Il progetto Rosso Marte è il frutto di Claudio e Luca, entrambi romani. Con la loro musica cercano di comunicare il loro mondo interiore, le loro paure, speranze, ma anche la loro etica e visione della vita, della morte e dell’amore. “Godi e persevera” è il loro singolo di debutto.
Band: Rosso Marte
Componenti: Claudio Marte, Luca Stoppino
Età: 43, 29
Città: Roma
Nazionalità: Italiana
Brani pubblicati: Godi e Persevera
Periodo di attività: dal 2019
Genere musicale: Rock, Folk, Stoner
Piattaforme: Spotify, YouTube, Apple Music, Deezer, Amazon Music, ecc.

Chi sono i Rosso Marte?
Siamo due persone che suonano da molto tempo nelle formazioni più disparate per poi incontrarci e dedicarci principalmente a questo progetto. Claudio 43 anni e Luca 29, romani, conosciuti in un luogo di lavoro, abbiamo subito legato grazie alla passione in comune per il rock. Oltre a un lavoro “normale” e suonare, Claudio insegna chitarra, Luca batteria. In passato, entrambi abbiamo anche coltivato la passione per il teatro, magari ne gioveranno le nostre performances.
Il progetto nasce nel 2019: cosa vi accomuna dal primo giorno?
Un incontro fortuito e una maglietta di Jimi Hendrix che indossava Luca, Claudio gli fa: “Aho, ce l’ho pure io quella maglietta” e da lì in poi chiacchiere sulla musica, sulla voglia di creare una band. Poi Hendrix è sempre tornato, in un locale dove decidemmo il nostro futuro come Rosso Marte, quella sera, in quel momento, passavano Hendrix.
Nello studio dove abbiamo fatto il primo missaggio, c’era un quadro sul muro sopra il monitor che raffigurava proprio Jimi. Sono sicuramente tutte coincidenze insensata ma ci piace pensare che la nostra unione sia legata in qualche modo a Jimi Hendrix. Nella nostra musica in effetti, cerchiamo quel minimalismo, quel modo diretto e focoso di esprimersi che si avverte nei dischi del sommo.
A cosa è legato il vostro nome d’arte?
È stato un travaglio. Non ci veniva in mente nulla e avevamo il primo concerto da lì a poco, per cui abbiamo messo insieme tutte le idee possibili. Luca è appassionato di astronomia, propose qualcosa legato a Marte che è il pianeta per eccellenza legato all’arte e visto da sempre come una nostra seconda casa in un ipotetico futuro dove la terra non sarà più abitabile. Il fatto che il pianeta sia rosso si riferisce invece alla passione di Claudio per la storia, gli antichi vedevano il suo colore come presagio di guerra, scompiglio e passione nell’umanità. Ci è piaciuto come suona Rosso Marte, sembra anche un tributo ai power duo con un colore nel nome, come White Stripes o Black Keys.
Cosa volete comunicare con i vostri brani e in cosa credete di essere unici?
Speriamo che la nostra unicità sia nella diversità di ogni pezzo, certo hanno tutti una radice molto rock, ma troverete raramente due canzoni con la stessa ritmica o la stessa intensità. Abbiamo molte influenze e cerchiamo di farci ispirare sempre da tutto, per cui già pensiamo a nuove sonorità da sperimentare nei prossimi lavori. Cerchiamo di comunicare il nostro mondo interiore, le nostre paure, speranze, ma anche la nostra etica e la nostra visione della vita, della morte e dell’amore.
Quello a cui auspichiamo è di trovare un pubblico che si riconosce nella nostra musica e vuole condividerlo con noi. Vorremmo che le nostre canzoni lasciassero questi messaggi come un pugno allo stomaco, ma anche come una piuma delicata che accarezza il viso, oppure un abbraccio sentito che fa crollare in lacrime, che sia un conforto ma anche una doccia fredda, per suscitare pensieri di rinascita, che bisogna alzarsi dal divano e spegnere la tv, abbandonare la propria zona di comfort e lottare per ottenere quello che si vuole.
Siete da sempre innamorati di un sound minimale, diretto e travolgente, che lascia il segno. Come definireste ciò che fate?
