Il collettivo Picasso Cervéza è nato nel 2014 e lo si può definire un asse tra Molfetta, Bisceglie e Andria. Sono cinque amici di vecchia data, ognuno con un bagaglio diverso a livello lavorativo e musicale. Tramite la loro musica, amano ripercorrere quelle esperienze alle quali chiunque si può relazionare, solitamente questioni di cuore. “Faccia a Faccia” è il titolo del loro nuovo singolo, una ballad moderna tra pop e soul.
Band: Picasso Cervéza
Componenti: Guido Tattoli, Giorgio Bruno, Nicolò De Candia, Valerio Di Ceglie, Riccardo Fortunato
Età: 27, 27, 26, 26, 28
Città: Molfetta, Molfetta, Molfetta, Bisceglie, Andria
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Paleena, Siamo Liberi, Faccia a Faccia.
Periodo di attività: dal 2014
Genere musicale: Pop, Soul
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music

Chi c’è dietro i Picasso Cervéza?
Siamo amici di vecchia data, ognuno con un bagaglio diverso a livello lavorativo e musicale. Guido lavora come consulente commerciale e sta finendo la magistrale, Giorgio è un ingegnere gestionale in una azienda specializzata in realtà aumentata, Valerio lavora nell’informatica, dà lezioni di basso e anche lui è in magistrale, Nico sta ultimando gli studi in economia e lavora nello studio commerciale di suo padre mentre Riccardo si spacca mezza provincia tutti i giorni in quanto è un turnista, anche lui in dirittura d’arrivo al conservatorio jazz.
Siamo tutti coetanei sempre più vicini agli inesorabili trenta, anno più anno meno, e come avrete intuito non riusciamo a star fermi. Tutti suoniamo da diversi anni anche in progetti paralleli e completamente diversi dai Picasso, ma ci piace miscelare i nostri gusti a farli confluire in studio anche per arrangiamenti di altri progetti locali, per questo più che una band lavoriamo come un collettivo.
Il vostro collettivo è nato nel 2014 e lo si può definire un asse tra Molfetta, Bisceglie e Andria. Cosa vi accomuna dal primo giorno?
Il progetto inizialmente era pensato per accompagnare Guido per i suoi brani da solita. Era il 2014 e da un paio d’anni aveva abbandonato un progetto hard rock di cui faceva parte anche Nico, in cui scriveva e suonava la chitarra. Stava sperimentando sonorità più leggere, dal blues, al funk, fino ad arrivare al jazz. La scelta logica fu chiedere a Nico di farne parte (visti i pregressi) e a Giorgio che all’epoca cercava altri generi da esplorare dopo diversi progetti sperimentali hard rock e crossover. Valerio lo abbiamo conosciuto durante una giornata dell’arte all’ultimo anno di liceo di Guido, gli piaceva la vena blues dei brani di Guido e dopo un paio di jam a tema Stevie Wonder e Pino Daniele è entrato subito nel mood.
Ci è voluto un po’ per trovare una quadra, una direzione coerente per il progetto che gli desse un’identità e in questo ci ha aiutato Ric con la sua sana follia e stravaganza, è l’ultimo arrivato nel progetto nel 2018 e da li ci siam chiusi in studio per maturare noi e la nostra idea di musica.
A cosa si deve il vostro nome d’arte?
Era il nostro promo live in assoluto, un’amica di Giorgio ci combinò un evento per il comune di Molfetta. Un live su un veliero storico, una bella situazione per un esordio. Giorgio chiamò Guido per chiedergli il nome del progetto. Guido stava studiando per la maturità storia dell’arte, Picasso. Il tempo stringeva e Giò chiese “Qual’è la prima cosa che hai difronte? Non pensarci troppo”.
Al nome del pittore un nostro amico aggiunse la parola Cervisia, ovvero “Birra” in latino, la traducemmo in spagnolo perché ci sembrava più orecchiabile e l’accento sulla “e” è pura velleità (ma se ce lo chiedono rispondiamo che i Mötley Crüe hanno aggiunto l’umlaut a caso, perché noi no?).
Quali sono i vostri riferimenti musicali comuni e dove, invece, differiscono?
In quasi dieci anni i nostri gusti si sono evoluti insieme, ai nostri compleanni è raro trovare un regalo diverso da un vinile ed è ancora più raro che al festeggiato non piaccia. Ridurre il tutto ai generi che ci accomunano sarebbe impossibile, piuttosto ci piace la musica suonata, ben prodotta e che abbia un messaggio chiaro e diretto. Qualcosa che a modo suo non sia unico quanto caratteristico, oggigiorno sul mercato si può trovare di tutto però è difficile trovare quell’artista riconoscibile che lasci l’impronta in quello che fa. A noi piace questo.
Per anni vi siete occupati di arrangiamenti, produzione, scrittura e cura artistica di alcuni artisti emergenti. Parlando invece della vostra musica, come collettivo, cosa la caratterizza?
