InTheMusic: Luigi Mariano, interview

Fin da piccolo Luigi Mariano è sempre stato, oltre che un grande lettore, un vorace ascoltatore di canzoni, ma non credeva avrebbe fatto musica nella vita, pur ricevendo già in tenera età delle prime dritte teoriche. Ha vissuto a Roma per ben 20 anni, con l’intenzione di studiare medicina, ma dopo anni di esperienze decisive nella musica è tornato in Salento con un primo disco musicale. Oggi è tornato, a distanza di sei anni, con un tuo terzo album di inediti: “Mondo Acido”.

Nome: Luigi
Cognome: Mariano
In arte: Luigi Mariano
Età: 49
Città: Galatone (Le)
Nazionalità: italiana
Album pubblicati: Asincrono, Canzoni all'angolo, Mondo acido
Periodo di attività: dal 2003
Genere musicale: cantautorale, poprock, blues, folk
Piattaforme: youtube, spotify, deezer, Amazon music

Chi è Luigi Mariano nella vita di tutti i giorni?

Sono un cantautore salentino di quasi 50 anni, che ha vissuto a Roma dai 20 ai 40 anni, ossia nell’età in cui ci si forgia e si diventa adulti. Ero arrivato nella Capitale per studiare medicina, ma nel 2013, dopo anni di esperienze decisive nella musica, me ne son tornato a vivere in Salento non con una laurea, bensì con un primo disco pubblicato e tanti contatti in giro per suonare ovunque e vivere da cantautore.

Come hai scelto il nome da utilizzare sui palchi?

Non ho un nome d’arte, sebbene il mio cognome (che non amo particolarmente), essendo anche un nome proprio, possa in certi casi risultare scomodo e ambiguo. Dato che tutti i miei cantautori di riferimento non hanno mai avuto un nome d’arte, ho scelto di seguire il loro esempio. 

Come è nata la tua passione per la musica e quando si è trasformata in voglia di produrre canzoni proprie?

Fin da piccolo sono sempre stato, oltre che un grande lettore, un vorace ascoltatore di canzoni, ma non credevo avrei fatto musica nella vita, pur ricevendo già in tenera età delle prime dritte teoriche dal caro zio Vittorio. Poi a 17 anni la folgorazione: scrissi una poesia d’amore, un mio amico la musicò e nacque la mia prima canzone. Ero così orgoglioso che gli chiesi di insegnarmi i primi accordi di tastiera.

Quali sono i generi musicali e gli artisti che si riversano nelle tue produzioni?

Pur attento a tutta la musica, compresa quella più moderna, ascolto generi più classici, legati ai cantautori del passato (i maestri storici degli anni ’70, da Dalla a Fossati a De Gregori, al mondo americano folk, rock, country, swing, blues) o a quelli italiani che hanno avuto successo negli anni ’90 (Capossela, Bersani, Silvestri, Fabi, Consoli). Seguo molto anche i nuovi cantautori e, tra i tanti, faccio il nome di GaLoni.

Il tuo stile è da sempre in bilico tra riflessioni intimiste e sguardo al quotidiano. Cosa vuoi che le persone percepiscano con i tuoi testi?

Vorrei che percepissero autenticità: è l’aspetto a cui tengo di più. Non ho mai scritto una sola canzone per strategia, ma solo perché mi sgorgava dal cuore, dalla pancia o dalla testa, con un’urgenza e un impeto devastanti. Se poi una canzone emoziona anche me che l’ho scritta, allora ho raggiunto un obiettivo importante, perché è probabile che quella sincerità arrivi anche agli ascoltatori.

Sei ritornato, a distanza di sei anni, con un tuo terzo album di inediti: “Mondo Acido”. Come nasce?

Il disco nasce da alcune idee musicali e provini in finto inglese che avevo nel pc. Scrivo sempre prima la musica, al piano o alla chitarra, che può restare senza testo anche anni, fino a che non trovo le giuste parole che descrivono quell’emozione musicale. Una volta venuti fuori i testi, ho capito che le nuove canzoni erano molto cantautorali e raccontavano storie ed emozioni che andavano verso tematiche quotidiane, ma universali.

Con questo progetto parli di relazioni familiari, sociali, sentimenti e condizioni individuai. Dicci di più!

Sono sempre stato quasi uno studioso delle relazioni umane e sociali, mi interessa capire la gente e i loro sentimenti, emozioni, comportamenti, paure, convenzioni rispetto al mondo e alla società. Perciò in questo disco mi sono molto soffermato sulle relazioni familiari (zio, nipoti, fratelli, padri ecc), ma anche su condizioni individuali molto particolari, come puà essere la vecchiaia avanzata (in “Vita rasoterra” e “Inverno 2063”), perché volevo capire come l’essere umano sa affrontare (e magari vincere) condizioni così estreme, conservando forza e speranza.

Come hai lavorato al sound dei vari brani e in che modo questi si legano tra loro?

La produzione artistica è di Alberto Lombardi, ma è stato assai divertente lavorare con Primiano Di Biase agli arrangiamenti del disco, tutti ideati da lui, a parte qualche mio piccolo suggerimento. Primiano ha ideato un sound accattivante, molto raffinato e ricercato, certo di stampo classico, ma poco pop, semmai ogni tanto popolare, che tocca varie atmosfere (rock, country swing, valzer, pop-reggae) e lascia dentro un gusto piacevole, che si ha voglia di riascoltare.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Viaggiare tanto e suonare, portando in giro questo nuovo disco, per tutto l’anno e oltre. Dopo l’estate di concerti all’aperto, soprattutto nelle piazzette e negli atrii dei palazzi antichi, mi aspetta un autunno denso, in cui porterò “Mondo acido” anche a Napoli e Palermo.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Sì, di ascoltare sempre la musica senza pregiudizi. Di essere curiosi rispetto al lavoro che c’è dietro a un album. Di evitare l’errore di affibbiare all’arte musicale gli aggettivi impropri di “vecchio” (con connotazione negativa) e “nuovo” (con connotazione positiva), perché la musica segue dei percorsi emotivi imprevedibili e personali, che spesso fanno saltare ogni regola e convinzione. 

Luigi Mariano for Siloud

Instagram: @luigi.mariano
Facebook: @LuigiMariano73
YouTube: @luigimariano

Credits: Chiara Giorgi

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