InTheMusic: Giuseppe Spanu, interview

Attualmente Giuseppe Spanu fa parte della “Nanni Gaias Band” e alterna i live come chitarrista turnista alle home recording sessions all’interno del suo studio dove ha composto per tanti artisti locali. È entrato in contatto con la musica sin da bambino, suo padre e suo zio erano musicisti e insegnanti di musica. Il suo nuovo progetto da solista si intitola “Phatos”; il titolo nasce dalla sua esperienza, grazie alla quale ha capito che dalla sofferenza e dalle situazioni negative che viviamo, se accolte ed elaborate con consapevolezza, possiamo creare nuove realtà.

Nome: Giuseppe
Cognome: Spanu
In arte:  Giuseppe Spanu
Età: 28 anni  
Città: Berchidda (SS)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Ricordi, Paesaggi, D’animo, Quiete, Primavera, Cura
Album pubblicati: PATHOS, Think Outside the Box - T.OT.B - Nanni Gaias w/ Giuseppe Spanu
Periodo di attività: dal 2008
Genere musicale: lo-fi, blues, ambient
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music  
Ph: Bhag.Factory 

Ciao Giuseppe, è un piacere conoscerti! Cosa puoi dirci in più su di te?

Ciao, il piacere è tutto mio! Io sono Giuseppe Spanu, ho 28 anni, musicista e compositore sardo originario di Berchidda (SS). Ho iniziato a suonare la chitarra da bambino con il sogno di poter vivere di musica. Attualmente faccio parte della “Nanni Gaias Band” e alterno i live come chitarrista turnista alle home recording sessions all’interno del mio studio dove ho registrato chitarre e composto per tanti artisti locali. Inoltre sono docente del corso di chitarra moderna nella scuola Civica di Ozieri (SS). Ogni attività mi permette di stare a contatto con tante persone , dai tanti giovani aspiranti musicisti che incontro a lezione, ai musicisti professionisti con i quali condivido le mie esperienze in studio e sul palco.

Sei tra i pochi ad aver scelto il proprio nome anche come nome d’arte. Perché questa scelta?

Non ho mai sentito l’esigenza di avere un nome d’arte, di costruirmi uno pseudonimo, o una maschera al mio nome, anzi il contrario, possiedo un’identità, credo che il nome non faccia l’artista, anche se in molti casi ha aiutato, credo che sia importante la musica, l’unicità della persona, quello che trasmette, indipendentemente dal nome che porta. Il Giuseppe sul palco senza Giuseppe della vita di tutti i giorni non esisterebbe, quindi va bene che le persone mi identifichino con il mio nome e cognome, anche per le attività e il lavoro che svolgo.

La tua musica è così personale che sembra quasi tu sia nato pronto per comporre: quando ti sei avvicinato a questo mondo?

Sono entrato in contatto con la musica sin da bambino , mio padre e mio zio erano musicisti e insegnanti di musica. Assistevo spesso alle prove del loro gruppo ma soprattutto andavo con molto  entusiasmo ai loro concerti, così in modo del tutto naturale e senza “forzature “ mi sono appassionato a questo mondo. Successivamente ho intrapreso lo studio della musica e della chitarra in particolare, con mio zio, il quale mi ha insegnato i primi accordi, le prime canzoni, ecc. perfezionandomi successivamente all’accademia nazionale LIZARD di Fiesole, nella quale mi sono diplomato in chitarra moderna. Il mio principale obiettivo è sempre stato quello di fare musica, di sperimentare e renderla mia, più autentica possibile, Infatti da bambino mi divertivo a comporre dei piccoli riff al piano che poi trasportavo sulla chitarra o viceversa e per me era un vero spasso. Nei vari gruppi in cui ho militato, ho sempre cercato di valorizzare le idee e il sound che in quel preciso momento mi ispiravano. 

Chi sono gli artisti che influenzano la tua musica e il tuo sound?

