Andrea Raso dedica ogni minuto del suo tempo libero alla musica, sotto differenti aspetti, dalla liuteria allo studio della tecnica, al montaggio di videoclip e ultimamente un po’ di mixing audio. I racconti dei suoi brani avevano come obiettivo quello di far riflettere. “Deedaadoodaa” è il suo nuovo singolo.
Nome: Andrea Cognome: Raso In arte: Andrea Bradz Raso Età: 42 Città: Rotterdam Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Anni 30, La Contea di Little Book, Deedadooda Album pubblicati: Via di Torpiloquio, Deedadooda Periodo di attività: dal 2015 Genere musicale: Folk, Rock, Blues Piattaforme: Spotify, YouTube, Deezer, Tidal, Apple music, Amazon music, ecc.

Ciao Andrea, speriamo che tutto proceda per il meglio! Come stai?
Tutto bene! Periodo di frenetica produzione. Riprendere i live dopo il periodo di picco del covid è tosta, perciò ne sto approfittando per comporre e incidere, sia con la mia band “Coen and The Italian Uncles” che col mio progetto solista.
Ricordaci di te: chi sei, da dove vieni e cosa fai nella vita?
Vivo in Olanda da diversi anni, dopo aver vissuto in diverse città e regioni italiane. Lavoro nel campo dell’IT, ma dedico ogni minuto del mio tempo libero alla musica, sotto differenti aspetti, dalla liuteria allo studio della tecnica, al montaggio di videoclip e ultimamente un po’ di mixing audio. Ho anche molti altri interessi, ma mi dilungherei oltremisura…
Ci avevi confessato di sentirti una sorta di cantastorie: i racconti dei tuoi brani avevano come obiettivo quello di far riflettere. La tua nuova musica si pone sempre su questa linea?
Sicuramente, ma non credo sia una cosa voluta. È il mio modo di scrivere. Ritengo che sia importante avere qualcosa da dire. Più in generale l’arte, se non è racconto non dà spunti di riflessione, o se non è magari provocatoria rimane un esercizio di stile e non ci arricchisce come dovrebbe. Sia chiaro, non penso che il mondo aspetti me per arricchire il proprio intelletto, ma trovo che il confronto tra diversi vissuti e punti di vista sia importante.
Cantautorato italiano, folk americano, swing e soul sono solo alcuni dei generi che ti influenzano. Di recente, hai scoperto qualche nuovo artista che ti ha colpito particolarmente?
Come scoperta recente, solo qualche artista emergente (ad esempio i Buffalo Rose, o i Pomplamoose). A questi affianco i classici rock come gli Stones o i Creedence Celarwater Revival. Un’altra mia passione sono le cover, specie se stravolgono il genere iniziale. Ad esempio, i trovo i Post Modern Jukebox un progetto interessante. Potrei pubblicarne prestissimo una anche io, sto ancora valutando… Sto inoltre riscoprendo i cantatutori italiani moderni (Gazzé, Silvestri per citarne un paio), quelli classici sono già parte della mia cultura musicale e umana. Ovviamente, continuo ad ascoltare i generi che hai appena elencato.
“Deedaadoodaa” è il tuo nuovo singolo. Da dove esce fuori questo titolo?
Foneticamente è un anglicismo che corrisponde più o meno al nostro “trallalero trallallà”. Semanticamente è qualcosa a metà tra la “supercazzola” e il “chupa!”. È la risposta che il protagonista della storia si sente dire dai vari personaggi a cui fa delle profonde domande esistenziali. Il senso è che non tutte le domande hanno delle risposte e a volte dobbiamo saper convivere col dubbio.
La cover del singolo illustra la tua ombra che richiama un samurai errante. Cosa hai voluto rappresentare, nello specifico?
Vuole rappresentare la caparbietà, la disciplina e l’ostinazione di chi è in viaggio in cerca di risposte. È il primo brano che ho interamente composto e registrato nei Paesi Bassi. Lo sfondo infatti è una tipica strada olandese.
Swing-shuffle-rock è il nome che hai coniato per il sound di “Dee-daa-doo-daa”. Come hai lavorato, in generale, alla produzione del brano?
A livello di composizione sono partito da una ritmica swing e le mie influenze hanno fatto il resto. A parte la batteria (suonata da Rick Van De Voort), sono io a suonare tutti gli strumenti. Il mixing e mastering sono a cura di Alessandro Scarlata, che oltre ad essere un vero professionista della musica è anche un carissimo amico.
Quali sono le tematiche che affronti in questo nuovo brano e quale messaggio hai voluto trasmettere agli ascoltatori?
Il brano ha diversi livelli di lettura, uno più scanzonato e superficiale dove il protagonista viene quasi preso in giro dai luminari alla quale chiede risposte. Una lettura più profonda vuole dire che, come dicevo prima, a volte dobbiamo convivere con il dubbio. Allo stesso tempo però, possiamo continuare a cercare le risposte, in quanto anche se non troviamo la risposta alla nostra domanda, la ricerca ci fa crescere e imparare comunque.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Come dicevo, è un periodo quasi frenetico. A breve pubblicherò un nuovo singolo dal sapore più rock blues rispetto ai miei ultimi lavori, e forse la cover di cui prima. Inoltre, anche con il mio gruppo (Coen and The Italian Uncles) stiamo arrangiando degli inediti che presto pubblicheremo. La grande novità è che da adesso in avanti tenderò a scrivere di più i testi in inglese. Vivendo in un contesto internazionale è una scelta quasi obbligata, oltre ovviamente ad una maggiore possibilità di distribuzione oltre i confini italiani.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Supportate la musica indipendente, ascoltateci sulle piattaforme di streaming, seguiteci, condivideteci, aggiungetevi alle vostre playlist. È l’unico modo per avere musica differente da quella imposta dai media tradizionali e favorire un ricambio generazionale che non sia imposto da questi ultimi.
Andrea Raso for Siloud
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