Veronica Sbergia è una cantante, suonatrice di ukulele e washboard, uno strumento percussivo che viene dal sud degli Stati Uniti e che deriva dal recupero delle vecchie assi per lavare i panni. “Bawdy Black Pearls” è il titolo del suo nuovo album e il tema di fondo delle dodici canzoni che compongono il progetto è la libertà di essere sé stessi.
Nome: Veronica
Cognome: Sbergia
In arte: Veronica Sbergia
Età: 45
Città: Milano
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: The Mexican Dress, Cryin’ Time, Old Time Blues, The Jar
Album pubblicati: Ain’t nothin’ in ramblin’, Veronica & The Red Wine Serenaders, D.O.C., Old Stories for Modern Times, Live al Duse, The Mexican Dress, Backyard Favourites, Don’t Knock, Bawdy Black Pearls
Periodo di attività: dal 2007
Genere musicale: Blues, Jazz, Ragtime, Old Time Music
Piattaforme: YouTube, Spotify, Apple Music, Amazon Music, Soundreef

Chi è Veronica Sbergia nella vita di tutti i giorni?
Sono una cantante, suonatrice di ukulele e washboard, uno strumento percussivo che viene dal sud degli Stati Uniti e che deriva dal recupero delle vecchie assi per lavare i panni, in origine suonato con dei ditali da cucito ma io lo suono con delle spazzole per capelli. Ho 45 anni, sono originaria di Bergamo ma vivo da molti anni a Milano. Nella vita faccio la musicista e l’insegnante di canto.
Perché hai deciso di utilizzare il tuo vero nome anche per il tuo progetto artistico?
Forse per un eccesso di onestà. Non mi sento a mio agio ad un usare un nome che non sia il mio. Nonostante la difficoltà a pronunciare il mio cognome, sia in Italia che all’estero, non ho mai rinunciato a farmi chiamare per esteso, anche a mio discapito: non vi sto ad elencare quante volte hanno trascritto il mio cognome nei modi più fantasiosi… ho decine di locandine che possono testimoniarlo!
Sei un’artista di successo e molto rispettata nel panorama blues e jazz italiano ed internazionale. Facendo un passo indietro, come nasce la tua passione per la musica e quali sono stati i momenti più importanti del tuo percorso fino ad oggi?
La mia passione per la musica nasce dall’infanzia, sin da piccolissima avevo la fissa di ascoltare i vecchi 45 giri con un mangiadischi portatile e delle cuffie gigantesche in testa (ho una testimonianza fotografica a riguardo). Il merito va alla mia famiglia, ad un padre appassionato di jazz e di musica afroamericana in genere e ad una madre amante dei cantautori e del rock italiano e britannico degli anni ‘70. Ho iniziato a prendere lezioni di musica e canto all’età di 9 anni e non mi sono mai più fermata.
Quali sono le tue maggiori influenze?
La mia ispirazione principale oggigiorno è la musica gospel e il blues tradizionale ma ascolto moltissimi generi differenti e considero questa cosa una pratica essenziale per arricchire il proprio vocabolario musicale. Nel canto le mie voci ‘ispiratrici’ sono quelle di Sister Rosetta Tharpe, Mavis Staple Bessie Smith, Memphis Minnie, per citarne solo alcune. Come donne di spettacolo ammiro le artiste che si accompagnano e che non devono necessariamente dipendere da un musicista di appoggio. Mi ispirano a migliorarmi e ad essere indipendente.
Sei una cantante, ukulelista e suonatrice di washboard. Come definiresti il tuo modo di fare musica e in cosa sei riuscita a trovare la tua unicità?
Ho un approccio molto istintivo e naturale e non amo fare le cose troppo complicate. Questo non vuol dire che non seguo una preparazione o che lascio tutto al caso, ma lo studio, sia lato musicale che lato performance deve lasciare una grande libertà di espressione alla sottoscritta e ai miei musicisti. Non so se sia la mia unicità ma molto spesso mi viene riconosciuta una spontaneità che considero un grande pregio nel nostro mondo spesso artefatto.
“Bawdy Black Pearls” è il titolo del tuo nuovo album. Come nasce?
L’idea di questo album nasce tanti anni fa, da quando ho iniziato ad appassionarmi alle grandi voci del blues classico degli anni ‘20. Il mio sogno era poter dare il mio personale contributo per far conoscere il più possibile la bellezza e la modernità delle artiste che hanno praticamente fatto nascere l’industria discografica americana. Un paio di anni fa, grazie a Lino Muoio, un caro amico musicista che collaborava già con l’etichetta Bloos Records, abbiamo iniziato a concretizzare il sogno e ad incidere i primi brani.
Il tema di fondo delle dodici canzoni che compongono il progetto è la libertà di essere sé stessi. In che modo affronti queste tematiche e, soprattutto, da cosa sono ispirate?
Il tema di fondo è in realtà più complesso della semplice libertà di essere se stessi. Parliamo in primis di donne afroamericane appartenenti alla classe lavoratrice nei primi anni del secolo scorso, e quindi post schiavismo. La narrazione libera e spregiudicata dei testi cantati dalla blueswoman ha indiscutibilmente contribuito a creare una coscienza femminista e consapevolezza di genere. Queste donne hanno spianato la strada perla lotta per i diritti per cui ancora oggi ci troviamo a combattere: la parità di genere, il patriarcato, la libertà sessuale e di autodeterminazione.
Quale sound caratterizza l’intera produzione e, più in generale, qual è il legame tra le varie tracce?
Per mantenere il più̀ possibile uno stile filologicamente coerente con l’epoca, sono stati utilizzati pochi strumenti acustici ad accompagnare la mia voce: il pianoforte è lo strumento che lega tutta la produzione al quale si aggiungono qua e la contrabbasso, washboard, chitarra, mandolino, cornetta e clarinetto. I musicisti che hanno preso parte a questo progetto sono veterani della scena musicale nazionale: Simone Scifoni, Lino Muoio, Max De Bernardi, Dario Polerani, Lucio Villani, Mauro Porro e Giusi Pesenti. Gli arrangiamenti sono volutamente aderenti alle versioni originali risultando tuttavia freschi e attuali e il disco suona deliziosamente contemporaneo.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Un tour europeo che mi porterà in Germania, Repubblica Ceca e Regno Unito fino al mese di agosto, poi tanti concerti in Italia e ovviamente la promozione dell’album.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Supportate la musica artigianale, fatta con passione e dedizione. Supportate i musicisti e diffondete la musica che amate, anche se poco conosciuta, diffondete arte, diffondete cultura. Farete felici molte persone e vi sentirete dei super eroi!
Veronica Sbergia for Siloud
Instagram: @veronica_sbergia
Facebook: @veronica.sbergia
YouTube: @MaxVeronicamusic
Credits foto: Danilo Sbergia
Credits: Conza Press