Ad oggi i riferimenti musicali e le ispirazioni di Issel vengono principalmente dall’America. È un ragazzo di 20 anni che lavora in un’azienda, ma vorrebbe coltivare maggiormente la sua passione per la musica, affinché possa diventare la sua unica professione. Il suo nuovo album si intitola “Weekend”, composto da 13 canzoni; il tema principale è la difficoltà di vivere a Palermo.
Nome: Samuel Cognome: Valenti In arte: Issel Età: 20 Città: Palermo Nazionalità: Italiana Brani Pubblicati: 8 Grammi Album Pubblicati: Senza Macchia, Weekend Periodo Di Attività: dal 2019 Genere Musicale: Rap Piattaforme: Spotify, YouTube, Amazon Music, Deezer, Apple Music,ecc.

Chi c’è dietro Issel?
Ciao a tutti, io sono Samuel Valenti, in arte Issel, “u picciriddu” per gli amici. Ho 20 anni e sono nato e cresciuto a Palermo. Vivere nella mia città è tanto facile quanto difficile, ad oggi lavoro in un’azienda ma vorrei coltivare maggiormente la mia passione per la musica affinché possa diventare la mia unica professione.
Perché hai scelto questo nome d’arte e qual è il suo significato?
Non c’è nessun significato particolare dietro al mio nome d’ arte, è un nome puramente di fantasia.
Ti sei avvicinato particolarmente alla musica nell’adolescenza, cosa che ti ha portato a scrivere i tuoi primi brani. Cosa ricordi di quei momenti?
Il mio background musicale non è hip hop, i primi pezzi che ascoltai erano di natura neomelodica e pop. Non ho un ricordo molto chiaro del mio primo approccio all’ascolto della musica hip hop, ricordo però che nel 2015/2016 uscì Keta Music Vol.2 di Emis Killa, era già un fan di Emis Killa da tempo ma quell’album fu quello che mi fece scattare la voglia di scrivere i miei primi brani.
Sei un rapper, quindi le tue influenze maggiori derivano sicuramente dal mondo hip hop. Quali sono gli artisti che prendi come riferimento?
Mi sono un po’ allontanato dall’Hip Hop culture italiana. Ad oggi i miei riferimenti e le mie ispirazioni vengono dall’America, principalmente. Non c’è un artista in particolare al quale faccio riferimento, mi piace un po’ di tutto da Drake ai Griselda, dal melodico al rap crudo.
Come definiresti il tuo modo di fare musica e su quali aspetti hai lavorato per essere unico?
Non saprei dare una definizione precisa. Cerco di essere me stesso il più possibile sia quando scrivo che quando registro. Ho molte altre canzoni già pronte e Weekend è sicuramente un album nel quale ho cercato di lavorare più sulla scrittura che sul sound, nonostante l’ascolto dell’album risulti molto fluido, a mio parere.
Il tuo nuovo album si intitola “Weekend”, in cui catturi vere e proprie istantanee della realtà che ti circonda. Quali sono le tematiche che hai voluto condividere con i tuoi ascoltatori?
Uno dei temi che mi sta più a cuore è quello della difficoltà di vivere a Palermo. Crescere senza prendere strade sbagliate, per via della criminalità diffusa e delle poche opportunità di sviluppare progetti, è complicato. Un’altra tematica ricorrente è quella legata alle relazioni sentimentali: dopo una rottura di un rapporto sento sempre e immancabilmente la voglia di sfogarmi con la scrittura.
Come nascono i 13 brani di questo progetto e, in termini di sound, cosa li lega tra loro?
L’estate scorsa ricordo che Spenish scese a Palermo. Col mio collettivo eravamo in una fase di confusione, avevamo da poco dismesso il vecchio studio. Spenish mi propose di fare qualche canzone e allora, avendo la possibilità di sfruttare un villino in provincia, abbiamo deciso di caricare in macchina l’attrezzatura per registrare e siamo partiti. Dopo i primi 5 brani, chiusi in un solo giorno, abbiamo deciso di continuare le session altri due weekend per racchiudere tutto in un progetto.
Ciò che lega questi pezzi è la spontaneità e la naturalezza con cui li ho scritti. Anche se la scrittura l’ho sviluppata in più fasi, trovo i brani molto coerenti l’uno con l’altro. Inutile dire che nel sound la mano del Santo si riconosce sempre…
”Weekend” racchiude anche pensieri legati alla tua città, Palermo, a cui sei particolarmente legato. In che modo la tua terra si è riversata nelle tue tracce e in che modo ha influenzato la realizzazione dell’album?
Con la mia terra ho un rapporto di amore e odio: di amore perché mi ha fatto un po’ da mamma, ho una famiglia per bene alle spalle ma il contesto in cui sono cresciuto non è stato dei migliori, di odio perché per noi ragazzi riuscire a trovare lavoro è molto difficile e quando lo trovi ti pagano la miseria. Non saprei dire in che modo questo legame mi ha influenzato nella realizzazione del disco. Sicuramente, però, sento di dover esternare i problemi che ci sono e, nel mio piccolo, cercare di risolverli parlandone nei miei brani e quindi rendendoli pubblici.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Lavorare a questo mio primo album mi ha fatto realizzare quanti tasti bisogna toccare e quanto impegno ci vuole per preparare un progetto di questa portata. Voglio tornare molto presto con musica nuova, non ho un progetto ben chiaro per ora, magari qualche singolo dopo l’estate.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Comportatevi bene e ascoltate “Weekend”.
Issel for Siloud
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