Cannella passa le giornate a lavorare alle sue canzoni e le serate in qualche pub di Montesacro, la zona di Roma in cui vive. Di disco in disco ha cercato di lavorare molto sulla riconoscibilità, sia dal punto di vista del sound che del linguaggio, a prescindere dalle etichette di genere. “Stadio” è il titolo del suo nuovo singolo, in cui il protagonista indiscusso è quell’amore che, se condiviso, si amplifica sempre di più.
Nome: Enrico
Cognome: Fiore
In arte: Cannella
Età: 27
Città: Roma
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Balla così, Fiori Blu, Casa Tua, Stadio, Foro Italico
Album pubblicati: Ore piccole, Siamo stati l’America
Genere musicale: Indie
Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, Amazon music, Deezer, Tidal, ecc.

Chi è Cannella nella vita di tutti i giorni?
Un ragazzo normalissimo direi. Fondamentalmente passo le giornate a lavorare alle mie canzoni e le serate in qualche pub di Montesacro, la zona di Roma in cui vivo. Ho anche la passione per la cucina, quindi sono solito organizzare cene a casa per le persone a cui voglio bene. Insomma, niente di così fuori dal comune probabilmente. Forse sono bravo a rendere più interessanti alcuni aspetti della mia vita quando li racconto nelle canzoni!
Quale storia c’è dietro il tuo nome d’arte?
In realtà è un nome nato per gioco, in una serata come un’altra in un pub di zona assieme a qualche amico. In quel periodo cercavo un nome d’arte per il mio progetto, avevo da poco scritto una canzone, mai pubblicata, che si chiamava “mela e cannella”. Così, da una presa in giro di un mio amico su quella canzone, è nata l’idea del nome Cannella. Lì per lì pensavano che non l’avrei tenuto e sarebbe rimasta una parentesi scherzosa, invece poi l’ho tenuto sul serio.
Siamo curiosi di sapere come tutto è iniziato: quando hai scoperto la tua passione per la musica e come sei arrivato poi ad intraprendere un tuo progetto artistico?
Da che ho memoria ho sempre amato la musica. Ricordo che da piccolo mio padre mi faceva ascoltare i successi italiani degli anni Novanta. Io li imparavo a memoria e poi mi mettevo in cucina, dove c’era lo stereo di mia madre, e li ricantavo a squarciagola. Poi a 13 anni mi sono ritrovato a scrivere le mie prime canzoni, all’epoca per lo più rap. Da quel momento non ho mai smesso di farlo, quindi in maniera molto naturale si è trasformata da una semplice passione ad un’ambizione. Non saprei dire il momento esatto in cui ho capito che avrei voluto fare questo nella vita, è stato tutto molto progressivo.
Quali sono i generi musicali e gli artisti che ascolti solitamente e quali quelli che preferisci?
Ascolto un po’ di tutto, diciamo che dove c’è bella musica c’è il mio interesse, a prescindere dal genere. Gli artisti italiani che ho sempre amato fin dall’infanzia e poi durante l’adolescenza sono Cesare Cremonini, Giorgia, Tiromancino, Luca Carboni, Marracash, Fabri Fibra e tanti altri. Forse farei una lista infinita se dovessi dirli tutti, ma questi sicuramente hanno avuto un ruolo importante nella mia crescita artistica. Invece, se ti dovessi dire un paio di nomi di artisti non italiani, ti direi Eminem e i Coldplay, loro li ascolto veramente da sempre.
Come definiresti il tuo stile e cosa ti rende unico?
In realtà non sono un grande amante delle definizioni. Penso che chi ascolta la mia musica abbia un’idea molto chiara di quello che faccio e di come lo faccio. Di disco in disco ho cercato di lavorare molto sulla riconoscibilità, sia dal punto di vista del sound che del linguaggio, a prescindere dalle etichette di genere. Agli inizi ero un rapper, quindi magari a differenza di altri ho un background differente, sicuramente sono un cantautore atipico perché mi porto appresso quelle influenze hip hop che non ho mai abbandonato. Comunque penso che l’unicità alla fine stia in ciò che racconto. Se parlo delle cose che vivo, in maniera onesta e con un mio linguaggio, probabilmente è questo a rendere uniche le mie canzoni. La mia vita la vivo solo io, quindi dubito possa ricordare racconti specifici di qualcun altro.
“Stadio” è il titolo del tuo nuovo singolo, in cui il protagonista indiscusso è quell’amore che, se condiviso, si amplifica sempre di più. Come nasce e come hai lavorato al suo sound?
“Stadio” è una canzone nata poco dopo la pubblicazione di “Ore Piccole”, il mio ultimo album. Era un periodo in cui una persona a me molto cara si stava separando dalla sua metà, dopo un lungo periodo di tira e molla che lo stava facendo soffrire parecchio. Diciamo che essendo una persona particolarmente empatica ho assimilato la vicenda come se la stessi vivendo in prima persona, anche perché si tratta di un mio amico d’infanzia con cui ho condiviso tutta la vita. Quindi da quei suoi racconti sulla vicenda poi ho trovato l’ispirazione per scrivere il brano. Successivamente l’ho portato in studio da Marco Pasquariello, mio fidato collaboratore con il quale ho lavorato praticamente tutti i demo dei nuovi brani, e abbiamo buttato giù un’impronta di sound. Poi l’arrangiamento definitivo è stato curato da Marta Venturini, che ha dato una svolta decisiva al brano, come è solita fare ormai da tre anni a questa parte.
”Stadio” anticipa l’uscita del tuo prossimo progetto discografico. Cosa puoi anticiparci?
Posso dirvi che ho da parte parecchi brani ai quali sono molto legato. Attualmente sono ancora in quella fase di scrematura che per me è sempre molto dolorosa, scegliere un brano invece che un altro è un arduo compito. Come per lo scorso disco, gli arrangiamenti saranno curati da Marta Venturini, col supporto di Marco Pasquariello, come dicevo prima. Ci saranno anche delle collaborazioni che per il momento non posso svelare, comunque sono molto contento del lavoro che stiamo facendo e non vedo l’ora di farlo sentire al pubblico.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuare a crescere artisticamente e continuare a fare musica sincera. Poi ho una gran voglia di intraprendere un tour per il nuovo disco, perché sono stati anni difficili per la musica dal vivo e sento che ora è un buon momento per dedicarsi anche ai live.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Sì, vorrei dire ai giovani lettori che coltivare una passione e fare di tutto per renderla un lavoro, per viverla nel quotidiano senza altre distrazioni, è la cosa più importante che ci sia. Lo dico sempre anche a chi mi chiede consigli in privato riguardo dinamiche di vita privata. Solo questo.
Cannella for Siloud
Instagram: @cannellaofficial_ Credits foto: Lorenzo Piermattei Credits: Honiro Label