Giovanni Block ha quasi 39 anni e fa il musicista. È cresciuto diviso tra musica e teatro, formandosi anche al conservatorio di Napoli. È un flautista e un compositore, associando agli studi classici una forte passione per la canzone d’autore. “Retrò” è il titolo suo nuovo album, che segue già tre album e numerosi riconoscimenti.
Nome: Giovanni
Cognome: Block
In arte: Giovanni Block
Età: 39
Città: Napoli
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: La neve Che Accadrà, La Moda Del Ritorno, La Mentalità, L’epoca del Presidente, Adda Venì Baffone, Core Mio
Album pubblicati: Un Posto Ideale, S.P.O.T., Le Metamorfosi di Nanni, Il Mio amico Massimo, Retrò
Periodo di attività: dal 2007
Genere musicale: Canzone D’autore
Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, Deezer, Soundcloud, Amazon Music

Chi è Giovanni Block nella vita di tutti i giorni?
Sono Giovanni Block, ho quasi 39 anni e faccio il musicista. Nelle mie mattine sono professore (orgogliosamente precario) di Musica, tranne la domenica che faccio l’amore. Il pomeriggio o preparo l’orchestra giovanile che dirigo per la prossima avventura, o insegno in accademie Teatrali (Sempre Musica) o scrivo musica per film o docu film. La sera vado a suonare ovunque mi chiamino e quando non vado a suonare o sono in studio o faccio l’amore. Insomma, principalmente musica e amore.
Come hai scelto il nome per il tuo progetto artistico?
Mi sono rivolto direttamente all’anagrafe quando sono nato per il mio nome d’arte. Non è stato difficile. Mi è stato suggerito da un signore che era impiegato lì. Ma erano gli anni ‘80, è stato molto tempo fa. Non credo di ricordare il nome. Ne approfitto per ringraziarlo.
Sei cresciuto diviso tra musica e teatro, formandoti anche al conservatorio di Napoli. Quali sono stati i momenti più importanti del tuo percorso nella musica fino ad oggi e, prima ancora, come nasce questa tua passione?
Mia madre è pianista, ho avuto la fortuna di avere sempre la musica a casa. Il conservatorio è stata una conseguenza venuta negli anni, il Teatro è stata una esigenza. Di momenti e di incontri importanti ne ho avuti tanti e diversi, dall’EX direttore del Club Tenco il giornalista Enrico De Angelis (Quello che ha inventato il termine Cantautore per intenderci) che decise di darmi una targa al Tenco sulla fiducia nel 2007 prima ancora che pubblicassi il mio primo album, al mio maestro di Composizione Lucio Maria Logatto (Scomparso questa estate e a cui è dedicato RETRO’) al Politologo Mauro Calise che mi ha avvicinato allo studio intenso della Poesia, a Lello Arena che mi coinvolge sempre artisticamente a progetti di alto profilo artistico. Insomma “Gracias a la vida que me ha dado tanto” e continua a darmi modo di essere artisticamente sempre e comunque e a pagare le bollette e il fitto di casa con la musica. E anche l’assicurazione della macchina.
Quali sono i generi musicali e gli artisti che ascolti solitamente?
Sono cresciuto con Dalla, Gaber, De Andrè e Battiato, ma da un po’ di anni se torno a casa con i piedi e la mente stanchi, apro una bottiglia e metto su album come “Mare Nostrum” di Paolo Fresu o “Beyond the Missouri Sky” Di Path Metheney per citarne solo due…. Ma sono tanti. Ultimamente sono in fissa con Come Sunday di Charlie Haden and the pianist Hank Jones
Sei un flautista e un compositore, associando agli studi classici una forte passione per la canzone d’autore. Come definiresti il tuo stile?
Parlerei di una Canzone d’autore eclettica. Ho sempre curato musica e testo contemporaneamente, curando ogni nota ed essendo da sempre produttore artistico ed arrangiatore di me stesso. Mi piace viaggiare in tutti gli universi sonori che conosco e sempre senza limiti, avendo come unica regola quella di dover fare una “Bella Canzone” o almeno provarci.
Il mio marchio di fabbrica risiede nelle mie intenzioni di compositore su testo. Voglio che il testo sia la sceneggiatura del film e la musica sia la soundtrack perfetta. Faccio un esempio: provate ad ascoltare una mia vecchia canzone che si chiama “La neve che accadrà”, lì si parla di neve che cade e risale, e ho scritto l’orchestrazione degli archi e tutti i loro respiri proprio tentando di riprodurre questo movimento di vento e neve circolare. Invito i lettori ad andare a verificare se sono riuscito nell’intento, fatemi sapere nei commenti. Ci tengo.