Siamo nostalgici, ci piace ripercorrere quelle esperienze alle quali chiunque si può relazionare, solitamente questioni di cuore. Anche in alcune scelte musicali, suoni, strumenti, siamo molto legati al vecchio provando a giocare con suoni comuni come un mazzo di chiavi che diventa uno snare o un amplificatore giocattolo per chitarra microfonato (si, lo abbiamo fatto). Sicuramente ci affacceremo a nuovi temi ma sempre a noi vicini, cercheremo sempre di raccontare storie del nostro vissuto, non ci piace andare per sentito dire.
“Faccia a Faccia” è il titolo del vostro nuovo singolo, una ballad moderna tra pop e soul. Come nasce e come è stato prodotto?
In copertina c’è una Panda, è stata la nostra prima auto. Nostra perché era spaziosa nonostante le dimensioni compatte e ci ha accompagnato nelle prime serate, ci entravamo a malapena con tutta la strumentazione e per quanto ci piacerebbe dire che non ci ha mai abbandonato non è stato così. Tanti incidenti, tante botte, tante collette per racimolare 5€ di benzina, tanti problemi al radiatore e tante prime volte. Per Guido ancora di più, l’auto era sua e ci ha vissuto avventure ed esperienze al d’infuori dalla sola musica, primi baci, prime esperienze, primi amori.
Abbiamo voluto raccontare quel periodo dell’adolescenza tra liceo e università in cui tutto sembra finire quando invece sta per cominciare, inizialmente era ballad lenta e strappalacrime che però non le rendeva giustizia, abbiamo avuto la fortuna di lavorare con Claudio La Rocca (AKA Sup Nasa) il quale, a seguito di un paio di ascolti, ci ha proposto di lavoraci su, insieme. Abbiamo imparato tanto da lui e lui ha prodotto il pezzo entrando appieno nel “Panda Mood” in quanto spesso capitava di moverai con quel catorcio insieme a lui.
Il brano dà voce alle emozioni delle prime volte: cosa ha ispirato questo testo e cosa avete voluto raccontare ai vostri ascoltatori?
Le piccole cose che fanno la differenza: il nostro primo locale i cui infissi facevano un fracasso tale che i vicini ci urlavano addosso dalla mattina alla sera, l’angoscia di chi a seguito del liceo sarebbe andato a studiare fuori sede, quel brivido nel voler andare via con il terrore di non voler tornare più e la paura di chi restava, di restare soli.
Tutti ci siamo passati e parlarne prendendo come faro una panda ci sembrava il modo più leggero per farlo e allo stesso tempo siamo sempre rimasti vaghi, parliamo di quella macchina e delle volte che ci ha lasciato a piedi nel cuore della notte come si potrebbe parlare delle liti con la propria ragazza, a quelle parole vomitate addosso senza pensarle davvero. M se l’amore è pure, le parole non possono scalfirlo, figuriamoci ammaccare una Panda. La Panda è amore.
Il sound del brano è moderno, giovane, dal sapore dolce amaro. Come avete lavorato a queste sonorità e in che filone musicale avete cercato di inserirlo?
Principalmente abbiamo fatto fede alla vecchia scuola hip hop, beat sulla base di campionamenti di oggetti come un mazzo di chiavi o una batteria mutata tramite un lenzuolo, una tastiera che suonasse come un carillon, il tutto poi trattato acusticamente. Le chitarre hanno preso ispirazione al più classico John Mayer, tra tutti il pezzo che più ne ha segnato i tratti è “Slow dancing in a Burning room”.
Un synth bass era d’obbligo, profondo e mai invasivo, che sostenesse il tutto senza mai muoversi troppo, il movimento è principalmente dato da un vecchio rhoades quasi sfiorato, in ottavi. E’ difficile collocarlo in un filone bene preciso ma sicuramente per amalgamare elementi così distanti tra loro è stato fondamentale “Geography” di Tom Misch e la sua concezione di ecletticità che possa mettere tutti d’accordo (almeno nelle intenzioni)
Quali progetti avete per il futuro?
Suonare. Suonare il più possibile dal vivo, siamo animali da palco che raccontano una storia con la propria musica. A chi ci chiede cosa suoniamo e cosa raccontiamo, consigliamo sempre di venire a sentirci, solo così si può spiegare.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
Piuttosto se c’è qualcosa che i lettori vogliono sapere siamo curiosi di sentirli. Siamo aperti al dialogo, al confronto e alle idee. Le nostre pagine social sapete dove trovarle, noi ci siamo e siamo curiosi di sentirvi. Nel frattempo, ascoltate i nostri pezzi, provate a seguirne le storie, ne arriveranno di nuove. Promesso.
Picasso Cervéza for Siloud
Instagram: @picassocervezaofficial
YouTube: @picassocerveza783
Credits: Astarte Agency