 Ho avuto la fortuna di nascere in un paese come Berchidda, dove si svolge  il TIME IN JAZZ , uno dei festival più importanti della  scena musicale internazionale, fondato da Paolo Fresu. Ho partecipato come spettatore a tutte le edizioni, in seguito ho avuto anche la fortuna di potermi esibire e questo mi ha permesso di conoscere ed ascoltare tantissimi artisti di livello internazionale che  hanno  influenzato il mio percorso musicale.  I primi ascolti sono stati di musica jazz, mio padre amava in modo particolare questo genere, dandomi così la possibilità di scoprire artisti come Michel Pettruciani, Stefano Bollani, Miles Davis, Charlie Parker, George Benson, ecc.  Sono entrato in contatto in un secondo momento con la musica blues, rock, hard rock, ed è stata una vera e propria svolta per il mio approccio allo strumento e nel fare musica.  I principali artisti  che hanno influenzato il mio percorso sono sicuramente chitarristi  come : Eric Clapton , Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughan , Jeff Beck, Robben Ford ,  B.B. King, Freddie King, Albert King, Joe Bonamassa,  ma anche gruppi come : Led Zeppelin, Deep Purple, Cream, The  Beatles, oppure più contemporanei come : Rage Against the Machine, Tool, The Queen of the stone age , Nirvana, Foo Fighters, Incubus , Kasabian,  The Black Keys, Gary Clark jr, Scott Mckeon, John Mayer etc.  Negli ultimi anni mi sono un po’ allontanato da questo mondo, ho fatto nuove esperienze, principalmente con Nanni Gaias ,  l’artista con  il quale ho la fortuna di suonare, abbracciando diversi generi musicali. Durante la pandemia mi sono appassionato al genere lo-fi, decidendo di comporre e inserire le mie idee in questa veste del tutto nuova per me, ed è stata una vera e propria ricerca in questo nuovo tipo di sonorità, prendendo ispirazione in particolar modo dai principali esponenti del genere come: L’indècis, Cloudchord, Sleepy fish, Matt Quentin.   

A dirla tutta, più che parlare di sound, nel tuo caso c’è bisogno di parlare di un vero e proprio viaggio tra diverse sonorità. Come sei riuscito a mettere insieme waves così differenti?

Secondo me comporre musica oggi è molto difficile, la maggior parte delle scoperte in campo musicale sono state già fatte ed è facile riproporre un’opera già  sentita che può essere bella ugualmente, ma che non porta niente di nuovo agli ascoltatori; il mio pensiero principale è stato quello  di far arrivare all’ascoltatore delle emozioni che,  in fase compositiva, ho cercato di raccontare  brano per brano, in musica, inserendo  il  linguaggio blues in un mondo completamente diverso da quelli che sono gli standard del genere, che incontra e dialoga con le mie nuove scoperte .

“Phatos” è il tuo nuovo progetto da solista. Qual è la sua storia?

La scelta del titolo non è casuale, ma al contrario nasconde un significato molto profondo. La parola Pathos è la capacità che un’opera ha di suscitare emozioni, deriva dal greco e in antichità con questo termine si identificava la sofferenza. Avevo 23 anni quando mio padre ci ha lasciato, questo tragico evento ha cambiato tutta la mia vita, in quel periodo vivevo a Firenze e stavo terminando gli studi, non avevo più stimoli e ricordo che non suonai per un mese intero. Durante i momenti di crisi pensavo a come trasformare tutti queglii stati d’animo che mi assalivano e attraversavano, pensavo che prima o poi si sarebbero trasformati in qualcosa di positivo e produttivo, in musica. Ecco perché ho scelto questo titolo, perché dalla mia esperienza, anche se con non poca fatica, ho capito che dalla sofferenza e dalle situazioni negative che viviamo, se accolte ed elaborate con consapevolezza, possiamo creare nuove realtà, trasformando i pensieri intrusivi in pensieri positivi, questo Ep è sicuramente la sintesi di quel processo. Ogni brano all’interno di Pathos parla delle mie esperienze, delle emozioni e degli stati d’animo attraverso il un linguaggio musicale, la chiave stilistica è chiaramente ispirata alla musica lo-fi , contaminata dall’ ambient, ma anche dal blues e dall’elettronica. 