Quando Claudio propose a Luca di andare in sala prove ad arrangiare dei brani che stava scrivendo, l’intenzione era di cercare un bassista e magari altri elementi. Mentre suonavamo però capivamo che in quel minimalismo poteva risiedere la chiave del nostro timbro sonoro e comunicativo. Da una parte è stata anche una sfida, la scelta degli strumenti, degli effetti, crediamo sia parte fondamentale per creare un proprio sound e in questo caso, togliere è stato indubbiamente aggiungere. Arriva tutto in maniera più mirata, non ci si perde nei dettagli sonori di cui le produzioni moderne ne sono sature, ciò non toglie che in futuro potremmo abbracciare l’idea di allargare la formazione e cambiare rotta.
“Godi e persevera” è il vostro singolo di debutto. Come nasce?
Poco prima del covid uscivo da una lunga storia d’amore, tornare a vivere da solo è stata dura, a fare i conti con sé stessi e con le scelte che fai. Era quella la felicità? Si deve cercare necessariamente la felicità? Cosa cerco? Tra le tante canzoni d’amore, in una notte come tante, volevo sprigionare dal petto questo grido di sana disperazione, ero al concerto di Anna Calvi che amo molto ma in testa quella sera avevo un altro stato d’animo, già canticchiavo la frase di apertura del brano, sono tornato a casa e l’ho salvata su carta.
Come avete lavorato a questo brano, in termini di sound e testo?
L’ho scritta in romanesco perché esprime la genuinità di questi pensieri, penso che il mio dialetto sia estremamente adatto al Blues, al Rock e trovo strano che nessuno ci abbia mai pensato, se leggi i sonetti di Belli o Trilussa sono decisamente Blues, si parla di amore, morte e disuguaglianza sociale. La successione di accordi che avevo trovato era molto folk e melodica, una ritmica a mo’ di cavalcata donava un umore molto spa-ghetti western ma più arrabbiato, poi per fortuna ho incontrato Luca che, come un forsennato, ha portato questa canzone ad un livello ritmico serratissimo e tutto ciò è diventato molto rock. Da lì in poi ci siamo guadagnati l’appellativo di “strano incrocio tra Gabriella Ferri e Iron Maiden”. È stato uno dei primi brani suonati insieme e quasi volevamo scartarlo ma dal vivo piace molto e abbiamo cambiato idea anche noi, tanto da consacrarlo a debutto ufficiale.
“Godi e persevera” parla di rinascita, fame e voglia di riscatto. In realtà, anticipa il vostro primo EP. In che modo rimanda alle vostre uscite future?
Sono cinque storie piuttosto diverse tra loro. Come dicevamo, ci piace spaziare e non dare un’impronta troppo simile, brano dopo brano. Sono canzoni che portano in mondi diversi del proprio inconscio, per questo il titolo è “Ciao Freud”. È come un viaggio attraverso la psicanalisi, la risposta finale al dilemma: “Siamo riusciti a risolvere i nostri demoni interiori?”. Spetta solo a chi ascolta e ne trarrà le proprie conclusioni, noi ironicamente e ambiguamente lasciamo il saluto a Freud lì, sarà un benvenuto o un addio? Fatecelo sapere dopo l’ascolto.
Quali progetti avete per il futuro?
Suonare tantissimo dal vivo. È la parte più bella per un musicista, è anche il modo migliore per avere riscontro del proprio lavoro, il rituale del concerto mette a nudo artista e pubblico, speriamo di portare la nostra musica in più posti possibili e di uscirne arricchiti. Stiamo già pensando a come registrare il prossimo lavoro, oltre i brani di “Ciao Freud” nel nostro live ci sono già diversi pezzi nuovi, con cui stiamo cercando di progredire in un sound diverso dal lavoro in uscita. In futuro vorremmo usare sintetizzatori e collaborare con altri musicisti, abbiamo già sperimentato il violino e ci è piaciuto molto ma è ancora tutto nel calderone.
C’è qualcosa che vorreste dire ai nostri lettori?
Vi ringraziamo di cuore per aver letto la nostra intervista ed aver curiosità per le nuove proposte. È bello sapere che ci siano persone sempre affamate di nuova musica, curiose di leggere di musica e di chi la fa. Sarebbe fantastico, infatti, qualora avessimo suscitato la vostra curiosità, che ci seguiste sui social per non perdere aggiornamenti e magari incontrarci dal vivo quando verremo a suonare nella vostra città. Ringraziamo anche la redazione di Siloud, un abbraccio!
Rosso Marte for Siloud
Instagram: @rosso_marte
Facebook: @noisiamorossomarte
YouTube: Rosso Marte Band
Credits foto: Andrea Izzi
Credits: Conza Press