Sàles è un cantautore che si alza la mattina pensando che se la giornata fosse fatta solo di pasta cacio e pepe, chitarra e canzoni sarebbe tutto più bello. Suona e canta per strada, esibendosi un po’ ovunque, poiché è convinto che la strada possa fortificarlo. “Scapperò” è il titolo del suo nuovo singolo.
Nome: Jacopo
Cognome: Sales
In arte: Sàles
Età: 21
Città: Taviano (LE)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Ticket, Che roba, Ciao come stai, Scapperò
Periodo di attività: dal 2020
Genere musicale: Indie, Pop
Piattaforme: Spotify, Apple Music, Amazon Music, Tidal

Chi è Sàles nella vita di tutti i giorni?
Ho 21 anni e vivo nel caldo Salento. Sono un cantautore che si alza la mattina pensando che se la giornata fosse fatta solo di pasta cacio e pepe, chitarra e canzoni sarebbe tutto più bello. Canto e suono anche per strada, forse perché penso che la strada possa fortificarmi o forse perché penso che non ci sia sfida più grande nel provare a rendere più dolci le giornate dei passanti.
Perché il tuo cognome è diventato il tuo nome d’arte?
Chissà quanti da piccoli avranno ricevuto delle bellissime battute sul proprio cognome. Con il mio le battute non sono mai mancate (sales-scendes, sales-pepes-zuccheros)… che ridere! Perciò, ho sempre pensato che i propri ‘punti deboli’ bisogna sempre trasformarli in punti di forza (anche se in questo caso non ho mai considerato il mio cognome come un punto debole!). Poi un giorno un amico mi consigliò, scrivendomi dal nulla alle 4 di notte, di inserire un accento caratteristico sulla lettera “a”. E quindi sì, da quel giorno ho deciso che mi sarei chiamato “Sàles”.
Come ti sei avvicinato alla musica e in che modo, poi, si è evoluto il tuo percorso in questo settore?
A 5 anni chiesi a Babbo Natale una chitarra. Mi è stato raccontato che ero sulle spalle di mio padre quando, quasi dormiente, gli chiesi una chitarra e mio padre (da buon amico stretto di Babbo Natale) la fece arrivare a casa. Così, quella chitarra che strimpellavo a 5 anni, ora è un po’ cresciuta. A 15 anni scrissi il mio primo testo. Ero fuori il portone di casa, avevo dimenticato le chiavi. Pioveva con il sole. Non c’era occasione migliore.
Da quel momento in poi ho continuato a scrivere, sempre, ovunque, sopra ogni cosa (anche su un mio vecchio pantalone bianco e sulla porta del bagno della mia scuola; è sbagliato, lo so). Credo che non ci sia cosa più bella nell’esprimere ciò che si prova e ciò che si pensa attraverso un testo e una melodia, rende tutto più facile, più diretto; è quello che cerca di fare ogni artista no? Entrare nella testa e nel cuore delle persone; dirlo può sembrare una cosa banale, ma in realtà, riflettendoci, è come una dichiarazione d’amore.
Quali sono le tue influenze musicali principali?
Citare De André, Gaber e Guccini forse mi sembra quasi irrispettoso nei loro confronti, ma ormai li ho già citati. Diciamo che sono cresciuto ascoltando questi poeti, che secondo me sono inarrivabili. Oggi ascolto molto indie, pop, anche un po’ di punk che sta tornando improvvisamente. Per l’indie pop Fulminacci, a mio modo di vedere, è uno dei più forti. Ma Gazzelle e Calcutta, quando ho voglia di piangere, non mancano mai. Il loro modo di scrivere mi gasa tantissimo, la metrica che usano, il sound a volte semplice ma concreto e diretto, mi ci ritrovo molto.
Ascolto tanta musica emergente, mi piace capire come si stanno orientando tutti i nuovi artisti come me. Gli artisti emergenti meriterebbero tanta attenzione, probabilmente è da lì che nascono le cose più forti, cioè quando si parte dal basso, quando hai davvero solo le mani come strumento e uno spazzolino come microfono.
Suoni e canti per strada, esibendoti un po’ ovunque. In cosa si caratterizza il tuo stile e come modo i passanti hanno contribuito alla sua definizione?
Come dicevo prima, la strada (quella buona) a 21 anni ti fortifica, dove spesso si trova l’indifferenza della frenesia della vita moderna. In realtà io, la mia chitarra, la mia cassa e il mio microfono ci siamo trovati subito benissimo. Di solito quando canto indosso un cappellino ed è un segno di riconoscimento per le persone che passeggiano con più frequenza. “Quel ragazzo ha un cappellino beige? Ok è Sàles”. Già qualcuno lo dice e vorrei che un giorno sempre più persone lo dicessero. Questo cappellino beige ha una visiera che cade sugli occhi, come se non volessi vedere nessuno. Ma in realtà vedo tutto e tutti.
