Dietro il progetto Frejico c’è Tommaso Selmi, un ragazzo di Livorno di vent’anni che studia scienze della comunicazione e che scrive musica dalla quarta liceo. “Frejico” è un soprannome che gli venne dato durante una vacanza dai suoi migliori amici e che poi ha deciso di mantenere per il suo percorso artistico.
“Placebo”, il suo primo EP ufficiale, nasce dalla voglia di raccontare un anno difficile.
Nome: Tommaso
Cognome: Selmi
In arte: Frejico
Età: 20
Città: Livorno
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Momenti, Perdersi, Ancora una volta, Tempo, XI agosto, Il mondo da qui
Album pubblicati: Placebo
Periodo di attività: dal 2020
Genere musicale: Indie-pop
Piattaforme: Spotify, Deezer, Amazon Music, Apple Music, ecc.

Chi c’è dietro il progetto Frejico?
Dietro il progetto Frejico c’è Tommaso Selmi, un ragazzo di Livorno di vent’anni che studia scienze della comunicazione e che scrive musica dalla quarta liceo.
Cosa significa questo tuo nome d’arte?
Frejico è un soprannome che mi venne dato durante una vacanza dai miei migliori amici. Iniziai ad essere chiamato Fred, come un personaggio di leone cane fifone. Col tempo è diventato Freji e poi Frejico. Era come un secondo nome, mi sembrava interessante e giusto per me e così eccomi qui.
Ti sei approcciato alla scrittura negli ultimi anni di liceo, però immaginiamo che la passione per la musica abbia radici ancora prima. Qual è il tuo primo ricordo legato alla musica?
Esattamente. Ho iniziato a suonare la chitarra a sei anni circa, dopo tante lotte contro la passione del calcio la musica ha vinto. Adoro la musica, sono cresciuto con la musica, passando da molti stili generi ed artisti diversi anche in base ai gusti musicali dei miei parenti e genitori. Dai Dire Straits a Battiato. Non potrei vivere senza.
Quali sono i generi musicali che più ascolti?
Dopo esser passato per il rock inglese e il più recente indie rock degli Artick monkeys ad esempio, mi sono direzionato sul cantautorato italiano dal quale poi non mi sono più staccato. Partendo dalle vecchie leve (De Gregori, Guccini Venditti, ecc.) fino ai più recenti della scena cantautorale italiana.
“Placebo” è il tuo primo EP ufficiale. Come nasce?
Placebo nasce dalla voglia di raccontare un anno difficile, un anno che ha presentato vari ostacoli, che sono stati superati anche grazie alla stesura di quest’ultimo. Placebo è paure, insicurezze, ma anche voglia di ripartire.
Qual è il filo conduttore che lega le varie tracce, sia a livello tematico che di sonorità utilizzate?
Tutte le tracce dell’EP raccontano una storia vera, un qualcosa che mi è successo o che ho pensato durante questo anno. Credo che ogni canzone sia legata all’altra da un velo di ‘malinconia’ tutte, tranne XI agosto, raccontano qualcosa che è stato per me difficile, qualcosa per la quale valesse la pena scrivere una canzone. Sono tutte legate da un fattore temporale, ogni cosa è successa nello stesso anno. XI agosto è l’ultima traccia, appositamente perché è il pezzo che mi ha fatto dire: “adesso basta, si riparte”.
Facciamo ora un passio indietro. Placebo è un progetto ampio, che parla della musica come una cura: perché hai deciso di avviare un tuo percorso artistico e con quale obiettivo?
È successo tutto in maniera abbastanza casuale. Un giorno in quarta liceo, ho preso in mano la chitarra e mi è venuto quasi naturale, ho preso un foglio ed ho scritto. È stata una cosa che mi ha fatto sentire bene, e riascoltando il primo pezzo che avevo scritto (nonostante fosse veramente pessimo) mi sono sentito felice. Piano piano tutto questo mi è sembrato sempre più naturale, era diventato uno sfogo, un modo per prendere consapevolezza delle cose, per metabolizzarle, per andare avanti. Da li non ho più smesso. È una cosa che mi serve e se un domani dovessi smettere di pubblicare probabilmente non smetterei di scrivere.
Abbiamo già parlato di riferimenti musicali, ma non abbiamo visto come questi si uniscono e influenzano ciò che fai. Quale pensi sia il genere che ti si addica di più e quali pensi siano le caratteristiche principali della tua musica?
Credo sia difficile identificarsi in un genere vero e proprio, penso che se in futuro io volessi fare altro, non vorrei essere identificato solo all’interno di un genere. Magari un domani mi sveglio e voglio fare lirica, le cose cambiano, non sono sicuro di voler essere riconosciuto in un solo genere musicale, ma questi sono solo alcuni dei pensieri che mi accarezzano la testa di tanto in tanto. Faccio musica per come mi viene di farla. Al momento credo di poter essere riconosciuto all’interno di una cerchia vicina ‘’all’indie pop’’ ma ciò potrebbe anche cambiare. Chissà…
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Al momento uno dei pochi pensieri che mi gira in testa è quello di voler suonare in giro, in più posti possibili, cantare insieme a tante persone, conoscere tante persone e portare la mia musica in giro.
C’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori?
Ciao a tutti, spero che la mia musica possa fare bene a voi quanto ne ha fatto a me! Ascoltate Placebo, ovunque, e condividetelo con chi volete voi. Grazie mille a Siloud e un bacio a tutti.
Frejico for Siloud
Instagram: @frejico
Facebook: @frejico
Credits: Giulia Perna