Dietro ULULA & LaForesta ci sono 6 ragazzi che si sono incontrati a Milano, tutti per studiare musica. Hanno tutti gusti differenti: ULULA è appassionato di colori, di luoghi molto lontani e i momenti in cui si rischia tanto; LaForesta sono un insieme di persone bellissime e sono tutti ragazzi che hanno approfondito la musica in modo viscerale. Il titolo del loro album è “Poveri Noi”.
Band: ULULA & LaForesta Componenti: Lorenzo Garofalo, Andrea Mandelli, Maximilian Agostini, Simone Carradori, Filippo Chiarini, Alessio Profeti Età: 25-30 Città: Milano Nazionalità: Italiana Brani pubblicati: Poveri noi, Moderno opera prima, Sulle spalle dei giganti Album pubblicati: ULULA & LaForesta, Poveri noi Periodo di attività: dal 2015 Genere musicale: Rock, alternativo, cantaurorato Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, Soundcloud, Deezer, Amazon Music, Tidal

Chi c’è dietro Ulula&LaForesta?
Dietro ULULA & LaForesta, ci sono 6 ragazzi che si sono incontrati a Milano, tutti per studiare musica. Io Lorenzo(ulula) come tutta LaForesta ci siamo incontrarti al CPM music institute. Tra una lezione e l’altra è nato il nostro progetto, che unisce il cantautore ad una band.
Parlateci del vostro nome d’arte. Come nasce e cosa rappresenta?
Ulula nasce dal mio tentativo, da ragazzino, di emulare le grandi voci del rock. Il risultato di arrivare a quelle ottave molto alte era un ululato. LaForesta di conseguenza, direi proprio per una questione di coerenza simbolica.
Il vostro progetto nasce a Milano nel 2016. Cosa vi ha spinto ad unirvi artisticamente e quale obiettivo vi siete proposti di raggiungere insieme?
Io scrivevo da qualche anno, anche se nasco come chitarrista, e proprio per quello mi sono trasferito a Milano: per studiare chitarra. Proprio cominciando un percorso specifico sullo strumento ho capito che non era quella la strada giusta. Ho chiamato i ragazzi con cui c’era alla base l’inizio di una grande amicizia, oltre che una stima professionale, e abbiamo cominciato divertendoci tantissimo ad arrangiare i miei pezzi che sono diventati di tutti. ULF.
Cantautorato, pop, rock e folk sono i generi musicali che più vi influenzano, ma la vostra musica si spinge molto oltre. Quali sono i vostri riferimenti principali?
Abbiamo tutti gusti molto differenti. Io non so come scrivo che chi mi influenza, direi piuttosto: cosa mi influenza. Mi influenzano le persone molto diverse da me, mi attraggono, mi incuriosiscono. Mi influenzano i colori, sono “cromopatico”, “colorpatico”, patisco tantissimo colori e odori. I luoghi molto lontani e i momenti in cui si rischia tanto, tutto. LaForesta sono un insieme di persone bellissime e sono tutti ragazzi che hanno approfondito la musica in modo viscerale, hanno investito molto in questo sotto tanti molti punti di vista, e credo che in qualche modo ci sia e ci sarà un grande raccolto, dopo tutta questa semina intendo. Detto ciò, quando lavoriamo assieme, non abbiamo generi guida, anzi ci piace appunto l’offroad.
Come avete lavorato al sound che oggi vi caratterizza e come descrivereste il vostro stile?
Ci abbiamo lavorato con l’immaginazione, e con l’immedesimazione. E’ stato un lavoro astratto e spirituale prima e poi tecnico e pratico. Ci sono state lunghe riflessioni, tanti bei discorsi, passeggiate e giri in bicicletta. Poi abbiamo fatto “rec” è tutto scorreva fluido dai pensieri alle mani.
“Poveri noi” è il titolo del vostro ultimo album. Come nasce?
Nasce come tutti i dischi, credo. Un ammasso di canzoni si raggruppano per diventare un concetto più esteso. “Poveri noi” è stato un disco cercato e allo stesso tempo no. E questo, forse, lascia passare tra una canzone e l’altra un senso di leggerezza anche negli scorci più duri, negli angoli più bui. Oltre alla leggerezza, si propaga ovunque un tono esotico che tanto abbiamo cercato e che amiamo profondamente.
Come avete lavorato alla produzione di questo progetto e quale tipologia di sonorità avete voluto ricercare?
Andrea Mandelli, Maximilian Agostini e Giacomo Mandelli, hanno trasformato la mansarda dei Mandelli, il primo luogo dove costruivamo le prime produzioni, in un bellissimo studio a Concorezzo. Abbiamo fatto tutto “in casa” con tutto il necessario ma in modo semplice ed essenziale. Anche questo contribuisce a dare vita a quella leggerezza perpetua.
Qual è il filo conduttore tra le varie tracce e quali tematiche, in generale, avete trattato?
Il filo conduttore è un’ironica critica alla nostra condizione di povera ricchezza, di modernità, di presunzione; oltre alle melodie preponderanti che arrivano dall’est Europa piuttosto che dall’oriente.
Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Ora speriamo di poter suonare live questo disco, che tra tutto è la cosa che ci riesce meglio. Ci sono un po’ di date in arrivo e siamo molto felici di questo, ma ne vorremo ovviamente di più. Stiamo già mettendo mani e testa in cose nuove.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
State bene.
Ulula&LaForesta for Siloud
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