Chi passa e si ferma ad ascoltare, chi passa e senza fermarsi ti sorride, chi passa e non si volta a guardarti, magari va di fretta mi dico. Puoi notare qualsiasi cosa e puoi migliorare ogni giorno di più, perché impari ad ascoltare la tua voce, a sentirla dentro e a buttarla fuori. E poi non c’è soddisfazione più grande nel vedere le persone che bloccano la loro routine per tre minuti per ascoltarti; un ragazzo, da solo, in una piazza enorme. O gli anziani (i migliori) ti sorridono, aspettano che la canzone finisca e poi vengono a farti i complimenti e a raccontarti la loro gioventù o che la sera mangeranno un po’ di verdura. Tutto ciò mi spinge a continuare; il contatto con l’altro è fondamentale per questo settore. D’altronde, la musica è condivisione!
“Scapperò” è il titolo del tuo nuovo singolo. Come nasce e come è stato prodotto?
Il brano è stato arrangiato e prodotto da AlbicoccaStudio, è uscito per l’etichetta BeatSound ed è distrubuito da Ada Music Italy. “Scapperò” nasce perché a volte la musica ti fa conoscere le persone giuste, al momento giusto. Quando ho conosciuto Greta Portacci, una delle autrici del mio nuovo singolo, ho capito subito che ci avrei lavorato insieme. Greta è un’artista e un’autrice di livello con una sensibilità incredibile. Niccolò Verrienti, autore anche lui del brano insieme a Giulia Capone, ha lavorato con professionalità e caparbietà a questo progetto, come in tutti i suoi lavori. Un professionista esemplare, il mondo della musica ha bisogno di persone come lui!
Niccolò Verrienti, Greta Portacci e Giulia Capone non solo mi hanno fatto crescere da un punto di vista musicale, ma con loro è nata un’amicizia che mi ha fatto crescere sotto tanti punti di vista. Non smetterò mai di ringraziarli. Scapperò ha uno stile fresco, moderno, con un testo che all’interno nasconde un lato più nostalgico. Un brano che è un po’ indie, un po’ pop, un po’ rock, mi permetto di dire…un po’ “Sàles”!
Con questo brano vuoi fuggire e prendere le distanze dalla solita storia d’amore. Cosa ha ispirato questo testo e cosa hai voluto comunicare agli ascoltatori?
Sì, nel testo voglio fuggire e prendere le distanze dalla solita storia d’amore. I drammi dei vent’anni spesso mi sovrastano, ciò che mi circonda a volte è noioso e senza emozioni (tranne la musica). Scappare dalla solita storia d’amore snervante con la quale si dà sempre tutto e subito, troppo presto, troppo velocemente, senza ascoltare a vicenda i respiri, i battiti.
Poi alla fine però, io voglio scappare da tutto con quell’amore di sempre. Perché spesso è quello che ci circonda che risulta essere troppo poco autentico, sintetico. Non so se questa storia d’amore di cui abbiamo parlato, io l’ho vissuta nella realtà o in sogno.Sono sicuro però che questo desiderio di fuga e di rimanere soli con sé stessi o solo con l’unico amore di sempre, l’hanno avuto un po’ tutti. E allora prendetevi il vostro tempo, scappate verso il vostro porto sicuro, che può l’abbraccio di un amico/a, fidanzato/a o qualsiasi altra cosa. Ma, nello stesso tempo, mentre scappate, ascoltatevi, non buttate via tutto, bisogna godersi ogni momento. Io spesso ho buttato via tutto e per questo vi scrivo di non farlo!
Come hai lavorato al sound di questa traccia e in che modo si relaziona con i tuoi brani passati?
Con AlbicoccaStudio abbiamo subito optato per un sound moderno. L’idea era quella di mettere insieme un sound molto fresco, diretto, con un testo leggero ma nostalgico. Probabilmente è un sound molto pop ma ha anche qualcosa di indie e qualcosa di rock; abbiamo pescato da vari generi, facendo molta attenzione alla qualità.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Vorrei che la mia musica arrivasse a quante più persone possibili, conoscerle, capire come si sentono mentre ascoltano la mia musica, sorridere con loro, piangere insieme a loro. Come ho già detto, la musica è contatto, è condivisione.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Di porre sempre più attenzione agli artisti emergenti. Molti ragazzi hanno davvero la voglia di buttar fuori tutte le emozioni che tengono chiuse dentro e che solo la musica può tirar fuori. E naturalmente, un’altra cosa che vorrei dire, è di seguirmi e di ascoltare “Scapperò”!
Sàles for Siloud
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