I Bengala Fire si contraddistinguono per il sound di stampo britannico e per la forte propensione al rock’n’roll. Sono quattro ragazzi provenienti dal profondo veneto, nella vita fanno i musicisti e lavorano per la loro band. “Bobby Eroina” è il titolo del loro nuovo singolo, un ritorno crudo e incendiario al suono sporco del punk rock underground britannico
Band: Bengala Fire
Componenti: Mario, Borto, Orso, Lex
Età: 24, 24, 24, 29
Città: Cornuda (TV), Castelfranco Veneto (TV)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Valencia, Maracaibo, Amaro Mio, Jack (Non Sa), Matador, Bobby Eroina
Periodo di attività: dal 2017
Genere musicale: Rock
Piattaforme: Spotify, Apple Music

Chi c’è dietro i Bengala Fire?
Siamo quattro ragazzi provenienti dal profondo veneto, abbiamo tutti ventiquattro anni meno Lex che è un po’ più grande (ventinove anni, ormai quasi trenta). Nella vita facciamo i musicisti e lavoriamo per la nostra band.
La vostra band nasce quando eravate ancora molto piccoli: cosa vi ha spinti ad unirvi nel 2010 e cosa vi tiene ancora uniti?
La band è nata nel nome della nostra amicizia iniziata fin dai tempi dell’asilo/elementari, inizialmente come tutti i gruppetti di paese. Nel nostro caso, facevamo i classici concertini da patronato o nella piazza del paese con le classicissime cover. Attualmente il collante che ci tiene uniti è sempre l’amicizia, la passione per la musica e ormai questa sorta di fratellanza sviluppata in tutti questi anni ma soprattutto la volontà di portare avanti un progetto musicale comune.
Qual è il significato del vostro nome d’arte?
La storia è meno romantica di quanto un lettore potrebbe sperare. Potremmo dire che abbiamo sognato questo nome davanti ad un paesaggio mozzafiato o qualcos’altro di iconico come si vede in alcuni film, ma la verità è che abbiamo fatto un sorteggio con dei bigliettini e Bengala Fire era quello meno brutto, punto.
Quali sono le vostre influenze musicali comuni e in cosa, invece, differiscono?
Le influenze comuni sono tutta la musica rock britannica, il punk 77 e tutta la wave in generale. Grande contrasto invece è (non facciamo nomi su chi ha questo terribile morbo) la Trap.
Vi contraddistinguete per il vostro sound di stampo britannico e per la forte propensione al rock’n’roll. Come avete lavorato, negli anni, allo stile che oggi vi caratterizza?
Si lavora ascoltando, rubando con le orecchie e rielaborando con la testa. Spesso facciamo lunghe sessioni di jam dove registriamo, poi le cose buone iniziano a venir riprese e si cerca di creare una forma canzone. La cosa importante è di non porsi uno stile altrimenti si rischia di diventare una caricatura di esso e di noi
“Bobby Eroina” è il titolo del vostro nuovo singolo, un ritorno crudo e incendiario al suono sporco del punk rock underground britannico. Come nasce e come è stato prodotto?
“Bobby Eroina” nasce da un riff di chitarra che Mario ha portato in sala prove. Di Bobby prima di questa ne sono state fatte molte, tutte con strutture diverse e ritmi differenti. L’abbiamo provata e riprovata in un modo che ricordo alienante. Il titolo prende il nome da un compagno di studi di Mario e il testo tratta in modo molto chiaro della tossicodipendenza. Ultimamente alcuni articoli la definiscono punk, ma il punk è più veloce, presenta meno cambi di tempo e spesso si va dritti con quattro power chord messi bene ma in croce. “Bobby” è un’altra cosa, quindi almeno noi pensiamo sia uno sguardo semplicemente al rock in generale.
Da cosa esce fuori questo titolo?
Siamo stati molto indecisi fino alla fine su che titolo dare, ma ogni cosa suonava male con un pizzico di ingenuità non voluta. allora abbiamo tenuto semplicemente il primissimo titolo che la identificava in sala prove “facciamo Bobby Eroina?”, poi appunto con il tempo Mario ha svelato a noi della band che il titolo viene da un soprannome che aveva un suo compagno di studi. Resta comunque un alone di mistero.
Cosa ha ispirato questo testo e in che modo?
Il testo vuole guardare tutto il mondo della tossicodipendenza attraverso un personaggio “Bobby”, altra ispirazione è stato il romanzo “Trainspotting” di Irvine Welsh.
Quali progetti avete per il futuro?
Continuare a lavorare per creare il nostro album d’esordio e tornare sopra ai palchi facendo vivere Bobby e altri personaggi attraverso la musica ma soprattutto attraverso chi verrà a sentirci.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
Classica cosa che dicono questi Influencer oggi: “Seguiteci sui nostri canali”. A parte gli scherzi, speriamo di vedervi presto dal vivo in uno dei nostri concerti e fare un po’ di casino insieme nel nome delle cose vere, nel nome del Rock’n’Roll.
Bengala Fire for Siloud
Instagram: @bengalafire Facebook: @bengalafire YouTube: Bengala Fire Credits: Astarte Agency