Ciò che caratterizza la musica di Ubertone è la sua fluidità di genere musicale e ciò che lega il tutto e che lo caratterizza di più sono i testi che, pur lavorando su più registri, raccontano sempre qualcosa di lui. “Meconio” è il titolo del suo primo album, con cui ci introduce al suo peculiare mondo poetico fatto di forti chiaroscuri, musicali ed emotivi.
Nome: Marcello
Cognome: Ubertone
In arte: Ubertone
Età: 40
Città: Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Efelidi, Ferragosto, Non mi manchi per niente
Album pubblicati: Meconio
Periodo di attività: dal 2013
Genere musicale: Cantautorato, Rock
Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, Deezer, Amazon Music

Chi è Ubertone nella vita di tutti i giorni?
Mi chiamo Marcello Ubertone, sono nato a Rovigo ma ho cominciato a scrivere canzoni a 17 anni durante un anno di studio in Kentucky. Dopo la laurea breve in lettere, mi sono trasferito a Milano dove mi sono specializzato in cinema e tv. In passato ho lavorato come editor di libri e autore televisivo per la Gialappa’s Band, ma ora mi sto concentrando sulla musica. Amo giocare a scacchi e a calcetto.
Perché hai deciso di utilizzare il tuo cognome come nome d’arte?
Ero ospite a un festival e qualcuno mi ha chiesto: “Hey Ubertone, come ti chiami di cognome?”. Credeva che Ubertone fosse il mio nome d’arte. Un amico mi ha detto: “Sai che però non suona male?”. Così per l’uscita della mia prima canzone su Spotify ho seguito quei due consigli: quello involontario dello sconosciuto e quello esplicito del mio amico.
Quando hai scoperto la tua passione per la musica e come ti sei avvicinato alla scrittura?
Nel 1999 mi sono trovato catapultato nella provincia americana in una casa bianca con canestro e giardino, vicino a una casa bianca con canestro e giardino, vicino alla stessa casa fotocopiata per chilometri. Nessuna piazza, nessun baretto. Inizialmente nessun amico. Avete presente il film “American Beauty”? Probabilmente non ero nemmeno fornito di un grande senso di adattamento… fatto sta che in quel momento la chitarra è diventata la mia migliore confidente.
Quali sono i generi musicali e gli artisti che ascolti solitamente?
Ascolto moltissima musica italiana e straniera e generi diversissimi tra loro e una sintesi risulta difficoltosa. L’unica cosa che riesco a dire sinteticamente è che mio artista italiano preferito è Fabrizio De Andrè.
Parlaci ora del tuo stile: in cosa si caratterizza e in cosa mostra la tua identità artistica?
Credo che la mia fluidità di genere musicale possa essere un’arma a doppio taglio perché una stessa persona può apprezzare certi territori sonori in cui mi muovo e non apprezzarne altri. Probabilmente ciò che lega il tutto e che mi caratterizza di più sono i testi, che pur lavorando su più registri, raccontano sempre qualcosa di me in un modo che ora spero di poter dire mio.
“Meconio” è il titolo del tuo primo album, con cui ci introduci al tuo peculiare mondo poetico fatto di forti chiaroscuri, musicali ed emotivi. Come nasce e come è stato prodotto?
In vita mia ho scritto più di cento canzoni e negli ultimi anni mi sono impegnato soprattutto per ‘metterle in bella’, produrle e farle uscire sui canali ufficiali della musica. “Meconio” è una prima raccolta di questi brani. Per stilare una tracklist ho escluso quelli in cui a parlare sono dei personaggi di fantasia e ho incluso quelli in cui “chi parla” è identificabile con me. La figura chiave che mi ha aiutato in questa operazione è Graziano Beggio, un arrangiatore e musicista di grande talento che ha prodotto il disco. Il mastering è stato fatto a Buenos Aires dal tecnico del suono Pablo Rabinovich.
Quali sono le tematiche che affronti nei vari brani e in che modo si collegano tra di loro?
Credo che i temi che emergono mostrino alcune mie fragilità come la timidezza, la paura di non essere all’altezza delle mie stesse aspettative e quella di non riuscire a cogliere il famoso attimo fuggente. Si parla però anche di un amore che si realizza e poi finisce. Che tutto sommato, rispetto a certe “non storie” (fatte di parole non dette e baci non dati) di cui parlo in altre canzoni, rappresenta un bel progresso.
Il progetto spazia da intense ballate introspettive a piccole narrazioni caratterizzate una componente umoristica. Qual è il sound che porti avanti in “Meconio”?
Il sound di Meconio lo definirei “non fighetto”. Il cartone delle uova che ho messo in copertina vuole rappresentare quelle cantine e quei garage che negli anni novanta venivano insonorizzati malissimo con quegli imballaggi. È tutta musica suonata e gli interventi elettronici sono a dir poco sporadici e minimali.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In “Meconio” ci sono 13 canzoni. Nei prossimi 2-3 anni vorrei pubblicarne almeno un’altra trentina.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Vorrei ringraziarli di cuore di aver letto questa intervista e vorrei invitarli, se un po’ di curiosità gliel’ho messa, a cercarmi su Spotify.
Ubertone for Siloud
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