InTheMusic: Monna Lisa Blackout, interview

I Monna Lisa Blackout sono quattro ragazzi di Lucca, di nascita o di adozione, classe ’95. La loro musica unisce sonorità rock e stoner con un cantato di chiara influenza rap/hip hop. “Instabile” è il titolo del loro primo singolo, il loro manifesto musicale: una base ritmata con cantato di influenza rap nelle strofe, che si trasforma in un ritornello rock melodico.

Band: Monna Lisa Blackout
Componenti: Leonardo Batini, Matteo Bianchini, Michele Martinelli, Luca Scungio
Età: 27, 27, 27, 27
Città: Lucca
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Instabile
Periodo di attività: dal 2023
Genere musicale: Rock, Crossover
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi c’è dietro i Monna Lisa Blackout?

Siamo quattro ragazzi di Lucca, di nascita o di adozione, classe ’95, e viviamo nella zona. Lavoriamo tutti in settori diversi e riversiamo nella musica tutto il tempo e l’energia e le ore di sonno perse che riusciamo.

Il vostro è un progetto fatto da quattro teste: cosa vi ha spinto ad unirvi in una band e quale obiettivo avete fin dall’inizio?

Questa è una storia molto lunga che comincia dieci anni fa in una quarta del Liceo Scientifico A. Vallisneri a Lucca: tre compagni di classe e un amico di lunga data, accomunati da una forte passione per la musica.

Abbiamo cominciato a suonare, senza davvero saperlo fare, improvvisando cover tra il rock e il blues. Poi, tra concerti rock nei club e i festival dei grandi nomi, siamo cresciuti sognando quei palchi e abbiamo scritto i nostri primi brani. L’incontro con il produttore Kikko De Luca tre anni fa è stato fondamentale, ci ha dato un nuovo modo di fare musica. Insieme a lui ci siamo costruiti quella che adesso sentiamo come una nuova pelle. Per noi è una figura importantissima, ci ha accompagnato dai primi momenti della scrittura di questi brani fino alla registrazione.

A cosa si deve il vostro nome d’arte?

“Monna Lisa” viene da un romanzo di William Gibson, “Monna Lisa Cyberpunk”. L’atmosfera scura, il rapporto tra le persone e il progresso, risuonano coi temi e coi suoni dei nostri pezzi, e ci piaceva l’idea di un richiamo diretto all’Italia.

“Blackout” viene da un vero blackout: stavamo registrando il nostro primo EP, e decidendo come avremmo chiamato questo progetto, quando la peggiore tempesta dell’anno ci ha tolto l’elettricità e l’acqua corrente per più di un giorno. I giorni di registrazione erano contati e noi eravamo bloccati senza poter fare niente. Abbiamo deciso di prenderlo come un segno, e abbiamo incorporato il blackout nel nostro nome per trasformare un problema in una fonte di ispirazione.

Ora che ci chiamiamo così, troviamo sempre nuovi motivi per chiamarci così, che prendono vita mentre andiamo avanti.

Il vostro genere di riferimento è il rock-crossover. Quali sono gli artisti a cui vi ispirate?

Sicuramente i Rage Against the Machine e i Queens of the Stone Age sono le due maggiori ispirazioni sul piano internazionale, e Caparezza e Salmo sul fronte italiano. Per inserirli tutti non basterebbero dieci pagine.

La vostra musica unisce sonorità rock e stoner con un cantato di chiara influenza rap/hip hop. Come avete lavorato, nel tempo, ad uno stile che vi rispecchiasse al meglio?

È stato un percorso lungo, pieno di vicoli ciechi. I primi due pezzi che abbiamo scritto non hanno mai visto la luce, nonostante il tempo e il lavoro che gli abbiamo dedicato. Solo con “Panico” abbiamo sentito che avevamo trovato una buona pasta tra gli strumenti e la voce. Questo tipo di cantato offre tanto spazio per trasmettere dei concetti. Molti pezzi trattano il disagio, l’ansia, la ricerca di senso in un mondo sempre più scuro che non offre spiegazioni. I titoli, “Panico” e “Instabile”, parlano da soli. Sono testi per gente inquieta, piena di domande.

Nel modo in cui i nostri pezzi parlano del mondo c’è un certo pessimismo di fondo, che è anche una chiamata alle armi: le cose non vanno bene per niente e dobbiamo pensarci noi, tu e io, perché altrimenti non ci penserà nessun’altro.

“Instabile” è il titolo del vostro primo singolo, dal sound rock e deciso. Come nasce e come è stato prodotto?

“Instabile”, come quasi tutti i nostri pezzi, nasce da un’improvvisazione in sala prove. Ci abbiamo lavorato perché il primo riff, quello con cui si apre il pezzo, ci convinceva fin dal primo momento. È anche la canzone che è stata rielaborata più volte, come musica e come voce.

Dei nostri pezzi è quello con l’attacco più cattivo, un singolo colpo di rullante e un sedicesimo dopo esplode tutto. Lo usiamo spesso come apertura dei concerti, ed era naturale usarlo come presentazione, come inizio.

Il brano nasce da un’esperienza personale vissuta da uno di voi con una ragazza. Perché avete scelto di raccontare questa storia?

[Leo] “Instabile” è stata scritta al centro di un momento difficile e doloroso, scriverla è stato un modo per provare a dargli un senso. Le emozioni di quel passaggio mi hanno portato a delle riflessioni sulla natura dei cambiamenti, sulle difficoltà di affrontarli e su quanto sono necessari. Fare un passo indietro da una situazione come quella serve a te per elaborarla, e agli altri, speriamo, per sentirsi meno soli quando le affrontano.

In che modo “Instabile” apre la strada ai vostri prossimi brani e cosa potete anticiparci?

“Instabile” è il nostro manifesto musicale: una base ritmata con cantato di influenza rap nelle strofe, che si trasforma in un ritornello rock melodico. Questo è ciò che collega tutti i brani che saranno nell’EP in uscita il 14 aprile. I temi trattati sono vari, ma al termine dell’ascolto rimane comunque una sorta di incomprensione con il mondo che ci circonda che accomuna tutte le tracce.

Quali progetti avete per il futuro?

Suonare, suonare, suonare. A parte gli scherzi, la dimensione live è quella che ci è più vicina, quella a cui teniamo di più. Da ottobre saremo in giro per l’Italia per presentare questi brani, anche se qualche data la faremo anche prima. Per il futuro abbiamo in progetto un secondo EP che sta prendendo già forma in sala prove.

C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?

Se c’è una singola cosa che vorremmo far passare dalla nostra musica è questa: continua a combattere. Tieni duro. C’è tanta merda, ma non vuol dire che bisogna lasciarla vincere per abbandono. Se non ci pensiamo noi non ci penserà nessuno, ma noi possiamo farcela. Il rock è questo, fin dalle sue radici, fin dal blues: la musica di quelli che non si sono ancora arresi.

Monna Lisa Blackout for Siloud

Instagram: @monnalisablackout
Facebook: @MonnaLisaBlackout
YouTube: Monna Lisa Blackout

Credits foto: Emiliano Giannelli
Credits: Conza Press

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