InTheMusic: Nostromo, interview

Nostromo nella vita di tutti i giorni è un fuorisede di ventisette anni trapiantato nella colorata Bologna. La scrittura resta il suo unico modo per essere il lato migliore di sé stesso. È, banalmente, un sincero momento di autoanalisi. “Canzoni per gusto, canzoni per fame” è il titolo del suo ultimo EP, in cui porta gli ascoltatori in un viaggio fatto di sonorità retrò.

Nome: Nicolò
Cognome: Santarelli
In arte: Nostromo
Età: 27
Città: Bologna
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Giradischi, Le canzoni di mia madre, Aprile, Ho scritto
Album pubblicati: Minuetto, Canzoni per gusto, canzoni per fame (EP)
Periodo di attività: dal 2019
Genere musicale: Indie, Retro-pop
Piattaforme: You tube, Spotify, Tidal, Apple music, Amazon music, Soundcloud

Chi è Nostromo nella vita di tutti i giorni?

Nostromo nella vita di tutti i giorni è un fuorisede di ventisette anni trapiantato nella colorata Bologna. Lavora come educatore scolastico alla scuola primaria e studia alla magistrale di Pedagogia per uscire dal triste mondo della precarietà (in realtà sa benissimo che troverà precarietà ovunque).   

Come Nicolò è diventato Nostromo?

Nicolò diventa Nostromo per caso, il progetto prendeva sempre più respiro e la necessità di trovare un nome si faceva sentire. Quel pomeriggio stavo leggendo il vocabolario del mare, un libriccino davvero affascinante, quando mi imbatto in questo buffo nome con tante o. Nostromo, il nostro uomo, mi sono detto “ma di chi?” e l’ho scelto con la promessa di essere il lato migliore di me. Ed effettivamente Nostromo è così, attraverso le canzoni riesco ad esprimere pensieri e sentimenti che di norma faccio fatica a leggere.

Quando hai scoperto la musica e quando, invece, hai deciso di farla diventare la tua strada?

L’approccio con la musica è stato davvero precoce, certe cose non te le spieghi. Sentivo la necessità di suonare la chitarra, nonostante la cerchia di compagni fosse avulsa dal mondo musicale.  Ho sempre suonato per gusto, forse anche per definire chi fossi. Alla fine del liceo si è concretizzata la possibilità di calpestare questa strada, con un gruppo fantastico, La stanza di vetro, e da lì è stato sempre tutto più facile.

Mi sentivo un figo pazzesco, cantavo canzoni scritte da Enrico, Riccardo e Francesco e si respirava un’aria fantastica. Il mio trasferimento a Bologna però ha troncato il tutto e dopo due anni di silenzio ho iniziato, inaspettatamente, a scrivere. Sentirsi incapaci di fare e rendersi conto di poterlo fare è una sensazione unica. Ancora oggi infatti, dopo aver scritto un brano, mi chiedo come sia stato possibile e mi do una bella pacca sulla spalla.  

Quali sono i generi e gli artisti che ispirano le tue produzioni?

Il cantautorato italiano tutto, sono più fan dei testi che delle musiche. Motivo per cui faccio molta fatica ad ascoltare pezzi internazionali. 

Nelle tue canzoni racconti, vivi e respiri il cambiamento nel tempo. Cosa cerchi di comunicare a chi ti ascolta?

Onestamente non mi preoccupo di cosa sto comunicando. La scrittura resta il mio unico modo per essere il lato migliore di me. È, banalmente, un sincero momento di autoanalisi. Mi piace pensare che le canzoni siano soggettivamente interpretabili e mi sta bene così, io ti dico una cosa, poi sta a te viaggiarci sopra. 

“Canzoni per gusto, canzoni per fame” è il titolo del tuo ultimo EP. Come nasce?

L’idea di partenza naturalmente non era quella di pubblicare un EP. C’è un progetto più articolato che prenderà vita dopo l’estate e lì sarà più semplice spiegare il tutto. La scelta di divere il disco in pre e post estate è becero marketing, spalmare la promozione per restare un pochino più sul pezzo. Quando mi hanno comunicato la decisione (che per ovvie ragioni ho accettato) ho iniziato a riflettere sulle tracce da inserire e sul nome. Ho pensato all’incoerenza dei brani, chiaramente segnati dal tempo e dai vari stop di cui non stiamo a parlare.

“Canzoni per gusto, canzoni per fame” sta proprio a dire che le cose si fanno per svariati motivi, che le cose si fanno per necessità ma che le necessità possono essere diverse, più o meno “nobili”. All’inizio del percorso ho scritto pensando a cosa potesse piacere, forse perché ossessionato e spaventato dall’idea di scomparire. Dopo due brani e una pandemia curativa ho capito tutto, mi sono dedicato al mio star bene e la mia musica ha iniziato ad avere un suono diverso. Ho iniziato a vedere davvero me nei brani, sincero e appassionato. 

Attraverso le sei tracce del progetto porti gli ascoltatori in un viaggio fatto di sonorità retrò. Come hai lavorato al sound di questo progetto e, più in generale, qual è lo stile del progetto Nostromo?

Buona parte dei brani sono stati scritti in cameretta e lavorati con i miei tonni del cuore Francesco Caggiula, Eliano Ficca e Riccardo Belleggia. La produzione, e in alcuni casi anche l’arrangiamento, sono stati curati da Giordano Colombo, che è stato fantasticamente empatico. Siamo riusciti a connetterci e a trovare insieme una quadra. Adoro le chitarre arpeggiate, i mellotron, gli shaker e gli archi. Giordano ha saputo sposare questi dettagli con classe.  

Cosa hai voluto raccontare in questo tuo nuovo EP?

Ho raccontato che ci sono tanti momenti nella vita in cui ci si fanno domande e che queste non sempre trovano risposta. A volte, invece, siamo attraversati da un bagliore e tutto ci sembra più chiaro, più semplice, ma basta un acquazzone per mandare tutto al diavolo. Ho raccontato che siamo fatti male, troppo male per vivere in equilibrio.

Ho raccontato che nel dubbio basta una persona vicina per farci vedere bene le cose e che forse è proprio nelle persone che dobbiamo riporre le giuste attenzioni, affinché si possa costruire un futuro piacevole, non più nella solitudine. Di base però ho raccontato un sacco di cose inutili.  

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

Fare un terzo disco, non mi frega della fama. L’unica cosa in cui spero è che qualcuno bussi alla mia porta e mi dia la possibilità di registrare un terzo disco. 

C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?

Avete in mente la poesia “Gabbiani” di Cardarelli? Questa lettura è stata particolarmente ispiratoria. Ci sono cose che ti capitano sotto gli occhi al momento giusto, mentre ti fai certe domande. Beh, attraverso le mie canzoni cerco solamente di non sfiorare la vita, come i gabbiani il pelo dell’acqua per nutrirsi. Voglio starci dentro e sviscerare ogni questione, voglio volermi bene. 

Nostromo for Siloud

Instagram: @nostromocomeiltonno
Facebook: @nostromocomeiltonno

Credits: Astarte Agency

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