InTheMusic: Thelegati, interview

Thelegati sono nati come un quartetto e suonavano principalmente il classico blues di Chicago, almeno fin quando non hanno iniziato a scrivere dei testi sempre in napoletano. Non eravano minimamente intenzionati a fare un disco, suonare era un momento per stare insieme in sala prove e per bere qualcosa, poi la cosa è andata oltre. “Senza paura” è il titolo del loro nuovo album.

Band: Thelegati
Componenti: Danilo "cefrone" Di Fiore, Stefano "pelo" Pelosi, Ciro "bionda" D'Ambrosio
Età: 33 
Città: Cercola (Napoli)
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Je so' cchiùpazzo 'e te, Black out,Pietre, Luciano
Album pubblicati: Zitto chi sape 'o juoco; Laceno Lake Session EP, Senza Paura
Periodo di attività: dal 2013
Genere musicale: Rock blues, Deser, Stoner, Punk, Garage
Piattaforme: Spotify, YouTube, Amazon music

Chi sono i Thelegati nella vita di tutti i giorni?

Prima di tutto siamo tre amici, tutti classe ‘89, di un tranquillo paese vesuviano, Cercola. Nella vita come “lavoro vero” siamo un insegnante, un operatore televisivo ed un falegname.

Siete nati nel 2013 con l’obiettivo di potervi esprimere al 100%. Quali sono stati i vostri primi passi nella musica? 

Siamo nati come un quartetto, infatti avevamo un pianista, e suonavamo principalmente il classico blues di Chicago. Questo almeno fin quando non abbiamo iniziato a scrivere dei testi sempre in napoletano. Non eravamo minimamente intenzionati a fare un disco, suonare era un momento per stare insieme in sala prove e per bere qualcosa, poi la cosa ci è sfuggita di mano.

Come nasce il vostro nome d’arte?

Tutti i membri del gruppo avevano avuto delle esperienze adolescenziali con altri progetti, tranne Ciro, il batterista, che ha iniziato a suonare lo strumento poco prima che nascesse il gruppo. Un amico, dopo una delle prime esibizioni, gli disse che stava “TUTTO LEGATO”, date le movenze poco eleganti nel suonare, da lì ci è piaciuto il concetto di essere LEGATI ma anche DELEGATI di un certo genere di musica.

Quali sono le vostre principali influenze musicali e in che modo riuscite a metterle insieme nelle vostre produzioni?

Abbiamo dei riferimenti comuni, dei capisaldi, come i Queens of the stone age, i Verdena, Jack White, ma anche nostri conterranei come i Napoli Centrale. Non ci diamo mai un obiettivo nella produzione e nella stesura di un brano, partiamo da un’idea che viene poi elaborata insieme e magari stravolta, dove ognuno mette i propri riferimenti personali.

Negli ultimi anni la vostra musica si è dirottata verso le sonorità più abrasive, brutali ed immediate del garage/punk-rock più viscerale. Come avete lavorato a questo stile e in che modo l’avete reso vostro?

Quando siamo rimasti in tre dopo il primo album, continuare a suonare il blues classico non aveva senso, inoltre avevamo anche voglia di avvicinarci alla musica che ascoltavamo oltre al blues. Ci siamo concentrati molto sugli ascolti condivisi di nomi già citati ed è venuto fuori quello che siamo adesso. Il sound più crudo ci ha permesso anche di avvicinare la musica alle tematiche dei nostri brani. Nessun messaggio profondo o filosofico, ma racconti dalla vita di 3 ragazzi/adulti che lavoraro, suonano, vengono sfruttati… la vita di tutti i giorni insomma.

“Senza paura” è il titolo del vostro nuovo album, anticipato dai due singoli “Pietro” e “Luciano”. Come nasce?

Dopo “Laceno Lake Session EP”, con il quale volevamo fare capire che direzione stesse prendendo il progetto, abbiamo iniziato a scrivere a fare delle jam e registrare delle idee, ma rispetto a qualche anno fa, avevamo le idee più chiare sul nostro sound. “Senza Paura” è il risultato di questi anni passati in sala prove, a fare spesso anche dei collage tra vecchie idee nate per altri scopi.

Quali tematiche affrontate nei vari brani e qual è il filo conduttore?

Il filo conduttore siamo noi tre. Siamo tre amici che nonostante le differenze, viviamo gli stessi disagi e le stesse gioie. I nostri brani parlano di noi, della provincia, della nostra esigenza di suonare, di raccontare le nostre storie ma senza voler insegnare niente a nessuno 

Il progetto si presenta come una vera e propria apocalisse sonora dove un sound scuro, minaccioso e viscerale accompagna l’ascolto delle 10 tracce. Quali sono state le varie fasi della produzione dell’album?

Non ci siamo di certo seduti a tavolino ad elaborare il tutto. Abbiamo fatto le nostre jam, scritto i nostri brani senza l’idea precisa di che tipo disco sarebbe uscito fuori. Solo in fase di registrazione o poco prima, ci siamo resi conto che i testi erano sicuramente la cosa che più legava ogni brano all’altro, mentre da un punto di vista musicale è come se il disco mostrasse tre (il numero magico) aspetti della nostra musica: uno più desertico, uno più “fresco” ed uno punk.

Quali progetti avete per il futuro?

Speriamo a breve di avere abbastanza soldi per stampare il vinile di “Senza Paura”, far girare un po’ per lo stivale la nostra musica e registrare qualche altro brano.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Se prendete due Tachipirina da 500 è come se ne prendeste una da 1000. No vabbè, seguiteci sui nostri canali (cosa da giovani) e venite ai nostri concerti (cosa da meno giovani).

Thelegati  for Siloud

Instagram@thelegati
Facebook@thelegati
YouTube@TheLegati

Credits foto: Antonio Panariello
Credits: Unomundo Ufficio Stampa

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