InTheMusic: Maëlys, interview

Marilisa Scagliola è in arte Maëlys. Ciò che la rende unica è la trasparenza di quello che fa: le contraddizioni e le commistioni di culture e generi sono parte di lei anche nella vita di tutti i giorni. A quattro anni dall’uscita del suo primo disco, ha sentito la necessità di trovare un nuovo equilibrio. “Stoccolma”, il suo nuovo singolo, galleggia su sensazioni di nostalgia e di luce che entra dalle finestre di casa.

Nome: Marilisa
Cognome: Scagliola
In arte: Maëlys
Età: 25 
Città: Bari, Bergamo
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Stoccolma, Be the journey, Apricot marmelade
Album pubblicati: Mélange
Periodo di attività: dal 2017
Genere musicale: Folk, Alternative, Electro-soul
Piattaforme: Spotify, Youtube Music, Deezer, Amazon Music, Tidal, ecc.

Chi è MAËLYS nella vita di tutti i giorni?

Sono una (quasi) normale ragazza di 25 anni che sente di averne ancora 22. Originaria di uno sperduto paesino in provincia di Bari, mi sono trasferita nel 2019 a Bergamo per concludere i miei studi in lingue. L’anno scorso poi ho cominciato ad insegnare francese in una scuola secondaria di primo grado della bergamasca e ho scoperto, di nuovo, quanto bello è conciliare due vite completamente diverse. 

Qual è il significato del tuo nome d’arte e in che modo ti rappresenta?

Il mio nome d’arte è un semplice nome francese che assomiglia molto al mio nome vero. Una storia però ce l’ha: quando nel 2017 ho avviato il mio progetto, il primo contenuto pubblicato era una live session di un pezzo di Frank Ocean, “Seigfried”, e io non avevo idea di come chiamare il progetto. Arrivò la mamma di Stefano de Vivo (il mio chitarrista e producer), professoressa di francese, ad illuminarmi con questo nome conoscendo la mia passione per quella cultura.

Quando hai scoperto la tua passione per la musica e cosa ti ha portato, nel 2017, ad avviare il tuo progetto artistico?

Da che ho ricordo di me stessa io canto. Il resto è stato più o meno un corso naturale delle cose e un concatenarsi positivo di eventi. Al liceo frequentavo un laboratorio musicale dove ho conosciuto Vincenzo Guerra, il mio attuale direttore musicale, e Stefano de Vivo. Abbiamo cominciato a suonare insieme e siamo cresciuti insieme, abbiamo conosciuto altri artisti che hanno poi forgiato con noi il mio progetto attuale come Claudio La Rocca (producer) e Rosita Brucoli (co-autrice). 

Quali sono i tuoi riferimenti artistici e in che modo, questi, si riversano nelle tue produzioni?

È evidente come gli ascolti internazionali influenzino la mia scrittura e le mie produzioni: i generi che sento più vicini sono il folk, il soul, l’R&B con un pizzico di elettronica. Sono ispirata da Frank Ocean, Sampha, Lianne La Havas, James Blake e nella scena italiana da Cosmo, Emma Nolde e Joan Thiele, anche se vengo da un’infanzia fatta di Mina, Elisa, Giorgia, Lucio Dalla e Pino Daniele.

In cosa si caratterizza il tuo stile e quali sono gli aspetti che, secondo te, ti rendono unica?

Penso che quello che mi renda unica sia la trasparenza di quello che faccio: le contraddizioni e le commistioni di culture e generi sono parte di me anche nella vita di tutti i giorni. 

A quattro anni dall’uscita del tuo primo disco, hai sentito la necessità di trovare un nuovo equilibrio. In che modo “Stoccolma”, il tuo nuovo singolo, ti ha permesso di riaprire la tua anima?

Il passaggio dalla scrittura in inglese a quella in italiano è stato un salto viscerale per me, ma necessario, poiché sentivo che solo nella mia lingua sarei stata capace di dire veramente e profondamente tutto quello che volevo. “Stoccolma” credo sia il brano più introspettivo di tutti e quello che mi mette più a nudo.

Questo brano galleggia su sensazioni di nostalgia e di luce che entra dalle finestre di casa. Come nasce e cosa hai voluto trasmettere agli ascoltatori?

“Stoccolma” nasce da un sentimento chiaro ed è quello che canto nei primi secondi della canzone: la mia direzione è forse altrove ma mi perdo dentro. Penso che tutti i ragazzi e le ragazze di vent’anni si sentano così: non sai chi sei, non sai dove stai andando e se quello che stai facendo ti rappresenta e forse un po’ ti crogioli in questa incertezza di cui sei inconsapevolmente vittima.  

”Stoccolma” mette insieme frammenti acustici con riverberi elettronici: come hai lavorato a questo sound e in che modo si allinea allo stile del progetto MAËLYS?

Il sound del mio progetto segue una logica lineare a metà tra il folk e l’elettronica, che si lascia guidare dal messaggio dei brani che scrivo. Vincenzo, Stefano, Claudio e Giuliano sono stati indispensabili nella ricerca del sound che più mi caratterizza e rispecchia: è stato un lungo lavoro di 4 anni che sarebbe stato diverso se non fosse stato condiviso. 

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

I miei progetti per il futuro sono di sperimentare ancora di più con la scrittura ma soprattutto vorrei suonare suonare suonare: prima nella mia mansarda, dove voglio approfondire lo studio da autodidatta di tastiere e ukulele, ma soprattutto in giro su tanti palchi (e me lo auguro) perché è la cosa che più mi manca di questo periodo!

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Vorrei dir loro di cercare nella musica, specie quella che non conoscete ancora, la parte più profonda di loro stessi. Ma soprattutto: veniteci a sentire ai live perché è la parte più vera della musica!

Maëlys for Siloud

Instagram@egomaelys
Facebook: @maelysmusic

Credits foto: Martina Amoruso
Credits: Conza press

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