stabilire un’unica band o artista di riferimento. Sicuramente  la new wave anni 80, un certo tipo di rap non solo americano che oggi si definirebbe old school, diversi ascolti di musica elettronica, il tutto reinterpretato con un attitudine punk. Il progetto Little Pony nasce per le strade di Napoli, la vostra New York, intesa come laboratorio creativo e città dalle contaminazioni artistiche di ogni tipo. In cosa si definisce il vostro stile e in che modo è influenzato, nello specifico, dalla vostra città? Non sapremmo definire il nostro stile, è sempre difficile farlo quando sei all’interno di un progetto creativo che non vuole esprimersi attraverso un unico genere ben riconoscibile. Certamente Napoli ci ha influenzato e continua a farlo perché sa essere un folle laboratorio creativo, pieno di stimoli interessanti a volte, e questo ha reso possibile la nascita di una band come la nostra.

“Voodo We Do” è il titolo del vostro nuovo album che contiene canzoni scritte in viaggio. Come nasce?

“Voodoo We Do” è un disco nato in tour, idee concepite durante i viaggi, alle volte provate nei sound check, che poi abbiamo lentamente affinato in studio e che hanno trovato una loro forma sul disco. Forma non definitiva, poiché molti brani, se non tutti, hanno un’altra faccia suonati nei live. Volevamo sperimentare altre sonorità e un tipo di scrittura quasi corale. Queste canzoni sono frutto di ricerca personale ma anche di un nuovo “dialogo” sonoro tra noi.

Diteci qualcosa in più sulle varie tracce che compongono questo progetto e su come ci avete lavorato, dal testo al sound!

Il sound è frutto della naturale evoluzione della band. Abbiamo cambiato batterista e volevamo sperimentare nuove soluzioni anche in scrittura. Abbiamo aggiunto strumenti, effetti e anche un quarto elemento ai synth. Abbiamo lavorato tanto alla ricerca di un sound più energico e strutturato per ogni singola traccia. È un lavoro di squadra come tutto quel che facciamo come band. I testi li scrive Ryan ma anche in questo spesso si parte da un concetto, magari espresso con un ritornello o una frase pensata o scritta  da uno di noi, poi Ryan trova il mood giusto per esprimerlo al meglio.

Avete anche rilasciato il video ufficiale di “Low Fi”, frutto di un ottimo lavoro soprattutto dal punto di vista cromatico. Come sono avvenute alle riprese?

Con Benedetto Battipede (il regista) c’è una collaborazione artistica che dura da anni e che non si limita a foto e video. È sua la tromba ad esempio sul finale di “Never Know”, brano inedito che abbiamo registrato durante il primo lockdown e di cui ha anche curato il relativo videoclip. Il video di “Low fi” nasce invece dall’idea di utilizzare il corpo come elemento narrativo. Il testo del brano, con lo stile che caratterizza la scrittura di Ryan (voce, sax, efx), parla fondamentalmente della ricerca dell’essenziale.  A volte può essere simile ad una lotta, magari intima magari no, altre è più come ballare appunto. L’importante è seguire il flusso e trovare il proprio modo, la propria ispirazione. Ne abbiamo discusso a lungo con lui su come rendere visualmente questo concetto e Benedetto ha poi saputo trovare il giusto “sguardo” per raccontarlo con le immagini. L’idea alla base del video è fortemente ispirata dalla danza contemporanea e da qui la scelta di farlo interpretare da Lia Gusein-Zade’ (ballerina/attrice) di cui Marco (il bassista) ne segue da anni il lavoro. Eravamo tutti d’accordo nel seguire una precisa linea estetica dove la fotografia, amalgamandosi alla danza, convulsa, a tratti scattosa, potesse essere un tutt’uno con il groove del brano.

Quali progetti avete per il futuro?

Sicuramente portare in giro quest’ultimo lavoro il più possibile!

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Venite ai nostri concerti quando passeremo nelle vostre città!

Little Pony for Siloud

Instagram: @thelittleponyband
Facebook: @littleponynapoli
YouTube: Little Pony

Credits: Conza press

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