Ascoltando l’album sembra di essere su un’altalena: ogni brano è diverso dall’altro; eppure, si percepisce un legame tra tutti. C’è un concept che nasconde l’album?

Certamente, come le emozioni che ci attraversano, non esistono emozioni buone o cattive, belle o brutte da catalogare, tutte sono valide nonostante siano diverse tra loro ci abitano tutte, alcune anche nello stesso momento all’interno di un unico “contenitore”, cioè noi stessi,  possono anche presentarsi insieme nonostante siano l’opposto, come per esempio la nostalgia di “Ricordi” è uno stato d’animo dolce amaro, su “Paesaggi”  della potenza emotiva che suscita in noi un paesaggio che sia reale o immaginato, fotografato o dipinto, su “D’animo”  ho voluto sottolineare l’importanza degli stati d’animo proprio perché hanno la capacità di farci vivere positivamente o negativamente le nostre  giornate, ed è importante riconoscerli ed esserne consapevoli,  “Quiete” rappresenta la condizione mentale e fisica nella quale pensieri e preoccupazioni possano fluire.  “Primavera” racconto in musica il processo del cambiamento, inteso anche quel processo che rappresenta una rinascita personale,  “Cura”  è il brano che rappresenta esattamente la cura che ognuno di noi ricerca e applica per la propria anima, quest’ultima può  essere un luogo, un pensiero felice, una canzone, un tramonto.   

Chi ti ha aiutato nella produzione di questo album?

Due persone speciali che ringrazio, Nanni Gaias e Camilla Marongiu. Nanni musicista con il quale condivido il palco da quando siamo bambini,  amico e professionista che stimo e che con il suo contributo  ha arricchito il sound  con degli interventi preziosi, in particolare su “Ricordi” dove ha suonato  il beat, nel brano “Primavera”  sempre per il beat e le parti di  basso, mentre per  “Cura” ha registrato due parti di chitarra.  Camilla, persona altrettanto preziosa e di supporto, con la quale ho sviluppato il progetto “PATHOS”  che ha  curato successivamente con il suo team della BHAG FACTORY producendo e curando gli aspetti legati alla comunicazione e alla visibilità, dai visual alle foto, dalla promozione all’ufficio stampa, in maniera eccelsa. BHAG FACTORY è per me famiglia, è una community fresca e nuova, un canale per gli artisti che offre uno spazio dove potersi esprimere e dare vita a idee e progetti, collaborando con diverse realtà, dove si ha la possibilità di creare la propria arte con i propri tempi, lontano dai ritmi frenetici imposti dall’industria musicale, uno spazio di ascolto e condivisione volto a far crescere l’artista, il tutto in un ambiente estremamente umano e professionale.  

Cosa programmi per il futuro?

Ho iniziato a strutturare il live che spero di poter portare in giro a breve, la data più imminente al momento è quella del TIME IN JAZZ dall’11 al 14 Agosto; mi esibirò con la “Nanni Gaias Band” all’interno del TIME AFTER TIME, rassegna notturna all’interno del Festival, jammando insieme a 4 artisti che stimo moltissimo come, Zamua, Dario Cecchini, Bluem ed Ainè. 

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Lasciatevi andare, ascoltate il cuore e fate quello che vi suggerisce lui, date sempre quello che avete, perché è quello che siete, date il massimo soprattutto per voi stessi. 

Giuseppe Spanu for Siloud

Instagram: @giuseppe_spanu
Facebook: @Giuseppespanumusic
YouTube: Giuseppe Spanu

Credits: Bhag.Factory 

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