Gli ANIMATE sono Luigi e Filippo dalla provincia di Lecce. Il loro progetto nasce con l’obiettivo di dare vita o dare un’anima a tantissime demo e progetti che hanno accumulato negli anni, di animarli appunto. Sono da poco usciti con un nuovo singolo, intitolato “Unbound”, che nasce da un testo che scritto con in mente la notte delle stelle cadenti, cioè il 10 agosto.
Band: ANIMATE
Componenti: Luigi Surdo, Filippo Corciulo
Età: 35, 28
Città: Borgagne (Lecce)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Tomorrowland, Filling Your Void, Unbound
Periodo di attività: dal 2020
Genere musicale: Alternative, Rock indie
Piattaforme: YouTube, Spotify, Deezer, SoundCloud, YouTubeMusic, Tidal, Pandora

Ciao ragazzi, è un po’ che non ci si sente. Come va?
Tutto bene direi, siamo contenti per la nuova uscita “Unbound”. Piace.
Per chi si fosse perso la vostra ultima intervista, vorremo fare un piccolo recap. Chi siete e come nasce il vostro progetto musicale?
Siamo Luigi e Filippo, viviamo in un piccolo paesino in provincia di Lecce e abbiamo formato gli Animate durante il periodo del lockdown per il covid-19. Il nostro intento, come dice il nome della band, è dare vita o dare un’anima a tantissime demo e progetti che abbiamo accumulato negli anni. Animarli appunto.
U2 e Red Hot Chili Peppers sono le vostre influenze maggiori, così come ci avevate detto. Attualmente, c’è qualche nuovo artista o qualche nuova band che vi sta interessando particolarmente?
Per “Unbound” sicuramente Lou Reed e Paul Simon sono stati fonte d’ispirazione ma io, Luigi, continuo ad ascoltare molta musica heavy, sono molto interessato ai Ghost e all’industrial dei Rammstein.
Andrò a vederli a luglio a Padova mentre i Ghost li ho visti a Milano a maggio. Sound pazzesco. Niente di nuovo comunque.
Siete da poco usciti con un nuovo singolo, intitolato “Unbound”. Come nasce?
“Unbound” nasce da un testo che ho scritto con in mente la notte delle stelle cadenti, cioè il 10 agosto. Qui da noi è una serata particolare, ci sono concerti in giro e si fa baldoria tutta la notte. Il titolo originale era “Chaos and silence“.
A questo brano avete dato un tocco acustico, con un assolo elettrico. Come mai questa scelta e, più nel dettaglio, come avete lavorato al sound che lo caratterizza?
Fin da subito ho pensato che quel testo meritasse un arrangiamento musicale semplice, minimal e che arriva dritto al punto. È un testo breve e carico di emozioni e volevo ‘servirlo’, tenendolo al centro della composizione e fare in modo che la musica fosse solo di accompagnamento, di contorno. Avevo in mente di registrarlo con la chitarra acustica e ne avevo appena acquistata una.
Una volta registrate chitarra e linea vocale ho provato ad arricchire l’arrangiamento prima con archi poi con una sezione di fiati e un giro di basso. Ma alla fine ho scelto di lasciarla così com’era originariamente. Quando ho deciso di inserire un assolo sugli accordi del ritornello ho chiamato Marco, un amico chitarrista. È lui che suona in elettrico con una Stratocaster e, naturalmente, non volevamo eccedere e abbiamo lasciato quei due fraseggi intensi che si sentono.
Qual è la tematica che affrontate in “Unbound” e cosa avete voluto raccontare ai vostri ascoltatori?
“Unbound” parla di esperienze di vita vissuta. Quel punto in cui bisogna mettere da parte desideri e paure e lasciare che le persone facciano le loro scelte e vadano per la propria strada, trovare il loro posto nel mondo. Tengo molto ad “Unbound”.
In realtà, “Unbound” anticipa il vostro prossimo singolo, “The colours of a new day”, anch’esso caratterizzato da un sound acustico. Cosa potete anticiparci?
“The colours of a new day” è una canzone più complessa, è una versione acustica di una canzone full band a tutti gli effetti, scritta anni fa e musicata nel 2020. Vogliamo che le persone la ascoltino, a noi piace molto.
In che modo “Filling Your Void”, “Unbound” e “The colours of a new day” sono legati tra di loro e, dopo la pubblicazione di quest’ultimo, come si svilupperà il progetto Animate?
Sono canzoni scritte da una persona che ha fatto finalmente i conti col fatto che potrebbe avere qualcosa da dire. Scrivere canzoni è mettersi nudi e poi correre in una strada affollata. Se non sei te stesso e non sei pronto ad aprirti al mondo fallisci prima di iniziare. Trattano tutte di un percorso di vita: “Tomorrowland” tratta di migliorare sé stessi, di ritrovarsi; “Filling Your Void” è un punto d’osservazione sul mondo che ci circonda; “Unbound” parla di intimità, di confini, di scelte.
Quali progetti avete per il futuro?
A parte questa parentesi acustica, il futuro sarà heavy, molto heavy.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
Un mastodontico grazie.
Animate for Siloud
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