“Retrò” è il titolo tuo nuovo album, che segue già tre album e numerosi riconoscimenti. Come nasce il progetto?
Partiamo dal principio. Il principio è la canzone d’autore nella sua forma originaria, ovvero la fusione di poesia e musica (senza che l’una prevalga sull’altra). Mi rendo conto di quanto un incipit del genere, oggi, possa risultare anacronistico… Beh, in effetti lo è. Ma forse, proprio perché anacronistico, è un incipit coraggioso, e in quanto coraggioso possiede la caratteristica della creazione artistica, o presunta tale.
Arriva sempre il momento in cui si ha la necessità di ascoltare i propri demoni, senza disconoscerli, anche se questi portano lontano da quella che è la corrente attuale. Ho ascoltato e scelto di seguire i miei demoni nel mondo in cui lavoro, ovvero il mondo delle canzoni. Mi chiedo se le mie canzoni, quelle che porto alla luce, possano essere apprezzate, comprese, realmente ascoltate nonostante la velocità che caratterizza quest’epoca e alla quale non ho voluto adeguarmi. Sono un po’ all’antica.
La mia anima in questo momento ha bisogno di speranza, quindi mi dico che, sì, le mie canzoni possono trovare accoglienza, calore, possono essere amate. Posso correre il rischio di metterle alla luce e farle andare in giro in questo mondo. Questa è, dunque, l’idea da cui parte il mio viaggio per Retrò… vale la pena fare un disco di canzoni ispirate a un mondo che non c’è più? Forse sì. Forse qualcuno può aver bisogno di queste canzoni strane, in cui, però, la poesia è parte fondamentale della musicalità. “Retrò, chiamalo così questo disco…” mi ha suggerito il mio caro amico Mauro. E io gli ho dato atto dell’efficacia di questa semplice parola.
Sono dieci (più la ghost track) le tracce che compongono questo progetto, tutte caratterizzate da uno stile pop con richiami alla tradizione dei cantautori degli anni ’80. Come hai lavorato alla produzione delle varie tracce e quali sonorità hai voluto ricalcare?
È un disco prevalentemente acustico. Ad ottobre ho lavorato intensamente con Carlo Gentiletti in studio, davvero un grande sound engineer, dopo una lunga fase estiva di PreProduzione. Abbiamo dunque deciso di dare molto spazio alle “Corde”. Dal Chitarrista Roberto Trenca (Che trovi nell’ultimo disco di Guccini), al chitarrista dei NUGENEA Marcello Giannini, a Luigi Scialdone (Chitarrista dei Kings of Convenience e dei Foja), e partendo da loro e dalle atmosfere che spaziano dal Primo De Gregori all’ultimo Carella, abbiamo costruito dei brani che si muovono con disinvoltura in lungo e in largo trea sonorità 60′ fino a quelle degli anni 80′, per tentare di portare la mente dell’ascotlatore con citazioni più o meno esplicite e sovrapposte a una sensazione di familiarità con il brano già dal primo ascolto. Non Mancano Spunti e colori di acidi ed elettronici, ma davvero sono delle piccole pennellate su una tela che si muove su tutt’altri orizzonti e colori.
Nei vari brani di “Retrò” rivendichi il tuo diritto di slegarti dalle mode. Quali sono le tematiche che affronti e qual è il filo conduttore?
Diciamo che il grande filoconduttore è la “Disillusione” dei nati negli anni ‘80. Siamo eterni giovani per i nostri genitori e dei Boomer per i ventenni. Siamo scomparsi dai Radar. Non abbiamo avuto esempio e non riusciamo a darlo. Credo che sia giusto rivendicare una identità in un momento storico che ce la nega sotto ogni fronte. Però Nonostante tutto siamo qui e diciamo la nostra senza per forza dover compiacere i tempi che corrono con selfie in cui fingiamo di essere felici. Speriamo sia ascoltata.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Io vorrei dormire. Però ho dei concerti da fare, una colonna sonora che mi è stata da poco commissionata da scrivere ed incidere, uno spettacolo musicale da organizzare e orchestrare con 50 giovani artisti a Piazza del Plebiscito a Napoli entro la fine di luglio con l’accademia del Centro Interdisciplinare Opportunità Espressive (Dir. Artistico Lello Arena), ovviamente promuovere ancora e tanto “Retrò”, scrivere un nuovo album perché vorrei averlo pronto per l’anno prossimo, e come sempre fare l’amore.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Ragazzi siate felici e, se siete arrivati fino a qui con la lettura, grazie di cuore. Vi voglio bene.
Giovanni Block for Siloud
Instagram: @giovanni_block
Facebook: @giovanniblockofficial
YouTube: @GiovanniBlockOfficialChannel
Credits: Big Time