InTheMusic: MASH, interview

Nei suoi pezzi, MASH unisce un’attenzione alle parole frutto dell’amore per la scuola cantautorale genovese e romana a una vocalità graffiante e perforante, figlia dell’alternative rock e del britpop con cui è cresciuto. “Basta pensare” è il titolo del suo nuovo singolo, che riprende le tematiche e il mood dei suoi singoli precedenti, cantando delle debolezze di una generazione.

Nome: Massimo
Cognome: Torresin
In arte: MASH
Età: 25 
Città: Cittadella (PD)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Basta Pensare, Pungiball, Oggi Non Voglio Morire
Periodo di attività: dal 2022
Genere musicale: Alternative Rock, Emo, Pop Rock
Piattaforme: YouTube, Spotify

Chi è Mash nella vita di tutti i giorni?

Mi definisco un overthinker cronico, ma sto cercando di migliorare. Sono un cantautore, ho 25 anni e vivo a Cittadella, un piccolo paese in provincia di Padova, dove passo gran parte del tempo chiuso nel mio home studio a trasformare i miei demoni in musica. Nella vita così come nel lavoro ho sempre puntato tutto sull’arte, perché è ciò che mi fa sentire vivo.

Perché hai deciso di utilizzare questo nome d’arte?

Il mio nome d’arte, “Mash”, mi è stato suggerito dal mio bassista, Jacopo Basso (mai cognome fu più azzeccato). Queste quattro lettere stanno alla base di tutto il mio progetto artistico e anche della mia Weltanschauung: in musica fare “mash-up” significa mescolare canzoni diverse per creare un tutt’uno e io credo che nell’arte così come nella vita le cose più belle nascano dalla contaminazione e dall’abbattimento delle barriere.

Qual è stato il tuo percorso nella musica fino ad oggi e cosa ha mantenuto viva la tua passione?

Non vengo da una famiglia di musicisti: mi sono avvicinato alla musica, credo, per trovare un canale di scolo per i pensieri più tossici, ma anche per quelli più puri. A 12 anni ho chiesto a mamma di comprarmi una chitarra e da lì mi sono appassionato a vari ambiti del mondo musicale, iniziando a suonare diversi strumenti e a nutrire giorno dopo giorno la mia fame di conoscenza.

Quali sono i generi musicali e gli artisti che più influenzano ciò che fai?

I Muse sono la crush musicale di una vita, perché mi hanno insegnato cosa significa fare musica contaminata, abbracciando la propria identità al 100%. Adoro anche band come Linkin Park, Red Hot Chili Peppers, Bring Me The Horizon, e sono un grande fan di alcuni cantautori italiani, primi fra tutti De Gregori e Niccolò Fabi: rimango sempre affascinato dal modo in cui dipingono storie tramite le canzoni e danno peso a ogni singola parola.

Nei tuoi pezzi unisci un’attenzione alle parole frutto dell’amore per la scuola cantautorale genovese e romana a una vocalità̀ graffiante e perforante, figlia dell’alternative rock e del britpop con cui sei cresciuto. Come hai trovato la tua identità musicale?

Nel suo diario Kurt Cobain scrive: “uso frammenti delle personalità altrui per formare la mia”. Mi riconosco in queste parole: fare musica per me significa scavarsi dentro, per poi restituire al pubblico qualcosa di nuovo e magico che nasce dall’interazione tra l’artista e l’arte (e il vivere in generale) di cui lo stesso si nutre.

“Basta pensare” è il titolo del tuo nuovo singolo. Come nasce e come è stato prodotto?

Amo variare metodi di composizione, per rinfrescare la creatività. “Basta Pensare”, ad esempio, è l’unico dei tre singoli usciti finora a essere nato navigando su YouTube. Proprio su questa piattaforma mi sono imbattuto in una base musicale particolarmente stimolante: nel giro di poco è nato il ritornello della canzone. Subito dopo ho importato la base su Logic, il programma che uso per registrare, ho modificato l’arrangiamento e nei giorni seguenti ho finito melodia e testo. Da lì in poi ho passato la palla al mio produttore, Davide Gobello per la produzione vera e propria.

Il brano riprende le tematiche e il mood dei tuoi singoli precedenti, cantando delle debolezze di una generazione. Perché hai deciso di soffermarti su questi argomenti e da cosa sono stati ispirati?

Vorrei dare alle persone come me quello che la musica mi ha dato quand’ero adolescente: una luce in fondo al tunnel, la certezza che oltre al dolore c’è una vita nuova tutta da scoprire. C’è tanta gente là fuori che ha bisogno come ne ho io di sentirsi dire questo: non siamo soli, il dolore è un punto di partenza! Finché avrò fiato in corpo non mi stancherò di urlarlo nelle mie canzoni. 

Più nel dettaglio, in che modo “Basta pensare” si lega alle tue produzioni passate e in che modo, invece, anticipa quelle che verranno?

“Basta Pensare” è la sorella del mio primo singolo “Oggi Non Voglio Morire”. Trattano più o meno la stessa tematica, ma “Basta Pensare” aggiunge un espediente pratico: se vuoi interrompere il circolo vizioso dei cattivi pensieri, perché non provi a non pensare affatto? In questo senso è un brano meditativo e a mio parere utile, perché contiene un mantra, il “basta pensare” che ripeto nel ritornello, da dire a noi stessi per risvegliarci nei momenti bui. “Basta Pensare” è anche quello che vorrei dire alla protagonista di un prossimo brano a cui stiamo lavorando.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Ultimamente sto sentendo il bisogno di vedere le persone che mi supportano sui social dal vivo, perché la musica va sudata oltre che streammata. Voglio abbracciare e incontrare anche solo per un attimo tutti i cuori fragili che mi stanno ten(d)endo la mano in questo viaggio appena iniziato, portando questo progetto in qualche locale coerente con il mio immaginario.

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Coi cattivi pensieri bisogna farci l’amore e il dolore non è altro che l’alba di un nuovo inizio. Vi abbraccio forte!

Mash for Siloud

Instagram: @mashmusicoff
YouTubeMash

Credits: Astarte Agency

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